Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

I CONFRONTI I disagi del metanarratore Francesco Binni Nei percorsi odierni della societàdel romanzo il realismo sta ancora attendendo a molti incroci che sempre più moderni semafori gli segnalino il verde. In particolare, fra i più noti urbanisti della scena postmoderna dell'ultimd quarto di secolo, è diventata moneta corrente la leggenda da Secolo Buio della narrativa realistica ottocentesca: si dà ormai per scontato che l'obbiettivo di essa fosse inibire qualsiasi domanda sul mondo, indurre conformismo e una soporifera amnesia ideologica. Per Barthes vi si doveva nientemenoleggere"un'ideologia totali- . taria del referente". Principali accusati dell'officina realista: il plot (intreccio) tuttofare, che avrebbe risolto d'autorità ogni contraddizione testuale, e il reprobo per eccellenza, il narratore, segno assoluto di una "intentio imprimendi" equivalente a "chiusura" degli orizzonti espressivi. Il giocoè stato anche troppo facile: una volta che il realismo sia uguale a "chiusura", ogni modo narrativo diverso da esso può essere equiparato ad apertura, vita, libertà, piacere, infinito desiderare, infine raggiungimento del tutto. Ma forse la luce in cui il realismo narrativo è stato messo sta cambiando di nuovo ùltimamente - intendiamoci, meno in forza di una ripresa storicadel suo codice e del suocontenuto politico (dove questo ci fu; o, dove non ci fu, fu ancora quello realismo?) che di oggettiva, "realistica" autoanalisi del particolare tipo di "simbiosi letteraria" che finora ha garantito la tenuta di un presunto discorso narrativo postmoderno. Ricordo una delle voci maestre nel denunciare con preveggenza i moderni cerusici del rapporto letteratura/vita: "sotto il loro fine intaglio/ si muove reproba la Vita" (Dickinson). Lo stesso messaggio in favoredella "vita" o di undesiderio che possa esser realizzato nella vita, nel suo materialismo specifico, viene ora da una delle operazioni narrative più chiacchierate, a torto: l'ultimo Mailer di Harlot's Ghost (1991), con il J M. Coetzee in uno foto di Morris Zwi. suo narratore letteralmente capace di anticipare visceralmente la storia e la sua forte ripresa di realismo balzacchiano, puntualmente ricevuto come nonsenso medioevale, dai soliti cerusici. Ancora lostessomessaggio, questavoltadal!'interno del vero e proprio metaromanzo postmoderno: !'"eccessiva" serie di romanzi "plagiati" di KathyAcker (Great Expectations, 1980; Don Quixote, 1985; Empire of the Senseless, 1988; In Memoria/ to ldendity, 1990); la straordinaria decostruzione di Derek Peli del rapporto della Commissione Warrenn sull'assassinio di JFK (Assassination Rhapsody, 1988); le Thirteen Stories (i991) di William Yollmann (con i loro "frammenti di un discorso d'amore" che Poe avrebbe potuto scrivere); il recentissimo The Colorist ( 1990)di Susan Daitch in cui il riarratore e i personaggi sono così coinvolti dal cinema che la metafora conclusiva dell'unico realismo oggi possibile è quella, splendida, del "cappello del cinema": unoggetto a forma di scatola che si mette in testa, con posti dipinti all'interno e uno spioncino rettangolare dove do~rebbeesserci lo schermo; "Tuttoquello che vedi nellastanza,per strada, quello è il film. La vita mentre ti accade, quello è il film''.. Diciamolo pure: non c'è realismo che non seguaoggi le leggidel videotesto,ma forseanche viceversa,e i duetermini si eliderebberopiuttosto che rafforzarsia vicenda.Il puntoè semprequello: con realtà e visioni del mondo proliferantiesponenzialmente, non c'è stile unico, prospettiva narrativa o contenuto che possa rivendicare di essere la presentazione "più realistica"della.vita contemporanea.Significativamente, le tendenze "dominanti" della teoria critica nell'ultimo decennio - femminista, neo-marxista, altre - sottolineano tutte che la "verità'.', i significati finali, la mimesi, sono sempre più termini emblematici, che le gerarchie e le interpretazioni privilegiatesonoculturalmente (e politicamente) determinate piuttosto che essenze "naturali". In poche parole, tutti concordano nel dar conto di modi narrativi che, mentre condividono il medesimo desiderio di "dire le cose come stanno", hanno posizioni contraddittorie circa la natura del "dirlo" - circa la sostanza del "cosa" la nari-ativadovrebbe cercare di esprimere. Queste notegenerali mi sono anche suggerite dall'unico saggio italiano in volume su resistenze e strategie al ·e del modello originario di romanzo angloamericano in epoca postmoderna: quello di Paola Splendore, Il ritorno del' narratore. Voci e strategie del romanzo inglese contemporaneo (Pratiche, 1991, lire 22.000). Uno dei meriti dello studio della Splendore è il modo in cui tiene lucidamente a distanza i più invalsi, e frusti, assunti dell'armamentario formalista, rifiutando la facile equazione di esperimentoformalecon radicalismo politico,e accentuando il grado in cui il metaromanzocontempo- ....allllR~ ;;;mm UTET Libreria CINEMAEMUSICA Brevestoriadellamusica cinematografica di GianniRondolino pp. 138L. 15.000 MUSICAPOETICA Introduzionaellaretoricamusicale di FerruccioCivra pp. 216L. 26.000 CONOSCEIRNEOSTRAILIMENTI di AngeloSampaolo, AngeloStacchini,IvanoCamoni pp. 332 L. 28.000 LETOSSICODIPENDENZE GIOVANILI di VittorioLamprontie ConcettaAlessio pp. 144L. 15.000 IL CANCRO Unapproccioscientificoalla tragediadel secolo di ClaudioNicolini pp. 120L. 15.000 INTRODUZIONAELLOSTUDIO DELLARELIGIONE di Autori Vari • pp. 224 L. 22.000 ,.........,. &JJlVAUIO'A0$1'A L'ITALIANONELLEREGIONI Il Piemonte la Valled'Aosta di ClaudioMarazzini pp. 296L. 32.000 ....allllR~ ;;;;m;;; UTET Libreria

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