Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

(cattoliche; raramente qualche libreria protestante o ebrea, in alcune grandi città). Non è facile, dunque, trovare opere laiche ma non laiciste, religiose ma non di sacrestia. Anche qui uno stretto slalom è necessario. La anomalia della editoria religiosa nei confronti del resto della editoria italiana si ripercuote anche sulla assenza quasi totale dei cosiddetti "tascabili": la editoria "di chiesa" non ne ha bisogno, data la sua enorme diffusione negli ambienti che le sono propri; l'editoria non di chiesa non raggiunge in genere, fatte le dovute eccezioni, un numero di lettori che giustifichi le edizioni tascabili. Lo stesso discorso spiega l'assenza quasi totalè del libr9 a soggetto religioso nelle edicole. Colui che nel nostro paese cerca letture a soggetto religioso o deve andare nelle cosiddette librerie cattoliche, dove troverà una grande quantità di titoli ma quasi tutti di tipo ecclesiastico, o, nelle altre librerie, si dovrà contentare di pochi titoli e quasi sempre a carattere laicista. · Il nostro percorso, dunque, non sarà facile, mentre è facile uscire dai paletti indicati. Stabilitane così la soggettività e la incompletezza, se ne possono indicare alcune tappe privilegiate, cercando di illustrare- non di di mostrare, verbo che nelle questioni religiose non è di casa - i motivi di alcune scelte di fondo. Chi si vuole accostare al fatto religioso in genere o a quello cristiano in particolare, sarà bene che acceda direttamente alle . fonti. Nel caso cristiano, alla Bibbia: Antico e Nuovo Testamento, soprattutto i Vangeli.Un antico pregiudizio cattolico - rafforzato dalla polemica antiprotestante dalla Riforma in poi - teneva lontano il lettore dalla Bibbia, perché troppo difficile, mentre gli metteva in mano una quantità di mediazioni non sempre producenti. Proverbiale l'ignoranza dei cattolici in fatto di Bibbia. Ora non più, ma della tendenza inversa siamo appena agli inizi. Il Concilio Vaticano II ha riconsegnato la Bibbia ai cattolici, mentre ottime traduzioni con buone introduzioni e commenti rendono il Libro accessibile a chiunque abbia voglia di leggere. Non ci si preoccupi di capire, tanto meno di gustare, ogni riga (non è così per tutte le grandi opere classiche?): ci si preoccupi di penetrare almeno qualche cosa dei grandi sensi riposti, di toccare almeno qualcuno dei livelli ai quali il Libro si pone. Fra le mediazioni fra lettore e il Libro, per secoli è stata privilegiata quella filosofica, la principale ancilla theologiae. Oggi non credo che la mediazione filosofica si debba privilegiare come una volta, per molti motivi: la filosofia stessa è in crisi, non distribuisce certezze su cui basarsi per salire la scala verso piani superiori; il lettore odierno ha fretta, diffida delle mediazioni forse va_lide ma lente; il linguaggio biblico - poetico, immediato, variegato - è oggi meno difficile di quanto non fosse ieri. Lo. stesso discorso vale per i testi sacri di tutte le religioni. L'approccio diretto al testo sacro è anche favorito dalla moderna abitudine ad una cultura di tipo storico. Nella Bibbia c'è tutto, ma soprattutto storia. I Vangeli contengono, sì, principi morali, ammaestramenti di vita, ma contengono soprattutto la_vita di Gesù, così come altri libri del Nuovo Testamento raccontano la vita delle prime comunità cristiane. L'approccio più facile e più immediato sarà, dunque, a quei libri nei quali prevale il racconto (il Vangelo di Marco prima di quello di Giovanni, il libro degli Atti degli Apostoli prima delle Lettere di Paolo). Preziosa, in questo senso; una ricca tradizione ebraica, quella dell'Europa Orientale, della quale esistono stupende testimonianze sopravvissute ai pogrom e alla distruzione nazista. Gli ebrei - specie gli hassidim - narravano: racconti brevi, ma sempre racconti di fatti (quella tradizione che è oggi rimasta in narratori come Roth, Singer e molti alt_ri).Le religioni - soprattutto, ma non IL CONTESTO esclusivamente, la grande tradizione giudaico-cristiana - riguardano un "fare", prima e più di un "credere": raccontano storie, fatti, che invitano a successive e infinite e variegate imitazioni. Ciascuno, leggendo i fatti del Libro, scriverà il proprio libro. In termine tecnico, "dare testimonianza". Il libro sacro non è finito. Molti la via migliore al tema religioso l'hanno trovata in letture non direttamente etichettate come religiose, ma nella grande narrativa che ha sollevato interrogativi, aperto spiragli, indicato i limiti delle quattro mura di casa. Penso ai libri-racconti, romanzi-che non si possono elencare in un percorso strettamente religioso ma che di esso possono aprire le porte: Dostoevskij prima di tutti, ma anche Rilke e Kafka e mille altri. Romanzi e poesia. Ci si può interrogare anche sulla attualità del percorso religioso: domanda legittima, in un'epoca che cerca, anche se affannosamente, il nuovo. Di novità in campo religioso ne indicherei una fra le tante possibili: non perché sia quantitativamente la più rilevante, ma perché è quella più in grado di scardinare vecchie posizioni, di costringere a fare ritorno alla radicale originarietà. Parlo della questione femminile, in rapporto alle varie religioni. Una vera prova della loro possibilità di attualizzarsi, non soltahto di sopravvivere; in termini cristiani, di compiere quella metanoia - conversione, pentimento-della quale i testi biblici parlano continuamente ma che, invece, viene spesso coniugata in chiave di continuità, di tradizione. Ancora più del discorso- nuovo anch'essosulla teologia della liberazione o sulla pace, il discorso sulla donna, sulla sua differenza e insieme eguaglianza, mostrerà se e quale religione è in grado di affrontare la soglia del secolo XXI, e dare ancora senso ad una società. E Dio? Potrà apparire strano, al termine di queste note di lettura, che Dio non sia ancora stato nominato. Non è un caso, ovviamente: Dio Padre, ma anche Mistero, Presupposto, Ignoto, Porta, Soelia, Inizio e Fine, Partenza e Arrivo. Se ne parla troppo, generalmente, in maniera se non addirittura alienante, per lo meno ambigua: scarseggia quel silenzio che, solo,· è lo spazio della eventuale preghiera. Condivido pienamente l'osservazione di Fabrizia Ramondino nella bella prefazione alla nuova edizione delle Storie del buon Dio di Rilke (TEA): "Quasi sempre nel nostro secolo, chi ha molto nominato Dio gli era in realtà assai lontano"; condivido anche le tre eccezioni che Ramondino nomina, fra le molte che si potrebbero citare, Simone Weil, Etty Hillesum e Rainer Maria Rilke. La famosa frase di Gesù che invita chi cerca Dio a guardare lui, l'uomo, potrebbe valere nel contesto di tutte le religioni: "Filippo, chi vede me vede il Padre". Non sembra molto utile, dunque, quella specie di "caccia al tesoro" che quasi tutte le culture hanno instaurato verso un Ignoto che sembrerebbe nascbndersi. Per chi presta attenzione-un tema, anche questo, particolarmente caro a Simone Weil- Dio è vicino, il suo volto è in tutti i volti. Altrimenti, per chi non ha orecchi e occhi attenti alle mille voci; per chi non riesce a uscire da se stesso, nessun percorso è praticabile, nessuna lettura utile. ERRATA Una precisazione di Marco Dogo , Il mio articolo Jugoslavia. La pace di lord Carrington e il ticket della guerra apparso nel n.65 (novembre 1991) contiene un'informazione errata. Non è vero che in Croazia la coalizione di unità patriottica si estenda all'estrema destra fascista. Questa opera in realtàcome partito extra-parlamentare, sebbene disponga nel "Sabor" e all'interno della stessa coalizione di simpatizzanti eletti .in altre liste. Il senso dell'a1ticolo non ne risulta alterato, ma la rettifica vale a meglio comprendere tanto il meccanismo del ricatto patriottico esercitato in questi anni dal Partito croato del diritto sulla politica croata, quanto la resa dei conti in atto in queste settimane fra iI presidente Tudjman e le formazioni paramilitari (nonché i dirigenti "civili") di quel partito. 15

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