STOIÌIE/FAULKNER all'insensatezza e alle barriere sociali della cittadina del Sud che alla sua immoralità e che in definitiva era più fumo che arrosto; il cui nome, anche se veniva sempre invitata ai balli più pubblici, era una parola leggera, specialmente fra le donne più anziane, figlie delle vecchie case decadenti come questa, in cui era nato il suo futuro marito. E così ben presto il figlio aveva acquisito una _certaabilità nell'entrare in casa e passare oltré' alla porta dietro la quale sua madre giaceva seduta sul letto, e salire al buio gli scalini fino alla sua camera. Ma una nottè non lo fece. Quando entrò nella casa la . finestra al di sopra della porta di sua madre era scura, come. al solito, e anche se non lo fosse stata lui non avrebbe potuto immaginare che quel pomeriggio le arniche di sua madre erano andate da lei a dirle di Amy, e che sua madre era rimasta così per cinque ore, a sedere rigida nell'oscurità, a guardare la porta che non poteva vedere. Lui entrò senza far rumore come al solito, le· scarpe in mano, ma non aveva ancora chiuso la porta quando lei lo chiamò. Non aveva alzato la voce. Lo chiamò una volta sola: "Howard." Aprì la porta. In quel momento la lampada accanto al letto della donna si accese. Si trovava su di un tavolo a fianco del letto; accanto c'era un orologio da tavolo senza quadrante, fermo; fermarlo era stata la prima cosa che sua madre aveva fatto quando due anni prima era riuscita a muovere le mani. Si avvicinò al letto, dal quale lei lo stava guardando - uria donna dura dal volto cereo e gli occhi scuri che sembrava non avessero pupilla né iride sotto i capelli completamente bianchi. "Cosa c'è?" disse. "Non stai bene?" · "Vieni più vicino," gli disse. Lui si avvicinò. Si guardarono. Poi gli sembrò di capire; forse se lo aspettava. "So con chi hai parlato," le disse. "Quelle vecchie cornacchie malefiche." · "Mi fa piacere sapere che è corrotta," disse la donna. "Adesso posso s·tare tranquilla che non la porterai nella nostra casa." ''Continua. Dillo, in casa tua." "Non ce n'è bisogno. Qualsiasi casa in cui abiti una signora." Si guardarono nella luce uniforme della lampada éhe possedeva l'alone stantio delle luci delle camere dei malati. "Sei un uomo. Non ti biasimo. Non 'sononemmeno sorpre~a. Voglio solo metterti in guardia prima che tu ti renda ridicolo. Non scambiare la casa per una stalla." "Per una - Ah!" disse. Fece un passo ali' indietro e spalancò la porta con un po' della teatralità piena di sussiego di suo padre. "Con il tuo permesso," disse. Non chiuse la porta. Lei giaceva appoggiata sui cuscini guardando l'atrio buio e lo sentì andare al telefono, chiamare la ragazza, e chiederle di sposarlo l'indomani. Poi riapparve sulla porta. "Con il tuo permesso,'? ripeté, con quel sussiego che ricordava suo padre, chiudendo la porta. Dopo un po' di tempo sua madre spense la lampada. In camera era ormai entrata la luce del giorno. Non si sposarono.il giÒrno dopo, comunque. "Ho paura di farlo," disse Amy. "Ho paura di tua madre. Che cosa dice di me?" "Non lo so. Non le pàrlo mai di te." "Non le dici neanche che mi ami?" "Che cosa importa? Sposiamoci." "E vivere là con lei?" Si guardarono. "Andrai a lavorare, avremo una nostra casa?" . 74 "E perché? Il denaro non mi manca. E la casa è grande." "La sua casa. Il suo denaro.", "Un giorno sarà mio - nostro. Ti prego." "Vieni. Proviamo ancora a ballare." Si trovavano nel salone della pensione, e lei stava cercando di insegnargli a ballare, ma senza successo. La musica per lui non significava nulla; il rumore che produceva o forse il contatto con il corpo della ragazza distruggevano quella poca coordinazione che poteva avere. Ma la portava ai balli, del Country Club; tutti sapevano che erano fidanzati. Eppure lei non aveva smesso di farsi accompagnare ai balli da altri uomini e di stare nelle automobili parcheggiate vicino ai prati bui. Lui cercò di discuterne con lei, di questo e del fatto che beveva. "E allora vieni con me, a bere," le disse. "Siamo fidanzati. Non c'è gusto con te." ·"Sì," rispose, con la docilità cori.cui accettava ogni rifiuto; poi si fermò di colpo e le si parò davanti. "Cos'è che non c'è gusto a fare con me?" Lei si piegò un poco all'indietro mentre lui le afferrava la spalla. "Cos'è che non c'è gusto a fare con me?" "Oh," disse lei. "Mi fai male!" "Lo so. Cos'è che non c'è gusto a fare con me?" Poi giunse un'altra coppia e lui la lasciò andare. Poi un'ora dopo, durante una pausa, la trascinò mentre gridava e scalciava, fuori da un'auto scura e attraversò la pista da ballo, ormai vuota, in cui erano rimaste soltanto le chàperon, allineate come il pubblico di un teatro, e trasse una delle sedie e si mise la ragazza sulle ginocchia e la sculacciò. Prima dell'alba erano già andati in auto in un'altra città che si trovava a venti miglia, e si erano sposati. Quella mat(ina Amy chiamò la Signora Boyd "Mamma" per la prima e ultima volta (tranne un'altra, che forse le era sfuggita per la sorpresa o per la gioia), anche se in quello stesso giorno la Signora Boyd le fece formalmente dono della spilla: un'antica, goffa cosina, però di valore. Amy la riportò in camera loro, e lui la osservò mentre lei restava in piedi a guardarla, assolutamente fredda, asso.lutamente imperscrutabile. Poi la mise in un .cassetto. La tenne con due dita sopra il cassetto aperto e la lasciò andare e poi si passù le due dita sulla coscia. "Dovrai metterla, qualche volta," disse Howard. "Oh, lo farò. Mostrerò la mia gratitudine. Non temere." Ben presto gli sembrò che le facesse piacere portarla. Cioè, lei cominciò a metterla spesso. Poi si accorse che non era piacere ma un vendicativo controsenso; una volta la portò per un'intera settimana sulla pettorina di un grembiule. Ma la portava sempre dove la Signora Boyd l'avrebbe potuta vedere, sempre quando lei e Howard si vestivano per uscire e passavano dalla camera della madre per darle la buonanotte. Abitavano al piano di sopra, dove, un anno più tardi, nacque il loro bambino. Lo portarono di sotto, per farlo vedere alla Signora Boyd. Lei voltò la testa sul cuscino e lo guardò una volta sola. "Ah," disse. "Non ho mai conosciuto il padre di Amy, che io sappia. Ma allora, non viaggiavo molto in treno." _ "Quella vecchia - quella vecchia-" gridò Amy, rabbrividendo e aggrappandosi a Howard. "Perché mi odia così? Che cosa le ho fatto? Andiamocene. Tu puoi lavorare." · "No. Non vfvrà per.sempre." "Sì, che lo farà. Vivrà in eterno, solo per odiarmi." "No," ripeté Howard. L'anno seguente il bambino morì. Amy· cercò ancora di convincerlo ad andarsene. "In qualsiasi posto. Non mi importa come dovremo vivere."
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