POESIE. Bernardo Atxaga traduzione di Sonia Piloto di Castri Il riccio Il riccio si risveglia finalmente nel suo nido di foglie secche, e tutte le parole della sua lingua che, contando i verbi, sono più o meno ventisette, gli tornano alla mente. Allora pensa: L'inverno è ormai passato, Sono un riccio, Due aquile volano sopra me; Rana, Chiocciola, Ragno, Lombrico, Insetto, In che parte della montagna vi nascondete? Lì c'è il fiume, È il mio territorio, Ho fame. E nuovamente pensa: È il mio territ~rio, Ho fame, Rana, Chiocciola, Ragno, Lombrico, Insetto, . In che parte della montagna vi nascondete? Tuttavia, rimane immobile, come una foglia secca in più, poiché ancora è mezzogiorno, e una legge antica le aquile gli vieta, e il sole e i cieli azzurri. Ma poi annotta, scç,mpaiono le aquile, e il riccio, Rana, Chiocciola, Ragno, Lombrico, Insetto, Disdegna il fiume e sale su per la montagna, · tanto sicuro degli aculei quanto poteva esserlo un guerriero dello scudo a Sparta o a Corinto; E d'un tratto attraversa il limite, la linea che separa la terra e l'erba dalla nuova strada, e d'un sol passo entra nel tuo tempo e nel mio; E siccome il suo dizionario universale non è stato corretto né aggiornato in questi ultimi settemila anni, non riconosce i fari della nostra auto, e nemmeno si accorge che va a morire. I gabbiani Tutte le sere si adunano i gabbiani di fronte alla stazione; e lì ripassano gli amori Nel libro dei ricordi due fiori di sandalo: un0 segnala la pagina dei ponti, l'altro quella dei suicidi. Serbano inoltre la fotografia del mendico che, un tempo, trasportava i rifiuti del mercato Ma il loro piccolo cuore - che è quello degli equilibristi - per nulla sospira tanto quanto per questa pioggia tonta 86 che quasi sempre porta il vento, che quasi sempre porta il sole. Per nulla sospira tanto quanto per l'intermìnabile (nabilé, nabilà), continuo mutare del cielo e dei giorni. Testo musicato e cantato da Ruper Ordorika e inciso su disco nel 1980. Poesia d'inverno E fu così che finì l'undicesimo mese, Novembre; Con il canto delle oche selvatiche che volavano verso il Sud. E tu guardasti verso quel cielo per dire: Se avessi ali, anch'io mi spingerei in cerca di nuove terre, anch'io leverei l'accampamento su una spiaggia piena di bandiere gialle; allora forse il tempo tramerebbe meglio, allora forse scorderei per sempre le muraglie e la gente di questa città. E, ricorda, io solo ti feci una domanda: Perché siamo tanto infelici? Fosse morto un mese più tardi avrebbe visto neve nel nostro giardino. E si stava ancora parlando quando gli oscuri angeli che Io ghermirono ghermirono anche la sera. E fu così che finì l'undicesimo mese, Novembre: Con il canto delle oche selvatiche che volavano verso il Sud. La vita che io vedo La vita che io vedo anela agli estremi confini, al Deserto, alla Selva, e a nulla più. • Vedo che Settembre, quello dei Rossi Felceti, deplora la sua materia; che avrebbe preferito essere solo Neve, Immensità e Lupi.
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