SAGGI/DICK eventi programmati. Per quanto nascosto sia il primo, i secondi saranno di fronte a noi; ne siamo coinvolti - di fatto, siamo gli strumenti per mezzo dei quali si realizzano. La mia mente non ha dubbi per quanto riguarda le più vaste finalità storiche della riprogrammazione che riuscì così spettacolarmente e gloriosamente nel 1974. Attualmente sto scrivendo un romanzo su questo fatto; il romanzo si intitola Valis, che sta per Vast Acting Living Intelligence System (Sistema della grande intelligenza attiva e vivente). Nel romanzo uno scienziato governativo, molto dotato ma un po' matto, formula un'ipotesi secondo la quale, da qualche parte nel nostro mondo, esiste un organismo mimico di grande intelligenza; è così abile nell'imitare oggetti e processi naturali che gli umani solitamente non si accorgono di lui. Quando, a causa di cambiamenti o di circostanze eccezionali, un uomo lo percepisce, si limita a chiamarlo Dio e si accontenta di questo. Ma nel mio romanzo lo scienziato governativo è deciso a trattare quest'entità intelligente e imitativa come uno scienziato tratterebbe qualsiasi cosa prenda in analisi. Il suo problema è però che secondo la sua stessa ipotesi egli non può scoprire l'entità-· il che certo rappresenta per lui un'esperienza frustrante. Ma nel mio romanzo racconto anche di un'altra persona, sconosciuta a questo scienziato governativo; questa persona ha . avuto esperienze insolite per le quali non ha elaborato alcuna teoria. Egli ha infatti incontrato Yalis, che sta per riprogrammarlo. I due personaggi hanno tra di loro l'intera veri_tà:l'ipotesi giusta ma inverificabile da parte di uno, l'esperienza inesplicabile da parte dell'altro. Ed è con quest'altro uomo, con il nonscienziato, che io mi identifico, perché egli, come me, sta incominciando a recuperare ricordi bloccati di im'altro mondo, memorie che non può avere. Ma egli non ha nessuna teoria. Assolutamente nessuna. Nel romanzo compaio anch'io come personaggio, col mio vero nome. Io sono uno scrittore di fantascienza che ha accettato .un grosso anticipo per un romanzo ancora da scrivere e adesso deve finirlo entro il termine stabilito. Nel libro io conosco entrambi questìuomini, Houstori Paige, lo scienziato governativo con la teoria, e Nicolas Brady, che sta vivendo l'inesplicabile esperienza. Incomincio a utilizzare materiale di entrambi. Il mio scopo è semplicemente quello di ottemperare ai miei impegni contrattuali. Ma mentre scrivo della teoria di Houston Paige e delf'esperienza di Nicolas Brady, incomincio a capire che tutto si lega. Nel romanzo io sono l'unico a possedere sia la chiave che la serratura. Voi capite sicuramente che-in Valis è inevitabile che alla fine Houston Paige e Nicolas Brady si incontrino. Ma questo incontro · ha uno strano effetto su Houston Paige, quello con la teoria. In conseguenza della conferma della sua teoria, Paige ha un totale crollo psicologico. Egli poteva immaginarla, ma non crederla. Nella sua testa quest'ingegnosa ipotesi è dissociata dalla realtà. E questa è una mia ferma convinzione: che molti di noi credono in Yalis, in Dio o in Brahma, ma se dovessimo davvero .incontrarlo semplicemente non lo sopporteremmo. Sarebbe come un bambino reso matto dal Natale. Egli può sopportare l'attesa e la speranza, pqtrebbe pregare, desiderare, supporre e immaginare e perfino credere; ma la vera manifestazione - questo è troppo per i nostri poveri circuiti. Eppure il bambino cresce e c:è l'uomo. E so anche questi circuiti crescono. Ma ricordare un mondo diverso, scartato? E percepire la grande mente pianificatrice che operò quell'abolizione, quella rottura del male? Una cosa voglio che sappiate: sono cosciente che le mie affermazioni - di aver recuperato ricordi seppelliti di un presente alternativo e di aver percepito l'agente responsabile di aver organizzato quell'alterazione- quelle affermazioni non è possibile né provarle né fare in modb che suonino razionali nel senso comune del termine. Mi ci sono voluti più di tre anni per convincermi a raccontare ad altri che non siano i mieipiù stretti amici l'esperienza incominciata con l'equinozio d'inverno del 1974. Una delle ragioni che mi spingono a parlarne finalmente in pubblico, a fare apertamente queste dichiarazioni, è un incontro che ho avuto recentemente, che tra l'altro assomiglia a quello di Hawthorn Abendson ne La svastica sul sole con Juliana Frink. Juliana ha letto il libro di Abendson sul mondo in cui la Germania, il Giappone e l'Italia hanno perso la seconda guerra mondiale e sente che potrebbe dirgli ciò che essa ha compreso qel libro. La scena finale.de La svastica sul sole credo sia stata la fonte per una scena simile nel mio recente racconto Lafede dei nostri padri, in cui una ragazza, Tania Lee, si mostra e rivela al protagonista la sua situazione reale-vale a dire che gran parte del mondo è illusorio, e non per caso. Per parecchi anni ho avuto la sensazione, un.asensazione crescente, che un giorno una donna, a me completamente sconosciuta, mi avrebbe contattato e mi avrebbe detto che aveva delle informazioni da · darmi, poi sarebbe comparsa alla mia porta, proprio come Juliana alla porta di Abendson, e mi avrebbe detto con la massima serietà esattamente ciò che Juliana dice ad Abendson - che il mio libro, come il suo, in un certo senso letterale, reale e fisico non era fiction, ma la verità. Questo è propr~oquello che mi è capitato recentemente. Parlo di una donna che sistematicamente leggeva tutti i miei romanzi, più di trenta, e molti dei miei racconti. Ed è comparsa; e mi era completamente sconosciuta; e mi ha informato di questo fatto. All'inizio era curiosa di scoprire se io sapevo, o almeno se sospèttavo. Le indagini reciproche,•i cauti interrogatori, durarono tre settimane. Non mi informò improvvisamente o immediatamente, ma piuttosto gradatamente, osservando attentamente ogni passo del cammino, ogni passo lungo la via della comunicazione e della· comprensione, per vedere la mia reazione. Fu davvero una questione importantissima per lei guidare quattrocento miglia per visitare uno scrittore di cui aveva letto molti libri, libri di fiction, frutto dell'immaginazione dello scrittore, per dirgli che vi sono dei mondi sovrapposti in cui viviamo, non un solo mondo, e che lei aveva accertato che lo scrittore in qualche modo era coinvolto con almeno uno di questi altri mondi, cancellato in qualche momento passato, ritessuto e rimpiazzato, e soprattutto per chiedergli se sapeva tutto questo. Fu un momento di tensione, ma molto gioioso, quando essa capì che poteva parlare liberamente; quel momento non aITivò nel nostro incontro finché essa non fu sicura che io potevo affrontarlo. Ma tre anni prima io avevo postulato che, se i miei ricordi recuperati erano veri, era solo una questione di tempo prima che avvenisse un contatto, un cauto tentativo da parte di qualcuno, un approccio da parte di una persona che aveva letto i miei libri e per una ragione o per l'altra aveva dedotto la realtà delle cose-cioè sapeva qual era l'informazione significativa veicolata dai miei romanzi e racconti. Essa sapeva, grazie ai miei libri, di.
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