Linea d'ombra - anno IX - n. 66 - dicembre 1991

OMAGGIO A ROBERTO ARLT Roberto Arlt (Buenos Aires 1900- I 942) è scrittore ancora poco noto in Italia, nonostante la traduzione del suo capolavoro, il romanzo in due parti/ sette pazzi e I Lanciafiamme, del 1929 e 1931, presso Bompiani nel 1971, e de ILgiocattolo rabbioso (del I927) presso Savelli nel 1978. Scrisse altri romanzi (ELamor brujo, 1932), e vari racconti (Eljorobadito, 1933), e le Aguafuertes portenas, ritratti di vita quotidiana del piccolo popolo della capitale argentina pubblicati settimanalmente su quotidiani, raccolti nel 1933. Fu anche autore di teatro (Africa, 300 millones, La isla desierta ...), accentuando sulla scena gli elementi di feuilleton .che caratterizzavano le sue storie, e il modo di raccontarle. José Muiioz (Argentina 1942), grande disegnatore da anni "milanese", creatore con lo sceneggiatore Carlos Sampayo della serie del nostalgico detective privato Alack Sinner, e di.album pubblicati in Italia da Milano Libri (ricordiamo tra i molti Sòphie, del 1977, e il recente Billie Holiday, 199 I), ha illustrato uno dei capitoli più belli: strani e strazianti del capolavoro arltiano, sulla morte di uno dei "sette pazzi". Un omaggio ad Arlt al quale abbiamo voluto aggiungere alcune citazioni da scritti di due suoi illustri estimatori, Julio Cortazar e Juan Carlos Onetti, in qualche modo, per qualche verso, suoi debitori, e una nota di Goffredo Fofi che riproduce in parte un articolo su Arltpubblicato sui "Quaderni piacentini" (n. 43 del 1971) in occasione dell'edizione italiana di/ sette pazzi. UN ARTISTA GRANDE, STRANO••• Juan Carlos Onetti Era, dal punto di vista letterario, analfabeta in modo spaventoso. Non plagiò mai nessuno: rubò dagli altri senza rendersene conto. Eppure, insisto: era un geniò. Un'osservazione: se vi sono ancora dei seguaci di Lombroso, per loro le ossa frontali del genio mostrano una protuberanza tra le sopracciglia. Questa particolarità èra notevolissima in Roberto Arlt, in me non c'è. E ora, disgraziatamente, ricompare la parola "sconcertante". Ma visto che è già qui, cerchiamo di guardarla da vicino. Essendo vecchi ammiratori di Arlt, vecchi ciarlatani e vecchi scopritori abbiamo sperimentato che le obiezioni delle persone più colte sull'opera di Roberto Arlt sono difficili da controbattere. Neppure l'ansia di vincere una polemica per pochi minuti mi ha mai permesso di negare le numerose accuse che sono stato costretto a ascoltare e che, malgrado tutto, stranamente, nessuno ha il coraggio di pubblicare. Scegliamo quelle più dure, quelle in apparenza più definitive: 1)Roberto Arltha tradotto Dostoevskij nel dialettoporteno, il dialetto plebeo e della malavita di Buenos Aires. Il romanzo composto da/ sette pazzi e I Lanciafiamme è nat~ da/ demoni. Non solo l'argomento, ma· anche le situazioni, i personaggi. Maria Timofeevna Lebiàdkina, "la zoppa", è facile da riconoscere: qui viene chiamata Hipòlita; Stavroghin viene ricostruito nella figura dell'Astrologo; e così altri. Il diavolo, puntualmente, appare tante volte a Erdosain come appare a Ivan Karamazov. · 2) L'opera di Arlt può essere un esempio di carenza d'autocritica. Dei suoi nove racconti raccolti in volume, io, personalmente, gliene invidio due: Le fiere e Ester Primavera e disprezzo tutti gli altri. 3) Il suo stile è spesso nemico personale della grammatica. 4) LeAcqueforti di Buenos Aires sono, in massima parte, assolutamente disprezzabili. Altre obiezioni fanno seguito, ma queste sono le principali e sono sufficienti. I quattro argomenti esposti prima dall'avvocato del diavolo, sono, lo ripetiamo, irrefutabili. Eppure continuiamo a essere convinti profondamente, definitivamente, che se un Jbitante qualsiasi di questi umili lidi è mai giunto ad av,vicinarsi alla genialità letteraria, aveva per nome Roberto Arlt. Parlo di arte e di un artista grande, strano. Su questo terreno i grammatici, gli esteti, i professori possono muoversi poco. O meglio, possono muoversi molto ma non riescono a fare un passo avanti. L'argomento di Arlt è quello dell'uomo disperato, dell'uomo che sa (o s'inventa) che solo una parete sottile e invincibile èi separa tutti quanti dalla "felicità senza dubbi", che capisce che è "inutile che la scienza progredisca se continuiamo ad avere il cuore duro e acerbo come quello degli esseri umani di mille anni fa". Parlo di uno scrittore che capì come nessun altro la città nella quale gli toccò in sorte di nascere. Forse perfino più profo~damente di coloro che scrissero musica e parole di tanghi immortali. Parlo di un romanziere che avrà maggior fama via via che passeranno gli anni (e su questo punto si può scommettere) e che, incomprensibilmente, nel mondo è quasi sconosciuto. Dedito a catechizzare la gente, ho distribuito libri di Roberto Arlt. Qualcuno di questi libri mi è stato restituito dopo che vi furono segnati, col lapis, senza distrazioni, tutti gli errori ortografici, tutti i mulinelli della sintassi. Chi si prese questa briga aveva ragione. Ma vi sono sempre delle compensazioni. Quest'uomo non ci scriverà mai nulla che valga quanto i capitoli sul 'agonia del ruffiano melanconico, L'umiliatoeHaffnercade. Non ci dirà mai, in maniera maldestra, geniale e convincente, che nascere significa accettare un patto mostruoso e che, malgrado questo, esser vivi è l'unica vera meraviglia possibile. E non ci dirà neppure che, per assurdo, è più importante continuare. (dalla prefazione all'edizione italiana di/ sette pazzi, Bompiani 1971, traduzione di.L. Pellisari). PAZZI IN RIVOLTA Goffredo Fofi Le coordinate storiche dell'epoca aiutano a comprendere l'opera di Arlt e ce la chiariscono. L'entusiasmo che le classi medie d'origine europea vissero negli anni dei governi radicali e soprattutto con Irigoyen, tra il "I 916 e il 1930, prometteva loro un ruolo e un posto sociale determinanti. Già allora l'Argentina era Buenos Aires, la città porto, la testa sproporzionata di un paese enorme e quasi disabitato. L'oligarchia non aveva mantenuto le sue promesse, e se prima, alla fine del secolo, aveva imposto ed esaltato l'immigrazione urba_nacontrapponendola ai gauchos ribelli e pericolosi delle sommosse, divenuta però incapace di controllarla politicamente e di sostenere economicamente lo sforzo di colonizzazione interna che aveva sognato, tornava a idealizzare il gaucho dopo averlo sconfitto, e a temere il ribollire confuso di velleità e speranze avvilite degli immigrati. La politica radicale s'era appoggiata sulle classi medie, le aveva glorificate, se n'era fatta portavoce, ma il crack del '29 segnò la sua sconfitta e l'avviò di un lungo periodo di precarietà e frustrazione. Arlt crea le sue maggiori opere a cavallo tra i due periodi, segnandole tutte della coscienza dell'instabilità dell'entusiasmo passato e della situazione di delusione e difficoltà del lungo presente. Come dimostrano il primo e l'ultimo dei suoi romanzi, Èljuguete rabioso e EL amor brujo, densi entrambi di tiferimenti autobiografici, la frustrazione delle classsi medie è la sua frustrazione, l'impotenza di quelle. la sua impotenza, e nei personaggi che egli crea esse s'incontrano, sollevandosi nei tentativi di fuga, nel passaggio dalla schizofrenia alla paranoia, e nell'itinerario obbligato delle tre fasi: frustrazione, fuga e caduta. Ma in esse'Arlt va oltre il dato meramente sociologico e storico del suo tempo, e si ricollega a ben altro. Se quindi oggi i suoi testi sono anche splendide iniziazioni ad aspetti fondamentali della culturea e della società argentine, essi sono, in generale, anche importanti, con tutta la loro folle peculiarità, come accostamento e comprensione di una sorta di formidabile patologia dell'anima piccolo-borghese d'ogni paese. In questo senso, non

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