Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

DROGA: LA LEGGE E LA VITA li). Questo richiede l'apertura di Servizi pubblici per le tossicodipendenze all'interno delle carceri, al fine di garantire una assidua opera di informazione e consulenza; i Servizi cureranno la distribuzione di preservativi e garantiranno la somministrazione di metadone ai detenuti che ne avranno necessità. È urgente assicurare adeguate condizioni igienico-sanitarie ai sieropositivi e introdurre misure di legge che impongano la scarcerazionedi quanti tra loro si trovino in grave stato di salute o nelle fasi più acute della malattia. 7) È necessario ridefinire le attuali sanzioni amministrative e penali previste dalla legge 162/90, sulla base dell'esperienza del primo anno di applicazione. È inaccettabile che, pur all'interno di una strategia proibizionista, non si distingua in modo netto tra sostanze totalmente diverse sia sotto il profilo della pericolosità fisica e sociale sia sotto quello della capacità di provocare assuefazione. Per i consumatori di cannabis, ivi compresi i coltivatori di piccole quantità non a scopo di lucro, deve escludersi in ogni caso il passaggio dalla sanzione amministrativa a quella penale. 8) È necessario abolire la disposizione relativa alla dose media giornaliera (dmg). Pur all'interno di una normativa quale quella prevista dalla legge 162/90, è inaccettabile che i consumatori di cannabis corrano oggi i maggiori rischi di incriminazione; e che la distinzione nel trattamento sanzionatorio fra consumatore e spacciatore sia affidata ad un criterio meramente quantitativo. La difficoltà di provare il reato di spaccio non giustifica la violazione di principi fondamentali del diritto e l'abolizione dell'onere della prova per la pubblica accusa. 9) È necessario riorganizzare i Servizi pubblici per le tossicodipendenze sulla base di alcuni indirizzi: a) assumere personale sufficiente a garantire l'apertura per l'intera giornata, finesettimana compresi; b) ridurre i compiti dei servizi alla realizzazione degli obiettivi propri dell'assistenza ai tossicodipendenti, assegnando ad altre strutture (centri per l'età evolutiva, scuola, università) i compiti di prevenzione primaria; c) distribuire fondi, personale e incentivi, già previsti dai contratti in vigore in base a parametri quali il numero di pazienti in carico, il numero di nuovi utenti, il numero di ore di apertura al pubblico, la disponibilità dei vari tipi di prestazioni di cui è dimostrata l'utilità; d) selezionare gli operatori sulla base di criteri strettamente collegati alla specificità della disciplina e al lavoro clinico nei servizi; e) esonerare i servizi con competenze cliniche da qualsiasi genere di rapporto con la magistratura, che non sia il rilascio di certificati attestanti lo stato di tossicodipendenza e il tipo di programma in corso; f) abolire qualsiasi normativa nazionale e regionale che si sostituisca al medico nello stabilire indicazioni, dosaggi, durata, modalità delle terapie farmacologiche e di qualunque altro trattamento. 10) È necessario che il Parlamento e gli enti locali conducano una serie di ricerche sulle conseguenze pratiche della penalizzazione del commercio e del consumo delle droghe illecite; e procedano alla valutazione dell'impatto sociale del sistema proibizionista sulla base di una pluralità di indicatori (condizioni di vita dei consumatori di droghe illecite; diffusione dell'infezione da Hiv e dei rischi di overdose fa i tossicodipendenti; numero e tipologia dei reati violenti nelle città; percentuale dei procedimenti per delitti legati alle droghe sull'intera attività di amministraLA TERRA zio ne della giustizia; ruolo dell'economia del la droga nelle zone meno sviluppate; influenza del narcotraffico e penetrazione della criminalità all'interno del sistema politico e della pubblica amministrazione). Ciò al fine di promuovere una discussione aperta - senza pregiudizi e veti ideologici-sulle alternative pratiche al proibizionismo. Legalizzare la droga Un'opinione Filippo Gentiloni Può essere utile un'occhiata ai termini chiave della proposta, soprattutto se li confrontiamo con i termini che normalmente vengono loro contrapposti. "Ridurre", prima di tutto, un termine significativamente modesto, molto più del pretenzioso "eliminare". Si vedano, come esempio, le quattro "riduzioni" che Manconi spera di ottenere: la condivisione delle siringhe e quindi la diffusione dell' Aids, la gravità delle cattive condizioni igieniche, la distanza nel rapporto fra consumatore e operatore sanitario, l'allarme sociale. "Sperimentare": altro termine-chiave; indicazione, insieme, di speranza e di modestia nei confronti del pretenzioso "risolvere". Sperimentare, cioè cercare di migliorare, in maniera provvisoria e sempre correggi bi le. In maniera, potremmo dire "laica": questo termine, infatti, può considerarsi la principale chiave di lettura di un volume impegnato, dalla prima pagina all'ultima, contro le soluzioni ideologiche, drastiche, manichee, radicali, ma insieme attraversato, dalla prima pagina all'ultima, da una spinta etica fortissima. Una prova ulteriore del fatto, troppe volte a torto negato, che laicità ed etica sono termini tutt'altro che contraddittori. Il nodo del discorso etico presentato dagli autori è il famoso "male minore": la loro proposta sulla questione della droga non viene presentata come "ottimale", neppure come "buona". Viene presentata come un male, ma un male decisamente minore di quell'enorme male attuale, sancito e legalizzato dalla famosa e contestata legge 162 / 90. Il volume dimostra come il "male minore" non sia una novità etica, neppure nell'etica cattolica, neppure in campi minati come quello dell'aborto e dell'etica sessuale. D'altronde "è questa l'unica possibilità di tutelare valori diversi e tra loro non componibili: ciascuno di essi resta intatto (non manipolabile e non mediabile) nell'ambito della coscienza individuale e delle sensibilità collettive; mentre, nell'ambito delle istituzioni e delle politiche sociali, si rinuncia all'affermazione per via normativa delle opzioni etiche e si adottano strategie di tipo utilitaristico-strumentale interamente concentrate su 11' obiettivo di contenere e "regolarizzare" - sottrarre alla clandestinità e a esiti illegali - le contraddizioni sociali e i loro effetti di sofferenza". Il saggio di Ferrajoli insiste opportunamente sul "fondamento utilitaristico del diritto penale, sul quale riposano tutte le garanzie penali e processuali" e che la recente legge sulla droga travolge. La legge, dello stato, dunque, non intende approvare né condannare eticamente. Ha scopi più immediati e modesti, ma essenziali al bene comune: vuole limitare i danni sociali di certi comportamenti. "La legge non deve farsi veicolo di ideologie o di morali e non deve avere (e non può avere) funzioni etiche né provvidenziali". Via libera, dunque, al male minore. Via libera anche ad altre tesi che attraversano il libro e che varrebbe la pena di approfondire. Il rifiuto delle soluzioni carcerarie, ad esempio: analisi e statistiche confermano che il carcere aggrava e non risolve il problema della droga, né per chi sta dentro né per chi sta fuori e tanto meno per lo spaccio. Molto interessante anche il discorso sull'immaginario collettivo. Non serve a niente quella drammatizzazione e radicalizzazione a cui ci stanno abituando i mass media, forse con l'inconscio desiderio di scaricarsi così la coscienza. Se del drogato facciamo una specie di dannato o di emarginato o di reietto o semplicemente di cittadino di serie Be C, non aiutiamo né lui né gli altri. Né è utile far coincidere, come spesso avviene, l'area della tossicodipendenza con l'area molto più larga del consumo (senza, poi, distinguere le droghe leggere da quelli pesanti). Un approccio veramente "laico", dunque, nel senso migliore del termine. Il suo contrario non è soltanto il religioso, ma anche il dogmatico, l'assoluto, l'ideologico, il teorico, il radicale, il manicheo, il pretenzioso, il definitivo. La gravità del problema esige, al contrario, ricerca, sperimentazione, ragionevolezza, criticità. Cioè laicità. Non le crociate ma la pazienza: anche quella necessaria a rimettersi sempre in discussione. (da "Il manifesto" del 16-l l-1991 ).

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