IL CONTESTO La concezione dell'individuo nel cattolicesimo italiano Pier Cesare Bori Tra il 31 ottobre e il 2 novembre 1991, in Tunisia, a Cartagine, presso la Fondazione Beit Hikmat, si è svolto un convegno internazionale sul tema L'individuo nel Maghreb. Vi hanno partecipato studiosi del Maghreb, del vicino Oriente, europei e americani: M. Arkoun, P. Legendre, L. Ferry, A. Sayad, H. Rdissi, H. Ennaifar, S. Ben Abid; Y. Chayeb, S. Waltz, K. Zamiti, F. Mellah, L. Marzoulci, H. Dhaoui, M. Safadi, F. Trilci, A. Khatibi, J. Leca, H. Beji, F. Colonna, M. Kerrou. Il convegno si è potuto realizzare soprattutto grazie all'impegno di tre giovani studiosi, H. Dhaoui, M. Kerrou, H. Rdissi e grazie alla ospitalità di Beit Hikmat e del suo presidente, A. Bachaouch, ora passato ad altro incarico. Al centro del convegno era l'idea di individuo: costante in tutte le culture, o elaborazione specificamente moderna e occidentale? E in che misura mutuabile in contesti diversi da quelli di cultura occidentale? Sullo.sfondo era l'opera di Louis Dumont, con il suo Homo hierarchicus e Homo aequalis, applicati all'orizzonte del Maghreb. La discussione è stata viva, e ha visto contrapposto chi insisteva sulla novità comunque imprescindibile delle rivoluzioni m9derne (primo fra questi M. Arkoun) e chi invece rivendicava l'originalità e la sufficienza delle eredità nazionali. Richiesto di offrire, nel convegno, un quadro sintetico del cattolicesimo italiano, che potesse offrire spunti di comparazione, ho preparato questo intervento. Nel leggerlo va tenuta presente la cultura dell'uditorio, poco esperto di cose cattoliche e italiane, e la suggestione del luogo. L'agostinismo Il viaggio che Agostino intraprese, nel 383, a 29.anni, abbandonando a Cartagine la madre Monica disperata, per recarsi a Roma, fu carico di conseguenze impreviste. Agostino cercava la sapienza da quando aveva letto, a diciannove anni, l'Ortensio di Cicerone. Per nove anni aveva creduto di trovarla tra i manichei di Cartagine. Deluso dall'incontro con Fausto, un leader manicheo, scontento dal punto di vista professionale, Agostino lascia l'Africa, va a Roma, e di qui a Milano, dove diventerà cattolico. Tornerà poi in Africa, divenendo ben presto vescovo a lppona (presso Annaba). La riflessione e l'esperienza di Agostino nei trenta anni successivi, consegnati alle generazioni future in un'opera imponente, in una lingua impareggiabile, rappresentano il maggiore e definitivo contributo all'elaborazione della sintesi cattolica, cioè del cristianesimo occidentale antico. I conflitti che egli affronta con il dualismo manicheo, con lo scisma donati sta (un movimento rigorista tipico del cristianesimo africano), ma anche con l'ottimismo antropologico del pelagianesimo, sono tutte occasioni che consolidano una concezione che comunque nel suo nucleo è già presente in scritti come La vera religione (intorno 389). È una concezione deÌla Chiesa che si fonda su una lettura della Bibbia a più livelli, a seconda della maturità dei credenti. È la Chiesa come struttura materna comprensiva che abbraccia buoni e cattivi cristiani (contro il . rigorismo dei donatisti, che aveva come precursore il severo Tertulliano di Cartagine). È la Chiesa come sposa di Cristo e corpo di Cristo, unita a lui in modo da formare un "Cristo totale", "la Chiesa madre, senza la quale non si può avere Dio come padre" (Cipriano di Cartagine, quasi due secoli prima di Ago- . stino. Più incisivamente lo stesso Cipriano diceva "fuori della Chiesa non è salvezza"). È la Chiesa-sacramento, che con i suoi simboli materiali detiene e convoglia lo spirito, la Chiesaistituzione, che possiede il c~isma (la terminologia di Masc Weber dipende probabilmente proprio dallo studio del cristianesimo primitivo). È la Chiesa come città di Dio, contrapposta non alla città terrena, alla polis, ma alla città del male: e quindi una Chiesa che abbraccia anche la realtà politica, pur non coÌ1fondendosi con essa: l'impero le preesiste ed essa non pretende di sostituirlo, ma di trasformarlo in "cristianità". Questa concezione non avrà evidentemente il suo campo di applicazione nell'Africa, che cesserà ben presto di essere "romana", ma a Roma. La cultura di Gregorio Magno è strettamente agostiniana, ma Gregorio è Papa, e la sua figura (muore nel 604, pressappoco all'epoca delle prime esperienze profetiche di Muhamrnad) sarà decisiva nel medioevo cristiano. Attraverso dunque la ·mediazione di Gregorio, il grande modello del cattolicesimo agostiniano viene formulato in termini decisivi: il cattolicesimo come universalismo non solo estensivo - geo-. grafico (la sua potenziale "mondialità"), ma anche qualitativo, dottrinale. L'efficienza del modello giuridico-spirituale agostiniano è straordinaria. Quando Bonifacio VIII proporrà la sua ecclesiologia, con la supremazia della Chiesa sull'impero sei secoli dopo, si richiamerà alle immagini agostiniane. I movimenti spirituali (Francesco) quelli teologici (tomismo) e quelli cultu- . rali (Dante solo in parte) sarebbero comunque incomprensibili senza lo sfondo agostiniano. Quando il Concilio di Trento, nel secolo XVI, parlerà della grazia e dei sacramenti, ricorrerà ad Agostino più di ogni altro autore; Pio XII nei primi anni Quaranta di questo secolo, in un contesto di forte monarchia papale, formulerà la sua concezione del corpo mistico di Cristo in base ad Agostino e d'altra parte l'ecclesiologia del Concilio Vaticano II, negli anni Sessanta, in una prospettiva di rinnovamento, proclamerà la Chiesa-sacramento in base ad Agostino. , ,
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