Si può leggere il testo del Machiavelli come un discorso sulla religione "instrumentum regni", strumento di dominio. Ma si può vedere, dietro l'indubbia preoccupazione utilitaristica, una tensione etica: "siamo divenuti senza religione e cattivi". E c'è allora il lamento che la struttura religiosa irrilevante o controproducente in ordine alla crescita individuale o collettiva degli italiani (la finale paradossale, che non ho citato, propone addirittura una verifica: bisognerebbe trasportare la Chiesa romana in Svizzera, per avere una prova sicura del suo influsso negativo in Italia). Ma che Machiavelli avesse ragione non ci deve impedire di vedere - che l'inadeguatezza del cattolicesimo italiano era nell'arcaismo complessivo dalla sua ecclesiologia, piuttosto che nella corruzione della Chiesa: la mondanità è solo un effetto della mancata secolarizzazione. La storia successiva - storia sociale e storia della cultura - si può per gran.parte leggere come un commento a questo testo. Già nel primo Settecento Vico, nella Scienza Nuova (che è stata paragonata alla Mugaddima di Ibn Khaldun) separa storia civile e storia religiosa, e anzi significativamente omette di trattare di quest'ultima. La questione cattolica è decisiva nell'Ottocento - il Rjsorgimento - e per tutto il Novecento. In questi duecento anni furono additate diverse vie per uscire da una condizione che comunque viene ritenuta di minorità morale, rispetto alla Chiesa. Una soluzione moderata e vincente è quella che insiste sull'autonomia della politica dalla Chiesa: è la soluzione dei cattolici liberali come Manzoni che diviene concordato tra Stato e Chiesa nel 1929, già in epoca fascista. Il concordato viene recepito dalla costituzione nel primo dopoguerra. Una soluzione che consiste nella definizione dei confini, per attenuare una prossimità che si è rivelata dannosa, e valorizzare al tempo stesso il contributo che può venire da taluni elementi dell'educa.zione religiosa. Una soluzione cui concorrono anche i comunisti: la lezione di Gramsci viene intesa soprattutto come necessità imprescindibile di tener conto della cultura popolare cattolica: e dopo il Concilio Vaticano II, il Concordato viene rinnovato (pochi anni fa), con un socialista presidente del consiglio. Valutazioni e prospettive · Entro qui in un discorso "valutativo", un discorso dunque non storico-sociologico, ma fondato piuttosto su criteri di giudizio etico-politico. Anche le prospettive finali che proporrò saranno non previsione, ma progetto e aspirazione. A mio parere, dunque la separazione tra politica, etica, religione costituisce una rivenIL CONTESTO dicazione necessaria, laddove l'etica sia di carattere confessionale e quindi eteronoma. In questo caso fu ed è necessaria ancora l'affermazione dell'autonomia della politica dalla morale. Ma questa separazione - la secolarizzazione negativa, potemmo dire -comporta l'irrilevanza, a livello politico ma anche a livello individuale, di quella spinta etico-religiosa che rjtengo sia una componente essenziale alla convivenza e al dinamismo sociale. Il risultato è evidente, e non solo ora, ma da secoli: un atteggiamento pessimistico e rassegnato (agostiniano) che ha ammesso e ammette la connaturalità al politico della menzogna e dell'ipocrisia, della corruzione e della violenza, in varie forme. L'altra soluzione, in Italia, è stata avanzata nell'Ottocento da un personaggio piuttosto eccezionale, e incompreso e sconfitto proprio in quello che fu il nucleo di tutta la sua proposta politica: un nucleo religioso. Mazzini propone non la separazione della politica dall'etica, ma la loro ricomposizione, attraverso una trasformazione religiosa profonda. Egli è sconfitto come politico- repubblicano, deve vedere un 'unificazione dell'Italia sotto la monarchia- ma soprattutto come teorico, perché il nucleo religioso del suo pensiero non viene recepito. Non sono affatto un sostenitore della specifica soluzione mazziniana, e la sua sconfitta ha un fondamento ben preciso nella sua astrattezza. Ma ritengo che in generale egli rappresenti bene il nodo irrisolto, che ha affrontato. La ricomposizione tra politica ed etica è .divenuta un'esigenza riconosciuta, ma la via da percorrere è quella di una coraggiosa riflessione che entri nel cuore stesso della tradizione religiosa, scindendo in profondità l'essenziale dal secondario. Ho in mente ciò che dice Tocqueville dell'individuo nella democrazia di tipo anglosassone: "s' il n'a pas la foi, il fautqu'il serve, et s' il est libre, qu'il croie". Ma esistono anche filoni nella cultura europea (compresa quella russa) che hanno saputo proporre in questa direzione importanti ricerche ed esperimenti, che possono tornare, ad essere interessanti oggi. Stroncato il tentativo modernistico cattolico a inizio secolo, le riforme del cattolicesimo, a mio parere, propongono solo un ritorno, nel migliore dei casi, all'antico universo ecclesiale del primo millennio e non sanno ancora cogliere l'essenziale della crisi e dei bisogni del presente. È noto che il cattolicesimo ha avuto un ruolo essenziale nella disgregazione dell'ideologia e dei regimi dell'est socialista. A paragone, con quei regimi senza radici, il cattolicesimo si presentavà, io credo, essenzialmente come rappresentante delle antiche culture nazionali, e al tempo stesso dell'Occidente, come somma di libertà e benessere. In Italia la sfida non è stata molto diversa, anche se il cattolicesimo politico ha avuto a sinistra -un antagonista più accorto e preoccupato appunto del rispetto della cultura tradizionale._A questo punto però, in questo momento storico, si chiariscein Italia come in altri paesi di tradizione cattolica, o cristiàna, ma probabilmente anche islamica ... - qual è la vera sfida. Essa consiste nella saldatura tra l'antica idea organica, gerarchica e solidaristica, e la moderna, irrinunciabile concezione dell'individuo, coi suoi diritti. Per muovere in questa direzione ritengo che non sia sufficiente una più rigorosa separazione tra "spirituale" e "temporale" (magari mediante nuovi patti tra Stato e Chiesa, in una prospettiva di reciproco utilitarismo), e neppure ùna "modernizzazione" (che assuma acriticamente a paradigma assoluto la modernità), e neppure un "aggior13
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