MEMORIA E SEGRETI, DA DANZICA Incontro con Pawel Huelle a cura di Fabio Gambaro Una delle voci più interessanti dello giovane le'tteraturo polacca è senz'altro quella di Pawel Huelle, il cui primo romanza Cognome e nome WeiserDawidek ( trad. di V. Verdiani, Feltrinelli, 1990, pp. 202. L. 27.0QO)ha riscosso un notevole successo sia inpatria che all'estero. Huelle ha 33 anni, tutti passati a Danzica, dove oggi insegna storia della filosofia all'Accademia di medicina. Proprio sullo sfondo della città affacciata sul mar Baltico, egli ha Pawel Huelle (archivia Feltrinelli) ambientato il suo primo romanza, il quale narra della misteriosa scomparsa di uno strano ragazzino ebreo, i cui comportamenti eccezionali e . stravaganti affascinano e impauriscono i suoi coetanei. La ricostruzione della vicenda è fatta retrospettivamente a molti anni di distanza proprio da uno di loro: l'indagine però finisce per intrecciarsi con il ricordo dell'inchiesta fatta ·a suo tempo dalle autorità scolastiche e di polizia. Inutile dire che il romanzo assume un carattere labirintico e magico, in cui tempi e spazi si confondono, e dove i personaggi - sempre suggestivi e affascinanti - si muovono alla ricerca di qualcosa che forse è imprendibile e irraggiungibile. Del senso del romanzo e della sua attività di scrittore abbiamo parlato con il diretto interessato, il quale ha di recente pubblicato a Londra una raccolta di novelle, Racconti per il periodo del trasloco, e sta scrivendo il suo secondo romanza, anche questo ambientato nella natia Danzica, il cui titolo provvisorio è La bella Gretchen. Come ha iniziato a scrivere? Per me la scrittura è una specie di hobby, non è una professione, così i miei inizi sono stati da dilettante. A metà degli anni Ottanta ho cominciato a serivere poesie e saggi letterari pubblicati da riviste e settimanali; poi, nel 1986, ho iniziato la stesura del mio primo romanzo Cognome e nome Weiser Dawidek, che è stato pubblicato in Polonia nel 1987. Tutto qui. Cosa può dire della sua formazione letteraria e culturale? È difficile rispondere, dato che non mi sento legato ad alcun movimento letterario. Questa per me è una scelta precisa, dato che considero la scrittura un'attività troppo individuale perché uno scrittore possa sentirsi legato ad una scuola o ad un gruppo ... 56 e in ogni caso per me sarebbe un'assurdità: mi sembrerebbe infatti di essere stato scelto da un'estetica invece di essere stato io a sceglierla liberamente. Ma a parte ciò, io ho fatto degli studi di storia della letteratura polacca, ho letto i classici della letteratura per conto di un giornale, leggendo le novità di autori polacchi e stranieri. Ma non mi considero un professionista della letteratura, sono un lettore comune; e comunque penso che quando si scrive bisogna difendersi dal fascino esercitato dagli altri scrittori, soprattutto quando si è ancora giovani e ci si sta ancora formando. Certo, ci sono dei libri che mi sono piaciuti molto, c9me Il nome della rosa di Umberto Eco o Il castello di ghiaccio dello scrittore finlandese Tarjei Vesaas, ma non so quanto abbiano contato nel mio modo di scrivere. In ogni caso i miei gusti sono molto eclettici e diversificati. Nel suo romanzo il narratore afferma spesso che quello che sta scrivendo «non è un libro». Come mai? ' Naturalmente si tratta di affermazioni ironiche, che però nascono da due diverse ragioni. La prima è interna al libro stesso: il narratore infatti svolge una specie di inchiesta senza però riuscire a trovare la verità; così, l'unico modo di presentare questa verità che non esiste è quello di raccontare i fatti sotto forma di libro, sapendo però che non si tratta di un libro, ma piuttosto di un verbale, di un memoriale. La seconda ragione è legata al comportamento di molti scrittori polacchi più anziani di me, i quali continuano a scrivere libri sulla maniera di seri vere un libro: è un atteggiamento che mi dà molto fastidio, non amo questa autoreferenzialità che mi sembra solo un esempio di narcisismo letterario. Così il mio non è un libro, ma molto più semplicemente una storia. Una storia che però è assai strutturata, specie sul piano temporale dove interagiscono tre diversi livelli ... Sì, è vero. Ma anche quando parliamo operiamo in continuazione su livelli temporali diversi, e quando viviamo portiamo in noi gli avvenimenti del passato: di conseguenza, i piani temporali si sovrappongono e si intersecano di continuo nella no.stra esperienza. Nulla di strano quindi se ciò accade anche in u'nlibro. Significa allora che la scrittura nasce almeno in parte dalla memoria? La memoria nella scrittura è fondamentale.C'è chi ha parlato · di un ruolo specifico della memoria nella letteratura polacca, riferendosi però ad una memoria collettiva e storica. Si tratta senz'altro di un aspetto di rilievo, ma a mio avviso non è il più importante. A me interessa soprattutto il meccanismo universale della memoria, quello che agisce in tutti gli uomini: la letteratura nasce da questa memoria universale e Proust lo ha dimostrato genialmente. Nella sua attività di scrittore vi è dunque una componente autobiografica? Certamente nel mio primo romanzo sono presenti alcuni elementi autobiografici: ad esempio, il clima degli anni Sessanta,
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