36 Walter Serner LATIGRE Una prostituta e un idealista in crisi scivolano tra le ombre degli anni '20 inventandosi un amore necessario. Modulata sulla forte tensione erotica dei due protagonisti, lostoria si snodo nervosamente tra ibassifondi , i café, gli alberghi' e i bistrot di uno Parigi notturno, affascinante e truffaldina. ArchiviofotograficoBronzetti LESICILIANE In un'elegante veste natalizio, una galleria di ritratti riconsegno olio memoria una lucidadocumentozinedella condizione dello donna nello Sicilia tra otto e novecento, dal Liberty olla Vespa. EDIZIONI,SELVATICHE li librodellefamiglie sottoformadi animali Teneri ed esilaranti ritrattidi famiglia nelledescrizioni fantastiche dei bambini della scuoio elementare Beata Vergine del Pilone di Torino. Il librodei postisegr~ti I luoghi segreti dell'immaginario infantiledescritti e disegnati dai bambini di oggi per ibambini di tuttii tempi. li librodellepaure Sergio ho paura dei ladri. Eugenio del buio. Adelaide di tonte cose... •Le immagini dei luoghi e situazioni, inventate e reali, rivelano i èomplessi mecèonismiaffettividei bambini delle Edizioni Selvatiche. Gli animalichecipiacciono Tuttolo spontaneità del mondo infantile in una raccolto di disegni e testimonianze di bambini sensibilie innamoranti. GELKAEditori:viaRoma,94 90133 Palermo Tel.091/6167549 CONFRONTI l'epoca di Miies e la nostra storia Fabrizio Bagatti La notizia della morte di Miles Davis mi è arrivata quasi subito. Un amico, a Londra, l'aveva saputo per caso, mentre il suo tassista stava ascoltando VOA. Miles è morto. Ognuno di noi, in qualche suo modo segreto, l'avrà rimpianto e commemorato, cominciando a far l'abitudine a una nuova pesante assenza. "Limitati a scrivere della musica, se ti è piaciuta o no. Scrivi quello che sai oppure scrivi quello che non sai, come fanno tutti": Miles a Joe Goldberg nel '78. Perché abbiamo amato e amiamo così tanto la musica di Miles Davis? Parlerò solo di quello che so e di quello che, con me, sanno altri coetanei che condividono questa passione. Proverò a dire se la musica ci piaceva, e perché. Forse ne verrà fuori una buona verità. La cosa sacrosanta è che Miles saltava fuori sempre da dove non te lo aspettavi. Magari eri sicuro che facesse capolino da una certa parte e ti preparavi a sorprenderlo. Invece niente da fare. Eccolo in contropiede dalla parte opposta. Circa alla metà degli anni Settanta avevamo cominciato a capire il jazz e così i sax di Parker e di Coltrane stavano inesorabilmente spazzando via gli arpeggi di chitarra elettrica pop. Dopo aver bevuto rock'n roll & show business per . anni avevamo cullato l'illusione della rivolta psichedelica e del!' ascetismo sudaticcio di Santana. Ma chi come noi (trentenni oggi) aveva visto il '68 solo da dietro la vetrina dell'asettica scuola dell'obbligo, la rivoluzione hippy aveva malgrado tutto un saporaccio di plastica troppo evidente. E ora la tromba di Miles metteva così facilmente a tappeto i vocalismi di Leon RÙssel o le anche di Ike & Tina. Morrison era morto, disperatamente morto ma "Bird lives!", se capite con che idea volevamo usare quella risposta. Cercavamo a tentoni la nostra rivoluzione e Miles ci dava una voce che non mentiva. Per aggirarsi in avanscoperta nella foresta delle ere jazzistiche, la tromba roca di Miles era una guida perfetta. Ma c'era questa cosa strana: la "prima creazione". Il talento be-bop che terrorizzava Monk ("Miles, a suonare, potrebbe mettermi il culo per terra"), la tromba "fast" che faceva impallidire perfino Dizzy, il volto nuovo che aveva scalato i vertici del bop, quel Miles Davis "faccia d'angelo", bang!, di colpo pianta- .va in asso la baracca "jerk" e saltava fuori da un'altra parte. E anche noi, giù col culo per terra. Dov'era? Era sbucato fuori con i ragazzini ricchi del jazz bianco percreareBirthof the cool. Era davvero un colpo. Per i nostri sedici anni, saltare giù da A night in Tunisia per salire su Deception, era co-me cercare di afferrare dalla pensilina l'ultima maniglia del treno in corsa. Se Svevo è già qualcosa, prova un po' a leggere Joyce! "Per dirla con Gertrude Stein, un'altra innovatrice americana: una band è una band è una band": Gerry Mulligan su Birth of the cool. El vis Presley "è solo un bianco che dimena il culo alla Casa Bianca": Bobby Seale. E poi? Poi gli anni delle cinque perle: Smokin ', Relaxin ', Cookin ', Walkin ', Workin '. Il meglio che potevamo trovare per consolidare la trincea e tenere la posizione. Il jazz abita qui, nel quintetto base: Davis, Coltrane, Garland , Chambers, Jones. Non è abbastanza? Attaccano ancora? Ci vuole l'arma totale? Non importa: bastano i sette uomini d'oro: Davis, Coltrane, Adderly, Evans, Kelly, Chambers, Cobb. Kindof Blue. In assoluto uno dei I O dischi di jazz da salvare per il "day after" (ma forse anche dei 5 !). Si poteva vivere tr_anquilli, con la nostra rendita, con la nostra strada. Gli anni di piombo (Led Zeppelin?) si sopravvivevano con le copertine dei Columbia. Con Miles "metti la sordina e vai", con Shorter che scriveva capolavori a getto continuo e con Mademoiselle Maubry che ti guardava dalla copertina con gli occhi di pantera e serpente. Alle nostre "filles" che ci spezzavano il cuore diciotto-ventenne, contrapponevamo le Fil/es du Kilimanjaro. Miles? "È lì, per noi, sta arrivando da quella parte, tieni pronto il flash del cuore ragazzo!" Niente affatto! Sembrava tutto facile ma ancora una volta bang! La "seconda creazione". Provocò più crisi di coscienzaBitches Brew_ del compromesso storico di Enrico Berlinguer. Scusate: absit iniuria verbis: parlo per noi trentenni oggi. Parlo di quello che so. Bitches Brew: lo shock che metteva le spalle al muro a quanti di noi erano già di ventati dei puristi, dei fanatici dell'integralismo acustico nel jazz. Il discoctieamavi o odiavi, che magari tenevi in casa solo perché, ogni tanto, l'amico archeologo che veniva a trovarti voleva ascoltare Phaharao 's Dance. Una bella sberla, una bella rivoluzione da mandare giù. Crisi epilettiche e schizofrenia. Ma era sempre lì a ben guardare, era sempre lì la voc; di Miles. Quella tromba che avevi imparato a riconoscere sempre, quel tono di dolce lamento che solo la sordina rendeva un po' metallico. Quel "duende": Nat Hentoff. Adesso era come starsene appollaiati sulla cari inga mentre l'aereo picchia verso terra e straccia urlando le nuvolaglie. Live/Evil. At the
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