Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

Il potere condiviso con i bambini Le esperienze di Korc.zak Grazia Fresco Honegger Janusz Korczak (Varsavia 1879 - Treblinka 1942), autore di roman::.ie resti teatrali, di racconti per bambini, di saggi sull'educazione e sugli educatori.fu secon- _do Bruno Be11elheim "uno dei più grandi educarori di tutti i tempi". Fu ammazzato dai nazisti assieme ai bambini della sua scuola, 11.ellecamere a gas del lager di Treblinka. Le sue opere tradotte in italiano sono: presso Emme Edizioni il libro per ragazzi Re Matteuccio I ( 1978) e Come amare il bambino ( 1979), una raccolta dei principali scrilli pedagogici dalla quale sono traili i brani che seguono; presso Carucci 1 bambini della Bibbia ( 1987) e il Diario dal ghetto ( 1988), uscito postumo nel 1958; presso Elle Di Ci A tu per tu con Dio ( 1982). Betly Jean Lijio11 ha seri Ilo una biografia di Korczak i11tirolara The King of children ( Il re dei bambini, Ne11· York 1988) eA11drzejWajdaha ricostruito la sua esperienza e la sua.fine nel.film Korczak (1989). "Che cosa rende così unico il modo di Korczak di intendere una comunità infantile?" A differenza di altri istituti basati sulla sorveglianza rigida di personale impreparato, Korczak dava grande fiducia ai bambini e ai ragazzi, ma al tempo stesso affidava a un'accuratissima organizzazione e al calore dei rapporti umani l'esito della sua impresa. Intanto i ragazzi trovavano in Korczak un padre sereno e sempre attento e in Stefa Wilczynska una madre, vigile e onnipresente. Insieme elaborarono soluzioni sempre dalla parte dei bambini, nel qui e ora cli ciascunodi loro, non in vista di ciò chesarebbero diventati o che avrebbero dovuto essere,ma al fine cli assicurare in ogni momento il massimo cli protezione e cli attenzione. Di grande interesse è l'organizzazione da loro adottata per motivi pedagogici edeconomici insieme. Per centocinquanta, duecento ragazzi gli adulti "fissi" erano molto pochi: il direttore responsabile (Korczak); l'amministratore; un'educatrice permanente (Stefa); una cuoca, un portiere, una lavandaia. ella Casavivevano, insieme agli orfani, numerosi studenti e studentesse uni versitari e inoltre ragazzi e ragazzeche, superata l'età limite cli quattordici anni, restavano come ospiti finché non riuscivano a diventare indipendenti Grazia Fresco Honegger, romana, lavora da sempre in campo pedagogico, come esperta montessoriana della prima infanzia, animatrice di gruppi, corsi, esperienze di asilo, riviste. Dirige "Il quaderno Montessori",giunto ormai al suo ottavo anno (Via Cantoni 73a, 21503 Castellanza, Varese) e collabora a varie riviste. (aspetto questo che stava molto a cuore a Korczak). Tutti costoro, in cambio di vitto e cli alloggio, lavoravano nella Casa occupandosi ogni giorno dei più piccoli, per due, tre o quattro ore al massimo, secondo i casi. Le regole di vita erano le stesseper adulti e per bambini. Korczak, che non lasciava nulla al caso,preparava con cura i suoi giovani aiutanti, seguendoli con riunioni regolari e con incontri personali. Analizzava con loro le situazioni più problematiche e con loro cercava - parlando e a volte scrivendo - il modo di risolverle. D'altro canto ogni educatore annotava su un diario le osservazioni che venivano poi lette - e all'occorrenza commentate a penna - eia Korczak o eiaStefa. Alexander Lewin, oggi direttore cli istituti di tutela, il quale fece le prime esperienze cli educatore proprio nella Casadegli Orfani (si veda la sua prefazione all'edizione italiana ciel famoso testo cli Korczak Come amare il bambino) scrive: "La permanenza cli alcuni anni nel convitto diventava una scuola stupenda per un educatore e Korczak assegnava grande importanza alla crescita di questo giovane nucleo". li fatto poi che - alla pari dei bambini - imparassero a convivere ragazzi e ragazze era altro elemento assai formativo. A volte l'atteggiamento cli Korczak verso questi giovani era volutamente provoLA TERRA ' catorio e imprevedibile, come raccontano alcuni suoi antichi allievi. Intanto i nuovi educatori non ricevevano troppe spiegazioni e venivano messi alla prova sul campo utilizzando il buon senso e la loro sensibilità ai fatti. Era il direttore, eppure appariva magro, dimesso, sempre in una blusa grigia: non si imponeva in alcun modo ed era avaro di parole, soprattutto con gli adulti. Interventi imprevedibili Henrietta Kedzierska de"La NostraCasa" ha testimoniato a Betty Jean Lifton, autrice americana di una bella biografia su Korczak, come poco dopo il suo ingresso egli l'avesse provocata proponendole di lucidare i vasti corridoi in modo davvero insolito. Le aveva suggerito cli usare, anziché la piccola pezza che aveva in mano, la coperta del letto. Gliel'aveva fatta prendere, stenderesul pavimento; poi le aveva detto cli seclervicisi sopra. La ragazza aveva obbedito senza fiatare e lui I" aveva trascinata così su e giù per i corridoi finché questi eranodivenuti sì lucidissimi ma la coperta si era ridotta a uno straccio inservibile. A questo punto l'aveva redarguita severamente per lo sciupìo e al suo tentativo cli discolpa l'aveva ancor più sgridata per "non aver avuto il coraggio cli opporsi alle sciocchezze di un capo. Una lezione - dice Henrietta - che non ho più dimenticato". Apparentemente severo, specie con gli adulti perdigiorno, Korczak sapeva essere premuroso come pochi. La sua mansarda monacale era sempre aperta ai bambini, senza esclusioni, notte e giorno. "Ogni volta che usciva eia Isuoufficio - raccontaancora Henrietta- veniva subito attorniato da loro come pulcini attorno alla chioccia e lui li ascoltava, rideva con loro, anche se era preoccupato o se aveva poco tempo a disposizione." Ascoltava anche gli educatori, ma non sempre clavaloro le rispote rassicuranti che essi avrebbero voluto. Li spingeva piuttosto acercare, a pensare con la propria testa, rispondendo "Non so" o "Forse" o "Non posso rispondere perché neanch'io ho risolto questo problema o anche Possoeia.reuna certa interpretazione di queto fatto, ma non so se sia soddisfacente." "La verità ha molte facce" soleva spesso dire. Una volta, durante una riunione settimanale, uneducatore raccontò di aver minacciato un ragazzo tra i più difficili cli chiuderlo nel sotterraneo, scuro e probabilmente abitato dai topi, e di averne così ottenuto da quel momento in avanti la piena collaborazione. Korczak che co a ne pensava? Lui era rimasto a lungo in silenzio, poi con voce appena udibile aveva cominciato a dire che un ragazzo diventa cattivo perché è infelice. "Il dovere di un educatore è scoprire che cosa lo tormenta. Forse ha mal di denti e teme che lo si mandi dal dentista o ha la febbre e teme di non poter andare l'indomani al cinema. Forse ha passato una brutta notte sognando la madre morta o lontana. Forse pensache nessunogli voglia bene... Quindi si servedell'educatore-per lui un estraneoper vendicarsi cli tutte le ingiustizie e le sofferenze subite. Non sache tu cerchi cli aiutar-

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