Linea d'ombra - anno IX - n. 66 - dicembre 1991

con il pane tutto contento insieme a una ragazza? Bandito! Guardia solo di nome! La rabbia stringe la gola di Laurinda, le sale alla testa, le scende per le braccia. Le sue unghie, piene di rabbia, come le chele di un granchio mordono un'altra volta le anche dell'altra. La vittima fa un salto per il dolore, grida, la riempie di insulti. Sta quasi per picchiare Laurinda. Ha torto. Non vede _chela coda non è altro che im corteo di enormi granelli affamati, attaccati gli uni agli altri battuti dalle onde? E se non ti aggrappi a un altro sei subito cacciato fuori. È proprio così: l'altra ha lasciato la presa per minacciare Laurinda, ma è proprio Laurinda a proteggerla e a non farla cacciare fuori dalla fila. È acqua sul fuoco della sua rabbia: solo ora realizza di far parte di un corteo di granchi. Non ci sono più onde: il bancone è lontano e la coda si è · fermata: i granchi lasciano la presa. La coda si è fermata. Dài, coda! Niente. Te lo puoi scordare! E se si muove o va indietro o va di lato: come i granchi. - La vedi quella là? - chiede la vicinà. Laurinda non risponde: Gli occhi fuggono lontani. Che cosa sono andati a cercare? ·Quando è arrivataeral'albae le persone, voci nel buio. Aveva lasciato il cesto nella fila ed era andata a strofinarsi i denti con l'erba mulala. Vede allora delle ombre sul muro. Da dietro la panetteria escono altre ombre dalla testa grande. Le ombre si scambiano le teste. Le teste piccole passano dentro il muro e le ombre grandi ne escono fuori ormai con delle grandi teste e avanzano nel buio: Laurinda si fa vicino. È il pane che ha in testa. Il suo pane non è quello da cento mitigais alla bors_anera? Le ombre con la testa grande scompaiono. Un'altra ombra, senza testa esce dalla panetteria. - C'è qualcuno? - chiede l'ombra. - Sì - risponde Laurinda. - Che cerchi? vuoi pane? -Sì. L'ombra ci pensa un poco e dice: - Se te ne vuoi andare con il pane, non è necessario fare la fila. Ci dobbiamo solo mettere d'accordo. Laurinda si morde il labbro. -D'accordo come? - Dài che lo sai ... - Io_?_, _cheso io, io. non so proprio niente. -Dai ... Laurinda si morde di nuovo le labbra con forza. Sente il sangue sulla lingua. Quel sangue sapeva di sale, già da tanto. Ma misto alla rabbia aveva un sapore nuovo, sapeva di merda. ~splode: - Bastardo! io non mi vendo per un pezzo di pane! Non sono mica una puttana, capito! - Ho marito e figli io, io... io - si batte con la mano il petto -non sono una cagna, capito?Tu sei un disgraziato! Vattene hai capito disgraziato? Mbuianguana! adesso solo perché ammassi il grano vorresti dormire pure con la moglie del padrone. Non ti vergogni! Nella penombra si.comincia a definire una testa umana. E l'ombra a testa bassa se ,ne va vergognata. STORIE/CASSAMO Foto di Cristino Omenetto Ida Donne migranti, Mozzotto 1986). Laurinda ricorda questa storia con rabbia. Gliela vorrebbe · raccontare all'altra. Perché? E lei che cosa se ne farebbe? Non vedi che pure lei non sembra proprio giusta di testa? - Distruggono la famiglia degli altri - è l'altra, ancora a parlare delle guardie. Laurinda le dà ragione pensando che stia parlando dei panettieri. - Sì, io ero a Combomuni - Mamma mia ..., quanto parla questa! - le guardie di Combomuni sì che sono vere guardie: hanno picchiato Simit. Non sono guardie solo a parole come queste, no. · Una n_uovaonda, la fila va avanti. Un funerale è cento volte più svelto. Ma va.avanti ed è già qualcosa. Non manca molto perché Laurinda possa comprare finalmente il pane. Sì, ormai non è lontana dal bancone. Il bancone è pane. Dài, fila! la fila va avanti. Vai! E va: piiiiiano! Va, va avanti, si ferma. La cosa si complica. I ragazzini che già hanno comprato il pane dicono: - Laurinda tu non ce la farai. Tu non ce la farai. E se non ce la farai i tuoi figli non mangeranno niente. E piangeranno, non sanno che • tutto è difficile. Hanno ragione, sono piccoli. Zeca poi mooooolto, moooolto. Una voce dice: - È finito il pane! 93

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