Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

IL CONTESTO ANTOLOGIA Nove risposte sullo stalinismo Ignazio Silane Nel numero 20, maggio-giugno 1956, a ridosso del XX Congresso, "Nuovi Argomenti", diretta allora da Alberto Carocci e Moravia pose ad alcuni intellettuali e politici (Basso, Casso la, Chi arante, Guiducci, Jemolo, Magnani, Moravia, Pepe, Silone e, ovviamente, Togliatti) "9 domande sullo stalinismo": le riproponiamo, seguite dalle risposte di Si Ione. . , Che cosa significa, secondo voi,[a condanna del culto della personalità in URSS? Quali ne sono i motivi interni, esterni, politici, sociali, economici, psicologici, storici? La condanna di alcuni aspetti della politica di Stalin, e più particolarmente del suo metodo di direzione politica, da parte degli attuali dirigenti sovietici, rappresenta, amio parere, solo una concessione al crescente malcontento delle grandi masse operaie e contadine e dei popoli federati dell' Urlione. Nell'Unione Sovietica è indubbiamente in atto una profonda crisi politica, che esprime il contrasto sempre più aspro tra lo sviluppo grandioso delle forze produttive e le forme arretrate dello Stato dittatoriale, del tutto insufficiente ad esprimere i bisogni della società. È insomma una crisi del regime totalitario nelle sue strutture fondamentali. Credete che le critiche al culto della personalità in URSS debbano portare a cambiamenti istituzionali? Se sì, quali? Di fronte a questa crisi, i dirigenti sovietici si sono serviti di Stalin comè di un grosso capro espiatorio. Ma, né la condanna del culto della personalità, né la riabilitazione di migliaia di innocen- · 20 ti, "liquidati" come traditori e nemici del popolo, né l'abbandono delle forme più grossolane dell'oppressione politica e culturale in auge nell'epoca staliniana, possono naturalmente risolvere il problema politico di fondo che sta all'origine della crisi dello Stato russo. Si tratta di palliativi di scarsa portata reale, anche se annunziati con grande arte demagogica. Che la dittatura russa abbia una direzione politica personale o collegiale, non sarà certo questo che ne modificherà il suo carattere anacronistico. Assisteremo dunque, presto o tardi, a nuovi clamorosi episodi della crisi rimasta sostanzialmente insoluta. La legittimità del potere è il grande problema del diritto pubblico; e il pensiero politico moderno tende ad indicare la fonte della legittimità nella volontà popolare. Le democrazie parlamentari di tipo occidentale ritengono che la volontà popolare abbia bisogno, per esprimersi, della pluralità dei partiti. Ritenete che il potere in regime di partito unico con elezioni senza scelta fra governo~ opposizione sia legittimo? Se sì, perché? Se no, perché? Non penso che la sola forma politica da considerarsi legittima, dal punto di vista democratico, sia quella parlamentare di tipo occidentale. Non penso nemmeno che questa sia la migliore o la più adeguata alternativa politica ali' attuale dittatura russa. Ma sono anche persuaso che nessun regime meriterà di essere qualificato democratico finché escluderà la pluralità delle correnti politiche, il loro diritto di esprimersi liberamente per mezzo della stampa e in riunioni pubbliche, il loro diritto di designare i propri uomini di fiducia per le cariche elettive. L'affermazione pseudomarxista che non possa esservi diversità d'opinione e scelta politica ove non sussistano contrasti di classi sociali, è un ridicolo sofisma di cui tutti i termini sono falsi. È appunto la forzata mancanza di giornali d'opposizione nel paese, di correnti d' opposizione nel seno del PCUS e di liste avverse nelle consultazioni elettorali, che dà un carattere fittizio a tutte le formulazioni "democratiche" che si leggono nella Costituzione staliniana del 1936. È stato già osservato che tra Occidente e Oriente non c'è comunità di linguaggio politico. Il culto della personalità in Occidente viene chiamato tirannide, gli errori che portano alle purghe, ai processi, alle condanne, delitti. Per converso l'Oriente chiama l'opposizione, tradimento; la discussione, deviazione; e così via. Un linguaggio diverso denota sempre diversità sostanziali. A che cosa attribuire questa diversità di linguaggio? Esiste una diversità di linguaggio politico non solo fra Occidente e Oriente, ma anche tra cittadini della stessa città, secondo il loro diverso concetto della politica, o della vita associata in genere. Così, com'è noto, anche per i fascisti nostrani e i nazisti, benché occidentali, l'opposizione era tradimento e la discussione, deviazione; come per la Chiesa cattolica questa si chiama eresia. La diversità di linguaggio politico, dunque, non ha origini razziali, o etnografiche, o climatiche, ma è la diversità tra società chiuse e società aperte. Ci si può naturalmente chiedere, perché, in determinate contrade e in determinate epoche, prevalgono le società chiuse. Ritenete che la dittatura personale di Stalin si sia verificata contro e fuori delle tradizioni storiche e politiche russe o sia invece uno sviluppo di tali tradizioni? Se sì, perché? Se no, perché?

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