4 VISTA DALLA LUNA <( o::: o::: ~ <( ....l Stefano Pensotti (Casargo, Como 1959) fotografa prevalentemente in bianco e nero, prediligendo reportage su "soggetto umano". Le foto che presentiamo fanno parte della serie Un piede nell'Eden, che nasce dalla lettura delle favole celtiche e delle poesie di Edwin Muir. Non si propone come un reportage sulla Scozia e gli scozzesi di oggi, ma come "costruzione di connessioni fra il miraggio e la realtà, tra trance e veglia", nel rispetto della tradizione mitologica e magica delle Highlands. Alcuni anni fa un clamoroso fatto di cronaca produsse uno choc nell'opinione pubblica locale. Un gruppo di ragazzini del più degradato quartiere popolare provocò la morte di un anziano nel corso di un banale battibecco. Ciò che più colpì, al di là del tragico epilogo, furono le storie dei ragazzini coinvolti, tutti minorenni e tutti da lunghissimo tempo "segnalati" per vicende familiari di abbandono o devianza. Cose notissime, che non avevano tuttavia prodotto nessun intervento efficace. E quei ragazzini, sbalzati a una ulteriore notorietà, non erano che le avanguardie di un più vasto fronte che si era andato formando in anni di crisi, inefficienza, demotivazione, carenza di risorse e strumenti, dei servizi sociali preposti. Nacque da quell'episodio e dalla discussione aspra ma feconda che provocò il progetto di intervenire "sulla strada", laddove cioè i servizi tradizionali non arrivavano. Si era cominciato a farlo altrove, e anche qui, per iniziativa di gruppi di base. Ora l'ente locale accettava di misurarsi con questa realtà. Si sperimentarono diverse forme, prima di giungere all'attuale, che dunque è frutto di alcuni anni di tentativi e aggiustamenti, di riflessioni. I tre casi citati all'inizio sono stati affrontati dalla "Equipe territoriale di aggregazione minorile" (ETAM) attivata a Marghera, il quartiere più "a rischio" del Comune dall'assessorato alla sicurezza sociale. Gli operatori hanno cercato il dialogo e poi un rapporto continuativo con i ragazzi, innanzitutto, e poi tra questi e gli adulti. Nel primo casoi timori dei ragazzi per il rischio di Aids - raccontano gli operatori in un documento firmato da Claudia Arnosti e Renata Senigaglia, assistenti sociali, da Meme Pandin, educatore, e da Fabio Milani, animatore, "i ragazzi si dimostrarono interessati quando fu proposto loro di realizzare, nel modo più informale possibile, un incontro con un DROGA: LA LEGGE E LA VITA medico del Gruppo C dell'Ussl 36 (il servizio di prevenzione Aids). Il medico, informato sulle caratteristiche di questi ragazzi, sulle loro capacità di elaborazione e sul livello culturale, aderì alla proposta e l'incontro venne realizzato utilizzando uno spazio non istituzionale. In tale occasione i ragazzi espressero con tranquillità le loro perplessità e fantasie legate soprattutto al comportamento sessuale. L'approccio col medico fu soddisfacente e consentì ai ragazzi non solo di recepire le informazioni relative alla malattia e alla prevenzione, ma cogliere anche l'utilità della funzione del Servizio che il medico rappresentava e il carattere di riservatezza che lo stesso garantiva ai suoi utenti. In seguito i ragazzi, oltre a sottoporsi spontaneamente a personali accertamenti sanitari (instaurando così rapporti col Servizio) si fecero portavoce presso i loro amici tossicodipendenti, favorendone l' accesso a detto servizio sulla base delle garanzie e della fiducia che loro stessi ne avevano tratto". Quest'ultimo aspetto - il "passaparola" - rappresenta forse la maggiore potenzialità e il maggiore contributo che il lavoro di strada offre alla prevenzione e al recupero delle situazioni a rischio. È noto infatti che l'enorme maggioranza delle persone "a rischio" non ha rapporti con i servizi, per diffidenza, per ignoranza, per incapacità dei servizi stessi spesso. L'opportunità che il lavoro di strada offre è quella di spingere la frontiera delle risorse umane e istituzionali verso la frontiera reale del disagio e del rischio. Naturalmente si corre il pericolo di "colonizzare" arbitrariamente un ambiente che resta comunque uno spazio libero, oltre le asperità e gli inganni che presenta a chi lo frequenta. Inutile qui ricordare come "la strada", e cioè tutto quello che non è casa, controllo dei genitori, scuola e lavoro, o altro ambiente sotto sguardi adulti, sia da sempre vissuto da moltissimi ragazzi e giovani come spazio di
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