Linea d'ombra - anno IX - n. 66 - dicembre 1991

SAGGI/CARAMELLA lettori qualunque, dei profani cui dopotutto il libro è destinato, lapidari e conclqsivi giudizi su autori mai letti, ma, ahimè, arcinoti. Le qualità di questo tipo di scrittura che più infastidiscono i critici sono: la debolezza degli argomenti, la ripetitività del testo, la ristrettezza dell'ambientazione, la banalità dei personaggi e dei loro sentimenti, l'assenza di un quadro sociale men che approssimativo eccetera. Gretti, banali, ossessivi e infantili, questi scrittori hanno però continuato a produrre, e uno di loro, Bret Ellis, assai bistrattato in occasione della pubblicazione del suo primo romanzo, Meno di zero, deve aver deciso di zittire una volta per tutte il coro di lamenti producendo un libro cui si possono adattare tutti gli epiteti sopra elencati, insieme a una serie di altri, che sono l'opposto dei primi. Di andare a vedere; cioè, se era possibile con argomenti deboli, con una scrittura ripetitiva, con un'ambientazione ristretta, con personaggi insulsi animati da sentimenti banali, produrre un romanzo che avesse un forte impatto su critica e pubblico. E ci è riuscito. Purtroppo l'impatto è stato così violento da mandare all'aria il nostro giovane autore. I fatti sono arcinoti. L'editore Simon & Schuster, che ha versato a Ellis un congruo anticipo per assicu~arsi i diritti del libro, si rifiuta di pubblicarlo perché violento e immorale. Per dimostrare la fondatezza del proprio giudizio, consegna ad alcuni giornalisti uno dei brani incriminati, che descrive le torture e la morte di una giovane_donna, vittima del "folle folle" (per dirla alla Altan) protagonista di American Psycho (Bompiani, pp. 442, lire 30.000, traduzione di Pier Francesco Paolini). I mezzi di comunicazione di massa dell'America neopuritana e postreaganiana si buttano sulle poche righe avulse dal contesto che hanno scandalizzato perfino un uomo rotto a tutte le esperienze (di lettura) come il direttore della S&S, le diffondono con il massimo clamore, e scatenano una bagarre senza precedenti, anche per un paese specializzato in crociate moralistiche come gli Usa. Il libro viene pubblicato dalla Knopf, in sordina, in edizione tascabile, ed è la volta dei gruppi religiosi, politici, purtroppo anche femministi, di gareggiare in ottusità e stupidità per mettere a tacere la voce di Ellis. Che, si scopre leggendo il libro (cosa che andrebbe, credo, comunque fatta prima di dare un giudizio), è più scomoda e indigesta di quanto non sia violenta e immorale. Sono stati numerosi, sempre nell'ultimo decennio, i tentativi, da.parte di scrittori giovani e non, di scrivere, più che i1 Grande Romanzo Americano, il Romanzo Conclusivo su New York intesa come capitale dell'Occidente. Per Jay Maclnerney, New York è l'inferno/paradiso dove il provinciale si smarrisce e si ritrova, tra note di colore ben riuscite e_tiepidi tentativi di critica sociale. Per Tama Janowitz, è il labirinto in cui si possono tranquillamente agire paranoie snobistiche di tutti i tipi. Per Tom Wolfe, è il crogiolo di lingue, più che di razze, le cui scintille accendono il falò delle vanità. Per Amy Gaitskill, è il bordello più grande del mondo, dove prosperano i masochismi e i sadismi di ogni genere, non senza pietà e 84 ravvedimenti. Per David Leavitt, è lo sfondo romantico di quell'inno al\a liberazione gay che è/l linguaggio perduto delle gru. Per Jonathan Ames, è un gigantesco parco giochi dove si agiscono residue (e pericolose) fantasie infantili: Bret Ellis era rimasto alla larga da New York, nei suoi precedenti romanzi, perché non la conosceva, soprattutto. Gli sono bastati pochi anni di esperienze e osservazioni, però, per dar vita, sulla pagina, a una città-emblema. Ellis vede New York essenzialmente dai finestrini affumicati di una limousine o da quelli appannati di un taxi. Come il turista occidentale a Calcutta, il protagonista wasp di A_mericanPsycho, Pat Bateman, si muove una spanna sopra il selciato, passa dall'atmosfera rarefatta degli office buildings di Wall Street a quella lussuosa dell'Hotel Pierre, a quella delle case, sue o di altri come lui; confortate da ogni possibile linimento materiale. I pochi metri che deve percorrere a piedi, li fa isolando con cura ogni centimetro del proprio corpo. Scarpe italiane loproteggono dal marciapiede, creme di bellezza tengono lontana da viso e mani l'atmosfera densa, vestiti firmati esorcizzano. ogni possibile malefica influenza della stessa atmosfera sul corpo. Julipet. Ergo sum. Così recita, con due categoriciful/ stop, la pubblicità di una marca di biancheria intima maschile. Senza mezzi termini, con arroganza, il messaggio che fa dell'uomo ciò che indossa viene trasmesso dalle pagine di settimanali e periodici. Bret Ellis dice più o meno la stessa cosa. E il suo messaggìo è stato preso alla l~ttera. Un critico de "L'Europeo" ha addirittura usato un'intervista allo scrittore per demolire punto per punto le sue conoscenze in materia di moda e saper vivere. Ma basta scorrere le prime pagine del romanzo per rendersi conto che l'intento dello scrittore nel presentare la schiera infinita dei suoi manichini wasp, benvestiti, beneducati, ben istruiti, ben fomiti in tutti i sensi, perfezionisti e intercambiabili, salutisti e cannibali, arroganti e· fragili, è ironico, grottesco, paradossale, iperbolico, iperreale, e insieme ipercritico. Quello che c'è "fuori",.che è altro dal corpo perfetto e dal cervello cinico dei "padroni del mondo", per dirla con Tom Wolfe, è un "opposto" non meno cinico e ributtante. Con la stessa monotona spietatezza con cui descrive i tic maniacali dei giovani wasp, Ellis elenca le piaghe, le cancrene, le sporcizie, le cantilene irritanti, le richieste pietose di mendicanti, senzatetto, immigrati. · Isolamento e solitudine, riguardanti sia il paese sia l'individuo, sono da sempre tra i grandi protagonisti del racconto; nella tradizione letteraria americana. Individui come monadi, come piccoli universi non comunicanti costellano le opere classiche e moderne più significative, quelle su cui si formano di generazione in generazione i nuovi scrittori. È impossibile in questa sede fare anche soltanto uh tentativo di elencarle, ma basti pensare a Winesburg, Ohio da una partee a Il grande Gatsby dall'altra. Solitudine e isolamento che migrano dalle grandi distese dell'ovest alle metropoli dell'est nel corso dell'ultimo secolo di letteratura, che colpiscono come malattie endemiche i protagonisti ricchi e potenti come quelli miserabili, di questa letteratura. Solitudine e isolamento che hanno magari radici nel

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