24 VISTA DALLA LUNA <( o::: o::: Ul E- <( .....l Mario Lodi Una società che non rimuova l'infanzia Quello che qui pubblichiamo è il testo del discorso pronunciato da Mario Lodi, il 23 gennaio 1989, in occasione del conferimento di una laurea ad honorem- da parte del!' Università di Bologna - a Paulo Freire, Margherita Zoebeli e Lodi stesso. Lo pubblichiamo perché è un testo semplice, di grande dignità, per nulla roboante, privo di enfasi ma appassionalo. È un testo in cui Lodi non si crogiola nella contemplazione del personaggio che è diventato, ma colloca onestamente il proprio lavoro e la propria storia nel contesto più vasto e complesso del lavoro e della storia del Movimento di Cooperazione Educativa e in rapporto e confronto con esperienze e figure di educatori esemplari come quelle di don Milani a Barbiana e Margherita Zoebeli al CEIS di Rimini. Mario Lodi è nato nel 1922 a Vho di Piadena (Cremona), dove ha sempre vissuto lavorando come maestro elementare e impegnandosi direttamente nelle attività di ricerca di iniziativa politica della Lega di Cultura di Piadena. Nel 1970 pubblica presso Einaudi Il paese sbagliato, il suo libro più importante. Si tratta del diario di un'esperienza didattica pratica/a negli anni scolastici dal 1964-1965 al 1968-1969. Da questo "diario", attraverso le annotazioni di Lodi e testi scritti dai bambini e registrazioni di conversazioni in classe, emerge soprattutto la determinazione di dare la parola ai bambini, considerati come persone a tutti gli effetti e non esseri incompiuti che devono soggiacere a vessazioni e prevaricazioni. I bambini prendono la parola, si scoprono valorizzati e diventano così, anche in quel luogo di coazione e di competizione che è la scuola, individui interi, possibili artefici della propria vita. Lodi parlava, in una lettera del 1964 a una sludentessarnagistrale posta in apertura del Paese sbagliato, della necessità di "distruggere la prigione, mettere al centro della scuola il bambino, liberarlo da ogni paura, dare motivazione e felicità al suo lavoro, creare intorno a lui una comunità di compagni che non gli siano antagonisti, dare importanza alla sua vita e ai sentùnenti "; questo presupponeva e implicava la necessità di cambiare in modo radicale ruoli, contenuti e metodi. Non più un insegnante-dio da temere ma un insegnante-persona, complice nella ricerca del conoscere efare, del!' essere; non più Dio Palria e Famiglia ma bisogni, paure, desideri, esperienze; non più delle Verità da bere ma domande e dom.ande, tentativi, aperture. E il problema del metodo diventa il problema centrale, diventa contenuto. È da qui che nasce un'altra impresa importante di Lodi: la proposta della "biblioteca di lavoro". Il libro di testo fornisce soltanto risposte e ignora bellamente le domande, fornisce "certezze", contorna e preclude; e allora il libro di testo, i libri di lettura, i sussidiari, più che rammodernati e migliorati dovranno essere aboliti. Al loro posto se ne dovranno usare tanti, di libri, perché il vasto mondo non è contenibile in uno, comunque esso sia. E Lodi pubblicherà, con l'editore Manzuoli, appunto la "Biblioteca di Lavoro", collana di piccoli libri monografici che non racchiudono una verità ma aprono alla ricerca e alla conoscenza come percorso. Numerosi sono i libri pubblicati da Mario Lodi, soprattutto dopo Il paese sbagliato: da "Insieme", giornale di una quinla elementare, ai saggi C'è speranza se questo accade al YhoL Cominciare dal bambino, La scuola e i diritti del bambino, tutti editi da Einaudi, ai libri per i ragazzi (e scritti quasi tutti prevalentemenle insieme ai bambini o rielaborando loro storie): Cipì, La mongolfiera, Bandiera, Bambini e cannoni, Il soldatino del pim pum pà (tutti Einaudi), Il corvo, Il permesso (Giunti), ai recenti I diritti del bambino, dell'uomo e della natura (Sipiel), Costituzione e ragazzi (Marietti) e Il mondo bambino (Sonda), in cui ripropone testi già pubblicati in "Il giornale dei bambini", mensile edito da Sonda e diretto da Lodi, interamente scritto e illustrato dai ragazzi. Proporre oggi questo testo di Lodi significa anche, per noi, sot1vlineare polemicamente la necessità di /ornare a discutere il senso dell'essere insegnanti e del lavorare con i bambini, in un momento in cui anche tanti seguaci di Lodi stesso contemplano estatici i tecnicismi e sifanno strumenti di ulteriori, seppure rinnovati, conformismi. (Giuseppe Pontremoli)
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