l'ambiente scolastico e l'immagine dell'infanzia, come pure la topografia della città, lo spazio urbano, le trasformazionj delfo spazio vitale ... queste sono le componenti autobiografiche del libro. Tutto il resto è finzione. Ma personalmente mi sento vicino a Goethe quando dice che nella letteratura sono necessarie sia la verità che l'invenzione. Nella scrittura dunque la memoria e l'esperienza convivono con la finzione e la menzogna: i miei testi così nascono sempre dalla tensione esistente tra esperienza personale e finzione. Cognome e nome Weiser Dawidek può essere letto come una sorta di autoanalisi alla ricerca del passato ... Sì è vero, il romanzo può essere letto in questo modo. Al contempo però è anche una ricerca di verità storica, è il tentativo di dare una spiegazione al reale ... Bisogna tornare al problema della memoria. Quando ripen-" siamo a persone conosciute dieci o vent'anni prima, non ci troviamo più di fronte alle stesse persone di un tempo, ma solo a ciò che noi ricordiamo di loro. Secondo Kant il tempo e lo spazio sono delle forme interiori, siamo nÒiche diamo statuto al nostro tempo e al nostro spazio. Di conseguenza, quando cerchiamo una verità storica, di fatto nel passato cerchiamo anche una verità interiore e soggettiva. Ecco perché nel romanzo coesistono questi due aspetti. Nel libro però la realtà esteriore si 111.anifestaquàsi esclusivamente in termini oppressivi ... No, non sono d'accordo. Da un punto di vista filosofico, nel romanzo c'è una totale accettazione della realtà e dell'esistenza. Purtroppo non ci è riuscito di accettare solo una parte della realtà, o la si accetta tutta o la si nega, tertium non datur. Non sono un nichilista o un filosofo della disperazione, ma il fatto che ci siano dei dati negativi all'interno della realtà fa parte delìa sua complessità. Allò stesso modo anche gli aspetti politici, economici e sociali appartengono alla realtà. Accettare l'esistenza della realtà nella sua totalità non significa però approvare e giustificare tutto ciò che accade ... ciò deve essere ben chiaro. La ricerca di verità, sul piano storico come su quello personale, risulta alla fine frustrata. Nel finale del libro un mistero prende il posto di un altro mistero. Come mai? La realtà ingloba anche il segreto, il non detto. Dunque il mio è un romanzo che parla di un segreto, e non solo quello di Dawidek ma quello più generale che agisce nella nostra esistenza. Nella vita c'è sempre qualcosa che sfugge alla ragione, qualcosa che si cela dietro la realtà, ed io come scrittore, ma anche come essere umano, cerco di far luce su questo qualcosa, anche se in fondo so che si tratta di un compito irrealizzabile. Il fatto è che siamo condannati a tentare, fa parte della nostra condizione di uomini. -Così dunque si spiega lapresenza del magico e delfantastico nel libro? Il magico rappresenta l'attimo in cui nella nostra-vita si manifesta l'imprevedibile, il miracolo che interviene nella storia INCONTRI/HUELLE collettiva come nella singola esistenza. Si tratta di epifanie momentanee, come delle illuminazioni improvvise di luoghi tenebrosi. Tra realtà e magia si creano dei rappo~ti che a volte sono di conflittualità e a volte di complementarità, per cui nel reale si costituiscono particolari relazioni tra le cose di cui noi perc.epiamo solo l'aspetto fisico, mentre ci sfugge ciò che si cela dietro le apparenze materiali. Sulla natura di questa realtà nascosta e irraggiungibile gli uomini si pongono domande da · sempre, anzi alcuni pensano addirittura che tutta la storia del pensiero umano nort sia altro che una sequenza di glosse e note ai testi di Platone, che per primo ha additato questi problemi agli uomini. Personalmente, sono condannato a vagare in questa ricerca, come sono costretti a fare anche molti altri scrittori. Se fossi un cristiano ortodosso potrei forse dare una risposta reÌigiosa, ma purtroppo il mio cristianesimo è una somma di dubbi, e dico cristianesimo perché, seppure educato in un clima cattolico, non credo alle distinzioni confessionali. Dietro il libro dunque ci sono una serie di riflessioni filosofiche?· Naturalmente, ma in maniera implicita perché altrimenti il libro diventerebbe insopportabile per il lettore. Dietro ogni propòsizione letteraria, in modo cosciente o no, c'è sempre una precisa percezione della realtà e dei suoi problemi. Se la letteratura ne fosse privata cesserebbe di essere un'arte. Esiste una finalità della letteratura? Eliot ha scritto non so più dove che la letteratura è un · tentativo di conversazione con un altro essere umano attraverso un testo letterario. Mi sembra giusto. Personalmente infatti scrivo per condividere con gli altri quello che sento. Ma questa probabilmente è una cattiva risposta. In ogni caso, ciò che scrivo non ha evidentemente una funzione didattica, né aspira a cambiare il mondo come sperava Majakovskij. All'origine di ogni creazione c'è qualcosa di inspiegabile. Ad esempio, non posso dire che mi muovo nel mondo alla ricerca di un tema, sono piuttosto i temi che vengono a cercarmi, diventando un'ossessione, sotto la cui pressione sento allora il bisogno di comunicare. Il resto è tutta tecnica. Il suo romanza può <!ssereletto anche come una storia di iniziazione alla vita adulta ... Sì, in fondo è un bildungsroman, una forma vecchia come il mondo. Weiser Dawidek allora cosa rappresenta? È il simbolo di un'innocenza perduta? È difficile dirlo, io ho solo qualche intuizione. Forse è una sorta di personificazione del genius loci di Danzica, forse è effettivamente un simbolo dell'infanzia, ma è anche un simbolo dell'epoca in cui si svolgono i fatti. Non voglio però limitarmi ad una sola interpretazione, il mio scopo di scrittore è quello di creare forme che non siano univocamente interpretabili. Comunque, in ogni processo di iniziazione c'è qualcosa che va perso, un prezzo che si paga nel rito di passaggio. Nel libro è , evocato il passaggio dalla Polonia degli anni Cinquanta e 57
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