8 VISTA DALLA LUNA <l'. IX IX "1-l E- <l'. ...l Maria Grazia Fasoli Maria Grazia Fasoli (Brescia 1952) è medico responsabile del servizio per le tossicodipendenze della Ussl 44 di Montichiari (Brescia). Tra clienti e pazienti Ci sono sempre state persone, oggi chiamate tossicodipendenti, che dopo aver assunto per un certo periodo determinate sostanze, oggi chiamate droghe, riescono difficilmente a farne a meno, anche dopo averlo fermamente deciso. Fare il necessario per aumentare le loro probabilità di mettere in atto la propria decisione è un lavoro utile, richiesto e interessante sia dal punto di vista umano che dal punto di vista scientifico. Noi del settore lo stiamo facendo con grande entusiasmo, abbiamo già ottenuto alcuni risultati incoraggianti e ci aspettiamo notevoli progressi entro i prossimi 20 anni. Mi piacerebbe molto che questo "diario di lavoro" potesse finire qui, ma sfortunatamente così non è. Per smettere o per continuare ad assumere la loro droga, infatti, i cosiddetti tossicodipendenti (alcolisti e tabagisti compresi) sono disposti quasi a tutto: a spendere i propri soldi, a rinunciare a rapporti familiari e affettivi, a lasciare il lavoro, a vivere per anni in collegi per adulti (detti comunità) o in carcere, ad attuare comportamenti contrari alle proprie convinzioni, a morire prematuramente e, persino, a chiedere l'intervento di un servizio pubblico. Tutto ciò, come si dice, "fa parte del quadro clinico" ed è giustamente oggetto di molte ricerche, ai confini della neurobiologia, cioè della scienza ma anche della filosofia. Ma, curiosamente, per impedire il consumo di certe droghe e incoraggiare l'utilizzo di altre, anche molti non tossicodipendenti sembrano disposti quasi a tutto: a spendere una quantità incredibile di denaro pubblico, a subire livelli inauditi di microcriminalità, a lasciar diffondere gravi malattie infettive, a tollerare la pubblicizzazione, la sovvenzione e la promozione da parte dello stato di prodotti, come gli alcolici, responsabili di decine di migliaia di decessi ali' anno, a ignorare altre migliaia di decessi dovuti al tabacco, ad accettare leggi che sovvertono principi logici e giuridici mai violati nemmeno nei codici fascisti e, infine, a negare l'evidenza della quasi totale inefficacia di tutto ciò a raggiungere gli obbiettivi voluti. Costoro non vengono molto studiati, ma forse varrebbe la pena di farlo. Quelli del primo gruppo sono i nostri pazienti: conoscono i propri problemi, ci chiedono qualche soluzione, non fanno domande stupide, ci valutano dai risultati (cioè dal miglioramento delle proprie condizioni), se non facciamo al caso loro tentano (legge, burocrazia e tipo di operatore permettendo) di rivolgersi altrove. Quelli del secondo gruppo sono i nostri "clienti", coloro che, attraverso lo stato, ci hanno ingaggiato e sono la fonte indiretta dei nostri stipendi: chi da destra e chi da sinistra, hanno generalmente definito sia "il" problema che "la" soluzione, da noi si aspettano che utilizziamo il potenziale d'attrazione della medicina per "catturare" i tossicodipendenti da sottoporre al "trattamento" da loro stabilito e, in genere, ritengono che solo la nostra insipienza o congenita malvagità impediscano i1successo dell'operazione. Lavorare in un Servizio per le tossicodipendenze (SERT) significa prima di tutto dover prendere atto che il "cliente" (cioè la parte in un dato momento dominante dell'opinione pubblica, della classe politica, della società) pretende sistematicamente di contare più del paziente e anzi ritiene, in assoluta buona fede, che noi siamo nient'altro che un suo strumento per indurre quest'ultimo ad adottare comportamenti socialmente approvati. Dato che, di solito, il "cliente" è scarsino nel campo del diritto, e soprattutto, a differenza di quanto avviene in altri campi della medicina, non si identifica nemmeno lontanamente con i nostri pazienti, il suo pur benevolo interesse per noi, generalmente, si risolve in primo luogo in una serie di attentati ai più elementari e apparentemente indiscutibili principi di deontologia professionale. Ciò significa che diritti acquisiti da qualche millennio dal resto della classe medica a tutela di qualsiasi paziente (assassini e prigionieri di guerra compresi) devono, nel nostro settore, essere continuamente 'riconquistati o, alla peggio, ricontrattati con i più vari centri di potere: dal segreto professionale al diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura, dalla.legittimazione dell'atto medico esclusivamente attraverso il consenso dell'interessato al diritto di accedere alla propria cartella clinica e di non essere "schedato" in altro tipo di documenti, dal diritto di rifiutare una certa terapia senza essere espulso dal servizio al diritto di usufruire della miglior terapia disponibile in base ai dati scientifici, su ognuna di queste questioni prima
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