LA CA.SA DEI SETTE BAMBINI ElsaMorante Cinque anni fa, il cinque dicembre del 1986, moriva Elsa Morante. La ricordiamopubblicando due suoi brevi testi oggi introvabili, per gentile concessione.dei suoi eredi. Una nota di autopresentazione del 1960 (scritta su richiesta di Elio Filippo Ace rocca per il volume Ritratti su misura, Sodalizio del Libro, Venezia) e una fiaba, delle molte che scrisse nell'adolescenza e giovinezza. Questa, una delle più belle, è apparsa sul n.44 del"Corriere dei Piccoli" del 1933. C'era una volta una mamma che aveva sette bambini. Per sette bambini occorrono molte cose, pensate. Occorrono sette cullette sette vestiti e sette paia di scarpette. Occorrono anche sette scodel 1~ di zuppa_per quando i bambini hanno fame. E questa povera mamma mvece non aveva niente. Non aveva altro che il suo sc!alletto, ma, vedete, era così logoro che nessuno voleva comprarglielo. Ma quando venne l'inverno, perché i suoi bambini avessero le scarpe, la mamma si mise a lavorare e, lavora lavora, cucì lei stessa set~e_paia?i scarpe. Cioè, sette paia no, perché alla fine le mancarono Ii cuo10e la stoffa e così Piccolino, che era il suo ultimo nato, rimase c~n una scarpa sola. Per fortuna, Piccolino non sapeva ancora cammmare e anche una sola scarpetta gli bastava. La mamma gliela mise al piede destro e Piccolino batté le mani tutto felice. Ma per i se~tevestiti e le sette scodelle di zuppa, la mamma non sapeva propno come fare. E quando alla sera i suoi bambini diss~ro:-:- Ho fame, -ella si voltò un momento per asciugarsi una -lagnma dt nascosto e li fece inginocchiare perché dicessero le loro pre?hiere. Poi pensò di _metteretutte le scarpe in fila sulla porta; cosi, forse, le avrebbe viste la Fata che passa di notte davanti alle case, e avrebbe lasciato qualche regalo. La notte era fredda, tanto fredda che anche la luna non aveva avuto il coraggio di uscire. Ed era anche buia, buia. Pure, la Fata passò. Ma aveva molto freddo, la Fata, e passò tutta imbacuccata nel ~uomantello. E la casa era così piccola e scura, che ella non la vide. E allora, le scarpette, in fila sull'uscio non servivano proprio a nulla. Era inutile avercele messe. Per questo destarono I~curio_sitàdi una stella. Era una stella piccolissima, che in cielo s1annoiava, per tutta una notte così lunga. Stando sulla casa dei se~tebambini, essa vide le scarpette. E per non saper che fare, si rruse_a -~ontarle. E conta e riconta: - Ma guarda un po' - commc10 a pensare. Credevo fossero sette paia, e invece c'è una scarpa di meno. Forse io vedo male. Sono così lontana! E chiamò: - Albero di melo senza fiori! L'albero di melo senia fiori ascoltò la sua domanda e anch'egli contò, e anch'egli osservò: - Sì, ce n'è una di me~o. Ma io sono così infreddolito che forse non vedo bene. Va' tu passero Cip. . ' _ . Il passero Cip discese e vi~e che era proprio così. Ce n'era una d1~eno. E la stella disse: - E la più piccola. Dev'essere di piedi nati da poco. Come faranno a camminare per il mondo con una scarpa s_ola?- E n?n poteva addormentarsi. E siccome, povera stelluccia, anche le, era povera, ma aveva un rocchetto di filo d'arg~nt~, sapete che fece? Cucì un paio di scarpettine d'argento, ~ le mise m fila con le altre. Il passero Cip fece la guardia perché Il vento non le rubasse. Al:' alba, ecco i sett_ebambini scalzi sull'uscio. Il primo guardo le sue scarpe e disse: - Vuote. - Il secondo disse: - Vuote. - E il terzo, e il quarto. Poi si vide splendere qualche cosa, e apparvero le scarp@ttined'argento. Non vi dico la meraviglia, e le feste quando Piccolino le calzò. · E Pic~oli~~ fu tanto fiero delle sue belle scarpe, che subito ebbe voglia d1imparare a camminare. E fece un passetto, ne fece u? altro,~ arrivò dall'uscio al tavolino zoppo. Pensate, un bambmo c~e impara a camminare con le scarpe cucite da una stella! Qu~l giorno si mangiò poco, ma nessuno vi fece gran caso, perché tutti avevan da pensare a quella bellezza di scarpe. Appena fu sera la stellina occhieggiò e spiò dietro la finestra. E vide Piccolino eh~ dormiva e sorrideva. Egli sognava le sue scarpe e sognava di fare il giro di tutta la casa con le scarpe d'argento.' Allora, la stella pensò: - Voglio fare da lampada a questa casa. Staro se,mrre qua su. Sono una lampada povera povera, lo so, ma un po d1luce posso farla, e sorveglierò bene che nessuno faccia male a Piccolino. Mentre la stella prendeva questa gran decisione la mamma ve?ne !uori sul!' uscio, nella notte, e mise in fila per terra le sette paia d1 scarpette. Questa volta erano proprio sette paia, come sapete. La mamma sperava sempre che !_aFata, passando, le vedesse. E, a mezza~otte, come ogni sera, la Fata passò. Anche questa v?lta era tutta imbacuccata, e aveva fretta. Ma il passero Cip le d1s~e:- Fata, guarda a terra davanti all'uscio. - Ed ella guardò e vide le scarpe d'argento che splendevano. Allora si avvicinò e aprì il su? ~ac_cope_rlasciare i regali dentro le scarpette. Lasciò sette pamm bianchi, sette sciarpette di lana e sette mazzetti di radicchio fresco. E, ali' alba, quando i sette bambini scalzi vermero_sull'uscio, il _Primodisse: - Oh, guardate! Pane, insalata e ~ciarpetta !_- E Ii secondo: -Sciarpetta, pane e insalata! - Così 11terzo, e 11quarto. E Piccolino nelle sue scarpe trovò anche un campanello, perché era piccolo e gli piaceva giocare. E~c? qui: e or~ è inutile che vi racconti quello che i sette _ ba~bm~ trovarono Ii secondo giorno, e poi sempre, ogni mattina. V 01 capirete che la Fata oramai sapeva la strada e si fermava tutte le notti. Ma la storia non è finita. Dovete pensare che una casa che ha per lampada un~ stell~ non è come tutte le altre case. Per questo avvenne che tuta quelli che passavano, gli uomini e il vento e le s~elledel cielo, ~ifermavano a guardare e dicevano: - Quanto mi piace questa piccola casa! Come mai riluce così? Ci abiterà qualche re. Ma una ~era passero Cip cantò piano: - Cip cip, nessun re, nessun re. C1sono sette bambini con una mamma povera. E una stel!a povera che fa da lampada. Sapete che i sette bambini hanno ~utt1la loro zupp~ e la loro sciarpetta? E che Piccolino ha già 1mp~rat?a c~mmmare? Cip cip, qui abita Piccolino che sogna di fare 11giro d1 tutta la casa. Cip cip cip cip. E venne un bel mattino, in cui Piccolino riuscì a fare il giro di· tutta la casa, con le sue gambe. E di fuori, l'albero di melo s'accorse che era primavera e d'improvviso s'infiorò. I sette bambini vennero e fecero il girotondo attorno all'albero. · Girotondo, girotondo ... Passò il vento e per giocare anche lui r~bò _ta?tifiori all'albero e li portò via con sé. Li portò via nei giardm1e nei campi e chi li raccoglie sorride e non sa perché. Non sa che accanto a lui c'è un poco dei sogni di Piccolino e dei canti del passero Cip e della luce di una stella povera. Perché non sa la via della piccola casa lontana, della casa dei sette bambini su cui veglia una lampada che si chiama Felicità. (da "il corriere dei piccoli", n.44, I933) 45
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==