americana, e io dovevo leggerlo e scegliere le notizie da tradurre per il nostro, cominciai a rendermi conto del rischio che il nostro anticomunismo potesse diventare un anticomunismo con occhiali americani, relativi agli interessi politici dell'America. Quel bollettino mi sembrava peraltro molto squallido. E mi pareva che con tutto l'ottimo lavoro che si stava facendo con i circoli, la situazione italiana potesse guastarsi. Nel '60, mi ricordo di essere passato all'Associazione a salutare voi e Silane, e di aver trovato una situazione tesissima senza però capire di che si trattava ... F. C'era stata una mia presa di posizione, c'era tutta questa tensione interna, politica. Va bene l'anticomunismo, ma occorreva distinguere tra l'opposizione al comunismo e l'essere condizionati dagli Americani. C'entrava dunque il bollettino ... F. Dal '59, da quando arrivava il bollettino dall'America, io ne. prendevo alcune poche notizie per il bollettino italiano e poi nascondevo i testi nel mio cassetto. Arrivò una lettera da un certo mister Hunt, che protestava perché il nostro bollettino non teneva conto del loro e censurava le notizie che per loro erano le più impottanti. Silone venne da me. E io gli chiesi se volesse veramente che si diffondessero in Italia notizie di quella natura; mi sentivo di non accettare che la Cia ci guidasse nell'impostazione politica dell'Associazione italiana che secondo me doveva difendere la libertà della cultura. L. E sì che qualche anno dopo, verso il '75, una sera Silone a casa sua mi disse tutto turbato che aveva avuto un'offerta di denaro dai sindacati americani e non ci aveva visto chiaro. E battendo un pugno sul tavolo, arrabbiatissimo, disse: "Vuoi sapere chi c'è dietro? C'è dietro la Cia!" F. La presenza della Cia creò problemi anche in Inghilterra e ·spender si dimise per questo. · L. Arrivava un bollettino inglese, mi pare, che si chiamava "Forum Service", dal quale io e Franco Simongini dovevamo cercare di prendere degli articoli e tradurli e poi venderli a giornali italiani, ma mi pare fosse dopo il '61. Ricordo che ce li comprava Spadolini per "Il resto del Carlino", Mattei per "La nazione", se ne vendevano molti. Ed erano articoli buoni, non erano brutti. F. Dopo il primo scontro con Silone, che mi dette della "coccia dura", arrivò questo mister Hunt dall'America e mi fece una specie di processo, e io me ne andai. · L. Il bollettino lo continuai io, sempre con la supervisione di Silone, e certamente il tema dominante era quello del comunismo, però si parlava anche di altre cose, della censura, della difesa dell'obiezione di coscienza, la libèrtà religiosa e altri temi veramente democratici. Una volta Gomulka proibì la vendita della carta ai giornali polacchi e Silone mi disse: "chiama subito Moravia" - verso il quale non nutriva grandi simpatie- "digli questa cosa scandalosa!" Io chiamai Moravia, che n:ii aiutò a raccogliere una serie di firme di protesta. Di questi episodi ne succedevano tanti. Un altro impegno dell'Associazione era quello dell'assistenza ai profughi politici di qualsiasi paese. Tra gli altri, ricordo Jiri Pelikan, anche con un piccolo aiuto economico. F. Parecchi circoli però al tempo in cui io me ne andai, trasmigrarono nel MCC. Rimasero nell'Associazione prevalentemente quelli del Nord, quelli del Sud vennero pressoché tutti nel MCC .. Negli anni Cinquanta, c'era una gran varietà di iniziative collegate tra loro o no, ma con una specie di trasversalità di rapporti tra iniziati.ve minoritarie, che era molto molto presente. C'era l'Associazione, ma c'era anche l'Unione lotta contro l'analfabetismo, il Movimento d.i cooperazione educativa, ilMovimento di collaborazione civica, i Cemea (Centri di esercitazione ai metodi dell'educazione attiva), c'erano Capitini, Dolci, i quaccheri, i valdesi, Don Zeno e Nomadelfia, il Cepas, Scuola e città, Don Mazza/ari, Don Milani, ecc. F. Fu un periodo molto importante, secondo me in particolare per il pensiero e il lavoro laico, e uno dei motivi per cui io avevo accettato di lavorare per l'Associazione era proprio questo: il fatto di poter operare con una certa larghezza di mezzi, e sulla linea laica e di promozione IL CONTESTO culturale, contro il predominio democristiano e il cieco cattolicesimo di quegli anni così come contro il comunismo sovietico e i suoi allea~i. E con "Il mont;l.o"di ?annunzio che rapporti c'erano? F. All'inizio molto buoni, con buona collaborazione, ma poi si allentarono. Silone e Pannunzio non erano esattamente sulla stessa lunghezza d'onda. E con "Tempo presente"? F. "Tempo presente" era una cosa a parte, andava per conto suo. No.i avevamo il nostro notiziario. Anche loro avevano un notiziario ogni numero che prendeva anche dal nostro. Non c'erano rapporti particolari. E Flaiano? L. Non me lo ricordo, ma di Flaiano si era molto amici, allora. F. Non ricordo neanche io, ma forse Flaiano era troppo spiritoso per far parte di una cosa così seriosa come la Libertà della Cultura! Silane era un raccontatore straordinario, forse più bravo come scrittore nei saggi autobiografici che non nei romanzi ... L. Ci sarebbe voluto un registratore. Me lo sono detta molte volte che ci sarebbe voluto un registratore, per poter raccogliete le sue impressioni, le sue battute (perché era un uomo pieno di humour). Silone diceva sempre che avrei dovuto scrivere io la sua biogri}fia! Con Petroni ci furono degli attriti? Come mai a un certo punto non compariva più nell'Associazione? F. Una cara persona, autore di un libro molto bello, Il mondo è una prigione, basato sulla sua esperienza durante la guerra. Ma Silone dopo un po' entrò in urto con lui. Petroni in realtà non era troppo interessato al lavoro dell'Associazione, alle tante attività che vi si facevano. L. Era un intellettuale e bas_ta.Silone era inoltre molto rigido sul lavoro, molto "comunista" di una certa generazione. Ci faceva lavorare anche il sabato mattina fino all'una. Petroni comunque, veniva solo per mezza giornata. A un certo punto, assegnavate una specie di premio al "libro del mese"? Ricordo di aver conosciuto Sciascia da voi, nel '56, perché avevate premiato Le parrocchie di Regalpetra, uscito dapoco da Laterza. F. Sì, è vero, facevamo queste segnalazioni. Quanto a Sciascia ... Fui mandata da Silone a Racalmuto in un mio viaggio nel Sud, quando uscirono le parrocchie, per dire a Sciascia se voleva far parte dell' Associazione, e Sciascia disse di no, ma con gran gentiiezza. Il libro venne comunque premiato. Andai ad Agrigento dove c'era uf\,gruppo costit_uitosi di recente diretto da un giovane avvocato. Questo avvocato mi invitò a cena in un albergo, e ricordo come dalla porta girevole non facevano che entrare e uscire giovani di Agrigento che ammiccavano verso di lui, studiavano la "continentale" e uscivano di nuovo ... un viavai... Era inverno, avevo una p~lliccia, ed ero, per quei tempi, elegante ... L'avvocato mi accompàgno a Racalmuto, e mi lasciò lì. Io mi recai a casa di Sciascia, suonai il campanello, e nell'ingresso, alla base di una scala, apparvero due donne vestite di nero chemi dissero: "Che vuole?" "Cerco Leonardo Sciascia." "Nun c'è". "Posso aspettare?" "No." Faceva freddo, e non c'era di meglio da fare, aspettando Sciascia, che andare su e giù nel centro del paese, ma gli uomini mi scrutavano, da dietro le mantelle che gli coprivano il mento e la bocca, in \IO modo che cominciava a impressionarmi. Vidi delle tendine di pizzo e delle finestre a pianoterra e, dentro il locale, delle poltrone ... Entrai, ed era il circolo dei galantuomini. Io mi sedetti, e quei tali mi guardarono allibiti, finché uno, tossicchiando, mi si avvicinò e mi disse: "Questo è un circolo per soli uomini!" E garbatamente mi misero alla porta! E ricominciai la passeggiata finché non vidi arrivare un uomo picèoletto, Sciascia. Che si guardò bene dal portarmi a casa! Mi portò in una drogheria dove c'era una macchina da caffè antichissima e un tavolinetto di ferro rotondo, con due sedie. E siamo rimasti a chiacchierare con tutto il paese che scrutava da dietro la porta, finché l'avvocato di Agrigento non mi recuperò ... 19
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