Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

INCONTRI/HUELLE Sessanta alla Polonia degli a.nniOttanta: in questo tragitto storico noi polacchi abbiamo perso le illusioni. Weiser è un bambino di origine ebrea e nel libro lei mostra alcuni aspetti dell'antisemitismo polacco. Le sembra unfenomeno oggi rilevante? · Evidentemente per me l'antisemitismo è qualcosa di orribile, sono contro. qualsiasi forma di razzismo e di manipolazione politica del problema razziale. Non penso però che sia un problema reale per la Polonia, tendenze antisemitiche sono presenti in molti paesi, in Francia, in Germania. In realtà, il mio problema era di caratterizzare questo personaggio bizzarro attraverso una qualche diversità: avrei potuto scegliere un piccolo zigano o un tedesco. Personalmente mi sembra che l'espressione più universale della diversità sia quella degli ebrei, è per questo che Weiser è ebreo. Nella storia della Polonia la nozione della diversità deg)j ebrei è profondamente radicata: i re hanno concesso loro privilegi come in nessun altro paese europeo; poi però purtroppo hanno · conosciuto l'olocausto e la loro cultura è stata materialmente distrutta dai nazisti,, anche se per fortuna continua ad esistere. Insomma, il mio personaggio è ebreo per sottolineare ancora di più la sua differenza dagli altri. Ma la differenza in sé non dovrebbe essere percepita negativamente: una persona è diversa da un'altra, è un fatto naturale, punto e basta. Credo che Danzica abbia per lei un valore tutto particolare ... Ho passato la mia vita in questa città, che per me è diventata un'ossessione e un tema letterario. Danzica è una città molto affascinante perché è una specie di palinsesto: è come un foglio su cui siano stati stesi più testi uno sopra l'altro, scritti in lingue diverse e con diversi alfabeti. Questi testi naturalmente interagiscono, <SGi 0nfondono, si mù;chiano. Lo stesso accade a Danzica Pubblicità per Walesa !Fata Attal/RER/Cantrasta) lii 58 in cui si sono sovrapposti diversi contesti culturali e diverse lingue. Ciò evidentemente è anche stato all'origine di numerosi problemi, soprattutto all'epoca della seconda guerra mondiale e negli anni successivi. Una tale situazione è però certamente interessante e fonte di ispirazione letteraria: personalmente~ sono molto sensibile a questo genius loci, che nei miei libri t~nto in continuazione di ricreare. Come vive la recente riunificazione della Germania? Che coia prova davanti a un tale avvenimento? Non è un problema, ma potrebbe diventarlo. Se però un giorno diventasse veramente un problema per me e per la Polonia, vorrà dire che ·sarà diventato un problema per tutta l'Europa. Come le sembra oggi la situazione culturale polacca? Ci sono dei mutamenti in corso? Non voglio lamentarmi, ma la situazione purtroppo è molto difficile. Il vecchio sistema è scomparso mentre quello nuovo non è stato ancora creato. Lo stato è senza soldi, le sue case editrici sono in difficoltà, è così che sono nate diverse piccole case editrici che stanno cercando di conquistarsi uno spazio nel nuovo panorama culturale. Non mi sembra però che al contempo sia in corso una radicale trasformazione culturale: le idee non si cambiano facilmente, né tanto meno le mentalità. In questa prospettiva c'è però qualcosa che mi disturba molto: sono le affermazioni di quanti sostengono che la Polonja dovrebbe ritornare verso l'Europa. Personalmente credo che la Polonia sia sempre rimasta in Europa. Caso mai, se volessi essere cattivo, · dovrei dire che è l'Europa che ci ha abbandonati: prima nel '39, quando i francesi non hanno voluto morire per Danzica, poi a Yalta dove siamo diventati un paese occupato, come se avessimo perduto la guerra. È stato un tradimento veramente deplorevole. Molti scrittori dell'Est della vecchia generazione appaiono un poco disorientati dai cambiamenti in corso; non sanno più come collocarsi. Lei è giovane, non è stato uno scrittore della dissidenza, come vive questa situazione? Oggi si torna alla normalità e io ·cerco di vivere questo processo nella maniera più normale possibile. È giusto che gli scrittori non svolgano più un ruolo politico, dato che oggi ci sono i partiti. Capisco però il loro smarrimento, specie per i più anziani: effettivamente in passato avevano un ruolo assai gratificante, mentre oggi sono costretti a tornare alla realtà, scrivendo dei libri. Ma a parte tutto ciò, penso che uno · scrittore debba essere sempre all' opposizione, abbiamo tutti bisogno di un po' di rivolta, dobbiamo essere critici e soprattutto ironici.

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