Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

IL CONTESTO Il Congresso per la libertà della cultura Una storia della guerra fredda Marcello Flores Nel lungo confronto tra comunismo e anticomunismo che costituì il cemento ideologico e la stessa ragion d'essere della guerra fredda, la cultura svolse un ruolo di primo piano. Fu, quella, la penultima stagione dell'impegno degli inrellettuali (l'ultima fu attorno al '68), e le contrapposizioni politiche presero in genere il sopravvento sulla lucidità delle analisi o sull'onestà intellettuale delle argomentazioni. A più riprese, nell'ultimo periodo, quegli anni sono stati oggetto di reminiscenze e pseudorivelazioni, di polemiche forzate e di disinvolte ricostruzioni. Può essere utile cercare di mettere a fuoco la questione del ruolo degli intellettuali in quegli anni -- importantissima per comprendere la natura complessiva di quel periodo così contraddittorio che fu la guerra freddaprendendo spunto da alcune pubblicazioni uscite negli ultimi anni 1 • Tutte hanno, come centro d'indagine e di riflessione, il Congresso per la Libertà della Cultura, la più importante organizzazione di intellettuali non comunisti fondata a Berlino nel 1950 e durata per oltre quindici anni. Tre, a prima vista, sembrano i problemi di maggior rilievo posti dalla storia del Congresso: quello dei modi e dei tempi della sua fondazione; quello del conflitto a volte palese e più spesso nascosto ché contrappose gli intellettuali europei e quelli americani; quello dei fondi della CIA che servirono a finanziare l'iniziativa. Quest'ultimo punto è stato l'unico su cui si sono appuntate le polemiche 2 , ed ha reso opaco l'elemento di maggior rilievo che scaturisee da un ripensamento di quel periodo, e che andrebbe sottolineato proprio per non far prevalere anche oggi l'ottica "settaria" e di accuse reciproche che accompagnò in passato ogni discussione sul Congresso. Questo elemento consiste, banalmente, nell'accettare l'idea che la "cultura anticomunista" fosse tutt'altro che omogenea, e che al suo interno si muovessero e co'ntrapponessero tendenze che difficilmente avrebbero potuto convivere se non ci fosse stata, come fattore di unificazione, la robusta realtà della Russia di Stalin e delle democrazie popolari ad essa soggette. Per quanto riguarda i fondi CJA, che è questione da non abbandonare ma su cui la "verità" si conosce ormai da più di vent'anni, si possono ricordare alcuni elementi. La prima notizia "ufficiale" dei fondi apparve sul "New York Times" nel 1964, che condusse in seguito un'approfondita inchiesta che apparve nell'aprile 1966 malgrado le pressioni contrarie di Charles Bohlen (ex ambasciatore in Urss), di Dean Rusk (all'epoca Segretario di Stato) e della CIA stessa. Il colpo "finale" venne tuttavia da "Ramparts", una rivista di opposizione e di battaglia, portavoce della · New Left, che nel marzo 1967 raccontò tutta la verità sui finanziamenti CIA alla National Student's Association e ad altri organismi, tra cui il Congresso. Un mese prima Walter Lippmann aveva autorevolmente Silone con Pietro Nenni nel 1946 (Publifoto, do "Panorama"). 16 ammonito la CIA sul "Washington Post" a porre fine ai propri metodi "totalitari", mentre il presidente Johnson aveva creato una commissione per rivedere i rapporti dell'agenzia di spionaggio con tutte le orga.nizzazioni volontarie politiche e culturali. Nel maggio 1967 il "Saturday Evening Post" ospitò un articolo di T.Braden, capo della International Organization Division della CIA, quella che provvedeva ai finanziamenti occulti, dal significativo titolo "Sono lieto che la CIA sia immorale" .. Questa "difesa" dei fondi neri al Congresso per la Libertà della Cultura era basata sul convincimento che era stato necessario combattere con ogni mezzo il comunismo sovietico che, all'epoca, sarebbe stato sul punto di vincere la guerra fredda. Questa "interpretazione" avveniva mentre era in corso una nuova e massiccia "escalation" nel Vietnam che aveva accentuato l'opposizione di studenti, giovani e intellettuali al coinvolgimento militare americano nel Sud-Est asiatico. L'articolo di Braden, che conteneva anche la "notizia" che uno dei direttori di "Encounter" (la rivista in lingua inglese pubblicata in Europa dal Congresso) fosse un agente della CIA, rinfocolò la polemica e portò rapidamente alla fine ingloriosa dell'organizzazione. Nel settembre 1967 nacque una nuova International Association for Cultura! Freedom diretta da Shepard Stone e Pierre Emmanuel, di cui facevano ancora parte uomini come Beli, Si Ione e Sperber ma non più Aron, de Rougemont, Hook. La polemica sui fondi e sullo scioglimento e riorganizzazione del Congresso ebbe in Europa un impatto limitato, e passò in Italia quasi inosservata. Nella sua confessione Braden aveva ricordato come la CIA fosse convinta, alla fine degli anni Quaranta, che socialisti e democratici fossero gli unici che, in Europa, potessero recare qualche danno al comunismo. Al di là del problema dei fondi3, infatti, la questione di maggior rilievo sembrava essere quella dell'orientamento del Congresso e delle tendenze e persone su cui gli uomini della CIA avevano puntato maggiormente. Si torna, come si vede, al problema della fondazione, dei suoi tempi e dei suoi modi. Alla fine della seconda guerra mondiale, mentre le prime avvisaglie di guerra fredda si concretizzavano nella "dottrina Truman" e nella imposizione sovietica di regimi comunisti nell'Europa orientale, cresceva, tra gli intellettuali, il bisogno di allargare lo spazio di quella "terra di nessuno", ostile tanto alle mire imperialistiche americane che a quelle espansionistiche sovietiche. Si trattava di gruppi e persone che avevano già abbandonato l'illusione nel mito sovietico alla fine degli anni Trenta, che durante la guerra avevano assunto una posizione pacifista, che avevano insistito coerentemente nella loro adesione alla democrazia rooseveltiana anche dopo la vittoria militare. Tra questi gruppi e quelli che mantenevano invece una propensione nei confronti dell'Urss (la cui politica "di pace" era considerata la migliore garanzia contro un futuro nuovo conflitto) non si era giunti ancora a una separazione netta; e molti erano quelli che si trovavano in una posizione intermedia e non volevano sceglie~e, convinti che i problemi dell'epoca (pericolo atomico, ricostruzione dell'Europa, offensiva conservatrice negli Usa, totalitarismo sovietico) avrebbero dovuto essere affrontati dagli intellettuali con maggiore equidistanza, appoggiando o creando le "terze forze" ovunque fosse possibile. Nel settembre l 948 si era svolto a Wroclaw il congresso per la pace, dove i sovietici avevano attaccato Eliot e O'Neill, Sartre e Malraux, suscitando le proteste tiepide di Benda e di Vittorini e quelle· più robuste di A.P.Taylor e di B. V.Hovde. Nel marzo I949 aveva avuto luogo al Waldorf-Astoria di New York un nuovo congresso per la pace voluto da Chaplin, Einstein, Robeson, Bernstein. Accanto ai sovietici Sostakovic e Fadaev vi erano i filosovietici Eluard, Fast, Odets e Lillian Hellman, ma prese la parola anche la "sinistra anticomunista" di Hook, Macdonald, Mary McCarthy. Un mese dopo, a Pa~·igi, si tenne un ulteriore congresso mondiale per la pace dove, accanto ai precedenti e sotto la colomba dipinta da Picasso, sedevano anche Joliot-Curie e Nenni. A organizzare una contro-confe1'enza, questa volta, fu David Rousset, che ricevette l'appoggio di Eleanor Roosevelt, Sinclair, Dos Passos, Huxley. Vi parteciparono Si Ione e Carlo Levi, Hook e James Farrell; Aron, Koestler e Burnham non erano stati invitati perchè "troppo" anticomunisti; Sartre,

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