Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

SAGGI/DICK . del termine "angelo". L'eternità è semplicemente uno·stato in cui si è liberi dal tempo, in un certo senso al di fuori e al di sopra di esso. Non c'è passato, presente o futuro; c'è solo il puro essere oritologico. Il termine "eternità" non indica solo un periodo di tempo molto lungo; essa è essenzialmente atemporale. Ebbene, permettetemi di formulare la seguente domanda: "in· essa - cioè, al di fuori del tempo - hanno luogo dei cambiamenti?" Se voi rispondete: "Sì, l'eternità non è statica; avvengono delle cose", io sorrido subito con superiorità e vi dimostro che avete reinserito di nuovo il tempo. Il concetto di tempo non fa che indicare- o piuttosto presupporre - una situazione in cui si verificano dei cambiamenti. Niente tempo, niente cambiamenti. L'eternità è statica. Ma se è statica, non ha neanche dimensioni; è piuttosto come i punti geometrici, che si trovano· in numero infinito lungo qualsiasi linea data. Considerando la mia teoria dei cambiamenti laterali o ortogonali mi difendo dicendo: "Perlomeno è meno assurda sul piano intellet~ tuale del concetto di eternità". E tutti parlano dell'eternità, a proposito e a sproposito. . Permettetemi di sottoporvi un;altra metafora. Immaginiamo che vi sia un ricchissimo mecenate. Ogni giorno, nel suo salotto, i suoi servi appendono sopra al caminetto un nuovo quadro - ogni giorno un capolavoro diverso, giorno dopo giorno, mese dopo mese-ogni giorno il quadro vecchio è tolto e rimpiazzato con uno nuovo e diverso. Chiamerò questo procedimento cambiamento lungo l'asse lineare. Ma immaginiamo che i servi si trovino Diseqno e-liGuirlo Piqni - 42 temporaneamente a corto di nuovi quadri. Che cosa faranno nel frattempo? Non possono semplicemente lasciare lì quello già appeso; il loro padrone ha stabilito che il rimpiazzamento - cioè il cambio di quadro - debba aver luogo senza interruzioni. Essi · dunque non lasciano al suo posto il quadro attuale, né lo sostituiscono'con uno nuovo. Fanno invece una cosa molto intelligente: mentre il loro padrone non guarda, alterano abilmente il quadrQ già appeso. Disegnano un albero qui, una bambina là, aggiungono questo, tolgono quello; rendono lo stesso quadro diverso e in un certo senso nuovo, ma, corhe ben capite, non nuovo nel senso che lo rimpiazzano. Il padrone entra in salotto dopo cena, si siede di fronte al caminetto e contempla quello che dovrebbe essere - secondo le sue attese - un nuovo quadro. Che cosa vede? Certo non è ciò che ha visto in precedenza. Ma non è neanche ... e qui dobbiamo entrare in sintonia con quest'uomo un po' stupido, in modo da riuscire a capire come lavorano i suoi circuiti cerebrali nel tentativo di comprendere. I suoi circuiti cerebrali dicono: "Sì, è un quadro nuovo, non è lo stesso di ieri, ma nello stesso tempo lo è, mi pare, credo di intuire ... sento che.in qualche modo l'ho già visto. Però mi sembra di ricordare un albero, e qui non c'è nessun albero." Ora, se estrapoliamo dalla confusione mentale e percettiva di quest'uomo il discorso teorico che facevo sul cambiamento laterale, pot~te probabilmente farvi un'idea più precisa di ciò che intendo dire; insomma, almeno in una certa misura, potete vedere che, anche se probabilmente ciò di cui sto parlando non esiste-si tratta di un'ipotesi romanzesca - potrebbe esistere. Non è contraddittorio sul piano intellettuale. In quanto scrittore di fantascienza, io sono attratto da idee come queste; noi del mestiere, naturalmente, conosciamo questa idea come "tema dell'universo alternativo". Alcuni di voi certamente sanno che iImio romanzo La svastica sul sole utilizzava questo tema. In esso c'era un mondo.alternativo in cui il Giappone, la Germania e l'Italia avevano vinto la seconda guerra mondiale. A un certo punto il signor Tagomi, il protagonista, in qualche modo si trovò portato nel nostro mondo, in cui le potenze dell'Asse hanno perso. Egli rimase nel nostro mondo solo poco tempo e ritornò tutto spaventato nel proprio universo non appena intuì o capì ciò che era successo - e in seguito non ci pensò più; per lui era stata un'esperienza completamente negativa, dal momento che, essendo giapponese, il nostro era per lui un universo peggiore di quello a cui era abituato. Per un ebreo, però, sarebbe stato infinitamente migliore - per ovvie ragioni. Ne La svastica sul sole non do alcuna spiegazione plausibile del perché o del come il signorTagomi scivoli nel nostro universo; egli era semplicemente seduto nel parco a esaminare un pezzo di artigianato moderno, un gioiello _astratto - era seduto che lo studiava e lo ristudiava-e quando sollevò gli occhi era in un altro universo. Non ho spiegato perché o come ques_toavvenga perché non lo so, e sfido chiunque, scrittore, lettore o critico, a darne una cosiddetta "spiegazione". Non ce.ne può essere una perché naturalmente, come tutti sappiamo, una tale ipotesi è solo una premessa rorrianzesca; nessuno di noi, nel pieno delle sue facoltà, considera neppure per un istante l'idea che tali universi alternativi esistano realmente. Ma ammettiamo, solo per scherzo, che essi esistano. Allora, se esistono, in che modo sono connessi gli uni ·agli altri, se realmente sono (o fossero) connessi? Se ne disegnassimo una

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