SAGGI/ ANDERS o ieri l'altro. L'introduzione di questa amnesia è però perfettamente coerente; perché dove non c'è tempo non c'è nemmeno ricordo. Eppure il tempo non è così "pietrificato" come in Kafka. Infatti Beckett conserva un minimo di attività - di che genere sia questo rudimento lo vedremo tra breve - quindi, nonostante tutto, esiste ancora un minimo di tempo. E sebbene esso non fluisca, è pur possibile ricacciarne indietro in qualche modo la sostanza, spingerla da parte, farne un "passatb": è quindi, per così dire, una stagnante poltiglia di tempo. Com'è ovvio si riesce a 'metterla in movimento sempre soltanto per qualche secondo, al massimo per qualche minuto; se si ritira anche per un solo istante la mano che imprime un certo movimento al tempo, tutto si frammischia di nuovo e nulla rivela che era successo qualche . cosa. Ma transitoriamente si era tuttavia prodotto "tempo" e se ne era goduto. L'attività rudimentale che riesce ancora a produrre un effimero movimento nella poltiglia del tempo non è più un vero "agire"; perché non ha altro scopo se non quello di mettere in movimento il tempo, cosa che nella vita "normalmente" attiva non è lo scopo ma la conseguenza dell'agire; dunque è puro e semplice passatempo. Se unico scopo dell'attività è la "conseguenza" nel senso di "successione di tempo", vuol dire che ha rinunciato a ogni altro genere di conseguenza, Se i due personaggi fanno atto di "andarsene", restano; se fanno atto di "aiutare", non muovono un dito. Persino i loro impulsi buoni, o gli sdegni, si volatilizzano tanto all'improvviso, che questo non-esserci-più fa sempre l'effetto di una esplosione negativa. E tuttavia sono sempre di nuovo "attivi", appunto perché l'attività tiene in moto il tempo, sospinge qualche -.... metro di tempo dietro a loro e li porta verso il presunto Godot. Si arriv·aal punto che i due personaggi si propongono .addirittura di rappresentare sentimenti e moti dell'animo - e qui la commedia tocca accenti veramente strazianti - e si abbracciano realmente, perché anche i moti dell'animo sono moti e, come tali, smuovono per un po' la melma del tempo stazionario. "Che ne diresti" propone Estragon "se ci rallegrassiplo? Sarebbe già qualche cosa, no?" E quando Wladimir domanda che cosa significhi questo "qualche cosa", Estragon risponde "Qualche cosa di meno", e intende dire: lo spazio di tempo che ci divide da Godot diventa con ciò un po' più breve. In realtà l'unico mezzo che offra conforto e aiuti a sopportare la bonaccia consiste nell'attivazione dello stare in compagnia, nel riattaccarsi alla ventura che si è in due ad affrontare l'assurdo. Senza il loro vicendevole, commovente e disperato attaccamento, senza la loro conversazione che gira a vuoto, senza il continuo bis!icciarsi, piantarsi e ritrovarsi, che richiedono tempo, sarebbero realmente perduti. Non è dunque soltanto per ragioni tecniche che Beckett ci presenta una coppia, non è soltanto perché sul teatro un Robinson dell'attesa finirebbe con l'essere una vuota immagine; ma perché ci vuole mostrare che l'uno fa passare il tempo ali' altro; che la socievolezza aiuta a passar sopra l'assurdità dell'esistenza, o per lo meno la nasconde. Certo neanch'essa garantisce senz'altro il fluire continuato del tempo; ma di tanto in tanto offre un aiuto saltuario. E se alla domanda: "Che ho fatto della mia pipa?" il partner risponde: "Deliziosa serata", le battute e le repliche a guisa di monologo somigliano ai colpi di due duellanti ciechi che, menando i loro fendenti a càso nel bui.o,cercano di persuadersi che si battono a duello. 70 Nessuno vorrà negare che il "passatempo" esista anche nell'"esistenza normale", durante gli intermezzi offerti dalle ore libere. L'espressione corrente "passatempo" indica infatti che, giocando· a essere attivi, cioè mediante i giuochi, cerchiamo di cacciare via o almeno di cacciare avanti il tempo, che altrimenti minaccia di ristagnare. Ma, obietterà qualcuno, lo facciamo soltanto nel tempo libero-attività seria e giuoco sono nettamente divisi; mentre la serietà, o per lo meno la desolazione e, se confrontata con la realtà, l'astrusa irrealtà della vita di Estragon e Wladimir consi_steproprio nel fatto cbe .devono far passare il tempo senza sosta, che devono giocare senza sosta. Ma è proprio giustificata questa distinzione tra loro e noi? Esiste davvero una linea divisoria riconoscibile tra la nostra attività seria e il nostro giuoco? Non lo crediamo. La squallida lotta che i due personaggi sostengo.noper procurarsi un'attività fittizia è tanto impressionante soltanto perché rispecchia il nostro destino dell'uomo di massa. Da un lato infatti il lavoro meccanico, il cui fine resta nascosto oggi Madeleine Renaud, Beckett e Roger Blin, regista, provano Giorni felici (Parigi 1963, foto Pie).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==