SAGGI/DICK Disegno di Guido Pigni. qualche modo mi spostai lateralmente, ma poi ricaddi indietro, e tutto era finito. Una montagna che svaniva e un fiume. Suono di campane. Tutto finito, per me; completamente finito. Nei miei racconti e romanzi scrivo spesso di mondi controfattuali, semi-reali, così come di mondi privati, spesso abitati da una sola persona, che deragliano mentre gli altri personaggi restano nei loro mondi oppure vengono in qualche modo trasportati in quelli speciali. Questo tema ritorna nel corpus ventisettennale dei miei scritti. Non ho mai avuto una spiegazione teorica del mio interesse per questi pseudo-mondi pluriformi, ma ora credo di capire. Ciò che intuivo era la multiformità degli aspetti di realtà solo parzialmente attualizzate che tangevano quella che evidentemente è la più attualizzata di tutte, quella su cui la maggior parte di noi, per consensus gentium, si trova d'accordo. Benché originariamente io pensassi che le differenze tra questi mondi fossero dovute interamente alla soggettività dei vari punti di vista degli uomini, ben presto mi chiesi se non potesse trattarsi di qualcosa di più - e cioè che di fatto esistevano concretamente molte realtà sovrapposte l'una all'altra come in tante trasparenze cinematografiche. Ciò che ancora non riesco ad afferrare, però, è come una realtà fra le tante prende corpo e si attualizza distinguendosi dalle altre. Forse non se ne attualizzerebbe nessuna. O forse l'attualizzazione si basa sull'accordo del punto di vista di un numero sufficiente di persone. Più probabilmente il mondo-matrice, quello più veramente reale, è stabilito dal Programmatore. Egli o esso organizza - stampa, per così dire - la matrice fondamentale e la fonde con la sostanza concreta. L'essenza o nocciolo della 44 realtà - il mondo che la riceve o la raggiunge, e in quale misura - questo è nella mente del Programmatore; questa selezione e riselezione è parte di una generale creatività, della costruzione del mondo, che sembra essere il suo scopo. Un problema, forse, che egli o esso sta affrontando, cioè che sta poco per volta risolvendo. Credo che la metafora della scacchiera sia particolarmente utile per valutare come possa - e di fatto debba - avvenire questa soluzione dei problemi attraverso la riprogrammazione di alcune variabili lungo l'asse del tempo lineare dell'universo, con la conseguente generazione di mondi laterali. Di fronte al Programmatore-Riprogrammatore siede una contro-entità, quella che J oseph Campbell chiama "l'oscuro avversario". Dio, il ProgrammatoreRiprogrammatore, non compie le sue mosse di miglioramento su una materia inerte; egli lotta contro un potente avversario. Ammettiamo che l'oscuro avversario faccia una mossa sulla scacchiera - il nostro universo spazio-temporale; egli crea una situazione di realtà. Essendo l'oscuro giocatore, il frutto dei suoi desideri costituisce ciò che noi esperiamo come male: la non-crescita, il potere della menzogna,'la morte e il decadimento delle forme, la prigione dell'immutabile causa-effetto. Ma il ProgrammatoreRiprogrammatore ha già predisposto la sua contro-mossa; le sue mosse sono già state fatte. La stampa, che noi viviamo come fatti storici, passa attraverso stadi di interazione dialettica, tesi e antitesi, man mano che le forze dei due giocatori si mescolano. Evidentemente qualche sintesi arride ali' oscuro avversario, eppure neanche questo è vero, in virtù del fatto che il nostro grande Avvocato ha precedentemente selezionato delle variabili la cui alterazione gli procura la vittoria finale. Per ogni partita che vince, Egli reclama a turno alcuni di noi, che partecipiamo al gioco. Questa è la ragione per cui istintivamente la gente prega "Libera me, Domine", che, spiegato, significa "Districami, Programmatore, dato che tu ottieni una vittoria dopo l'altra; includimi in quel trionfo. Spostami lungo l'asse laterale in modo che io non ne sia escluso". Ciò ché noi sentiamo come "essere esclusi" significa rimanere sotto la giurisdizione di una potenza maligna, o caderne preda. Ma quella potenza maligna, malgrado tutte le sue astuzie, ha già perso, anche quando vince, perché in un certo senso l'avversario è cieco e quindi il Programmatore-Riprogrammatore ha un vantaggio. Avicenna, il grande filosofo arabo medioevale, scrisse che Dio non vede il tempo come noi: per lui non ci sono né passato né presente né futuro. Ora, supponendo che Avicenna sia nel giusto, immaginiamo una situazione in cui Dio, da qualunque posizione vantaggiosa si trovi, decida di intervenire nel nostro mondo, cioè di irrompere dal suo regno a-temporale nella storia umana. Ma se dal suo punto di vista esiste solo una realtà onnipresente, allora egli può intervenire con la stessa facilità in quello che per noi è il passato come in quello che per noi è il presente o il futuro. È esattamente come uno scacchista che guardi la scacchiera: egli può muovere qualunque pezzo desideri. Seguendo il ragionamento di Avicenna, possiamo dire che Dio, desiderando per esempio realizzare il Secondo Avvento, non è costretto a limitare questo fatto al nostro presente o al nostro futuro; egli può intervenire nel nostro passato- in altre parole, cambiare la nostra storia passata; può far sì che ciò sia già avvenuto. E questo sarebbe vero per ogni cambiamento che egli desiderasse compiere, grande o piccolo.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==