Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

Lettera internazionale'92 Una rivista senza frontiere esce a Roma e a Praga, a Parigi e a Berlino, a Madrid e a Budapest, a Belgrado e a Zagabria Le arti e le scienze Il dialogo tra le culture La narrativa e la saggistica IN EDICOLA E IN LIBRERIA Abbonamento annuo edizione italiana L. 45.000; cumulativo con un'edizione estera (francese, tedesca, spagnola, ungherese, cecoslovacca, serba o croata) L. 90.000. Versamenti sul ccp. n. 74443003 intestati a LETTERA INTERNAZIONALE s.r.l., via Luciano manara 51 - 00153 Roma, o con assegno allo stesso indirizzo. UNANNO SENZANOIDONNE IMPOSSI 8.1 LE. 1 • CORRIADABBONARTl•CORRIADABBONARTI COMEFARE? BASTASPEDIRE ALIACOOPERATIVA LIBERA STAMPA. VIATRINITÀ DEIPELLEGRINI 12. 00186ROMAUN VAGLIADI50~IA LIREPfRL'ABBONAMENTO A NUALE; DI100MIIALIRESEVUOIDAREUNCONTRIBUTO IN ~Ù ALIARIVISTA; di120MIIALIRESEVUOIDIVENTARE SOCIODEL- DONNELACOOPERATIVA. l CONTOCORRENTE È: 60673001 EllJ 32 I CONFRONTI I omologazione, e il coraggio di credere (lo dichiarava l'editoriale della sua "Allegoria" sul finire dell'anno scorso) che si sia con gli anni Novanta "entrati ormai in un momento diverso", con una parziale "riapertura" della situazione politica e una possibilità di "ripresa del dibattito teorico, rompendo vecchie cristallizzazioni e precedenti steccati". Certo, Luperini si muove in un'ottica che molti potranno non condividere, e probabilmente proprio quest'ottica fo,rza più del dovuto il suo giudizio sulle attuali tendenze della critica. Ma è un fatto che, mentre il critico dovrebbe proporsi di orien~are il giudizio, mediando nel caso dei suoi interventi "militanti" le sue specifiche conoscenze con un linguaggio e con l'uso di categorie accessibili ai più, nella pratica il suo esercizio avvenga su materiali e su questioni di cui l'interesse è alquanto dubbio, e la cosiddetta scientificità delle sue analisi venga usata per mascherare l'inconsistenza dell'oggetto esaminato. Ha naturalmente ragione Eco quando, nell'intervento già . ricordato, lamenta la fretta degli editori e dei giornali nel pretendere giudizi che non si possono invece improvvisare. Ma siamo noi critici che dobbiamo rifiutarci di alimentare questo "consumismo" culturale: non solo e non tanto ritirandoci nelle nostre specialistiche roccaforti, quanto restituendo (poca o tanta che sia l'autorità che ci resta: ma, anche qui, le nostre scelte devono valere per il futuro) al quotidiano, alla rivista o agli atti accademici la qualità e la specificità che a essi compete (e a noi e ai nostri lettori la legittima dignità: de minùnis non curat praetor) . L"'esercitazione" su oggetto più o meno peregrino avrà certo ragione di essere all'.interno di istituti che si appellano all"'università" del sapere; ma perché non riservare agli annali di queste istituzi0ni i risultati che lo meritano, scegliendo invece di dibattere sulle testate di più ampia diffusione - quotidiani o riviste a seconda dell'opportunità delle questioni e del modo in cui sono trattate - gli argomenti soli che si giudicano importanti o comunque utili da diffondere? Si correrà, naturalmente, il rischio di qualche affermazione. Ma è proprio di questo che lamentiamo la mancanza - romanzi e, saggi e proposte teoriche sommersi tutti ali' interno del generico interesse che a essi si dedica, con attenzione rigorosamente scientifica, naturalmente, e con equanime, non meno naturalmente, sospensione del giudizio. Si forzerà anche, in questo modo, una situazione che non è solo della nostra cultura, ma che è della nostra cultura in quanto della nostra società: anche qui (e tanto più oggi che sembra venuta meno un'ipotesi politica che unica ha rappresentato - nel bene e nel male - una possibile alternativa alle scelte capitalistiche) manca infatti qualsiasi progetto che non sia il perpetuamento della situazione o il tamponamento delle falle più vistose del nostro sistema socioeconomico, e si corre anzi il rischio di cedere a un determinismo convinto che, appunto perché il momento storico non consente illusioni, anche la critica può essere esercitata solo come utopia. Vogliamo invece credere (anche se non sarà la forza di volontà a modificare da sola le cose) che prop1io la capacità corrosiva della nostra razionalità, e il coraggio se non di dichiarare degli ideali almeno di sostenere delle idee possa preparare il terreno per qualcosa di diverso. E personalmente credo che sia da questa volontà, più che dalla ricerca in cui anche Luperini mostra di credere di una critica "nuova", che le varie metodologie possono trarre la linfa di cui hanno bisogno. Si tratta di riuscire ancora a coniugare ciò che pasolinianamente possiamo continuare a chiamare "passione e ideologia", con un po' di illuministica fiducia che proprio l'abitudine alla critica sappia indirizzare l'una e correggere l'altra.

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