John Reed (il secondo dall'alto) al Congresso di Baku, un mese prima della morte. tremenda e risolutiva macchina da guerra. Soffrii in anticipo il dolore di quella terribile guerra, ma una volta che vi fummo entrati non ebbi un solo dubbio sul suo esito, e rassicurai molte persone dubbiose e scoraggiate (curiosamente, mi aspettavo che Churchi Ildiventasse uno dei nostri grandi eroi di guerra, come avvenne). Era mio desiderio, nel periodo in cui ero emotivamente sopraffatto dall'amarezza contro la Russia sovietica, di ritrovare una stabilità emotiva, di essere capace di guardare alla Russia come a qualsiasi altra nazione e non come a un perduto e infedele amore. Da tempo avevo reciso ogni legame con organismi russo• - sovietici. Non ero un propagandista, se non nelle mie vesti di funzionario governativo. Non ritenevo il mio giudizio su qualsiasi affare riguardante laRussia sovietica degno di meritare alcun pronunciamento pubblico. Volevo essere libero da un coinvolgimento emotivo con l'Urss, non spinto in quel tipo di stupidaggini reazionarie che sommersero Wordsworth, Coleridge e altri dopo la rivoluzione francese: un atteggiamento che tuttavia ero vicino a poter· comprendere assai bene (volevo anche conservare il-mio senso dell'humor, un prezioso bene spirituale, ed evitare che venisse corroso dall'acido dell'indignazione morale-che avevo in abbondanza, più di quanto sia utile a ogni persona, o comunque fosse utile a me). In ogni modo riuscii abbastanza bene a osservare questo mondo vasto e vario senza avere di continuo la Russia in mente. Date le circostanze lo considerai un successo notevole. Non è necessario che io creda di aver avuto se_mprein proposito un atteggiamento corretto. Vedendo quanto si è sbagliata su questo terreno altra gente posso convincermi di aver sbagliato poco. Non ho mai ceduto le mie facoltà mentali, per prima cosa, al controllo di una disciplina di partito. Le mie tappe lungo una fedeltà sentimentale al movimento rivoluzionario non furono tali da impedirmi di perdonarmele. Ho resistito all'influenza pressante di una delusione emotiva in una maniera che mi soddisfa. Tutto questo mi ha preso più spazio di quanto intendessi a raccontartelo, ma la conclusione è questa: credo ché la delusione in una questione politica molto rilevante è un processo fortemente emotivo, in cui i passi dell'intelletto non sono liberi dall'influenza dei sentimenti. Non posso immaginare il tuo percorso meno emotivo del mio o, nei suoi dettagli intellettuali, più gloriosamente logico del mio. Tu puoi IL CONTESTO ·certamente essere una persona più logica di me, ma la tua logica è alla mercè (o al servizio) delle tue emozioni come lo è la mia; le tue conclusioni logiche, come le mie, non sono altro che parte di un percorso personale, che non ha obbligatoriamente valore per qualcun altro. Così quando dici che la gente che vuole la rivoluzione "non ha osservato le cose da cima a fondo", tu stai solo offrendo una scusa ex post che non si può applicare a loro. H:L.Mencken potrebbe averti detto, e in qualche modo te lo disse, come sarebbe finita la tua preziosa rivoluzione; ma questo non ti fermò. Se quello che le masse dell'Asia vogliono è mangiare di più, mi sembra tremendamente frivolo dir loro che è stato . "provato" che il socialismo non funziona. Io adesso, sebbene non possa far molto, posso offrire il" modo per "evitare il socialismo" in anticipo: dare alla gente pane, giustizia e poche altre cose prima che prenda le armi per instaurare una dittatura. Se il nostro governo non può o non vuole farlo non bisogna poi che venga a lamentarsi con me sulle orribili cose che sono accadute. Ho molti dubbi, forse sbagliando, sul valore politico e più generale delle conclusioni che tu continuerai -a mostrarmi di aver raggiunto. Non ho il diritto di giudicarle in anticipo, ma sono scettico in anticipo. Tuttavia mi interesserà capire come sei passato da un insieme di idee a un altro; e sarò pronto a credere che il processo intellettuale è stato essenziale per la tua fuga da una schiavitù emotiva. Alcuni diranno senza dubbio che se tu non fossi andato così avanti non avresti avuto bisogno di un tale elaborato complesso di rotazioni intellettuali per tornare indietro. Ma vi sono persone che apparentemente sono condannate a essere coinvolte in grandi entusiasmi ideali che sono portati - come i tronfi sapientoni che stanno ai margini hanno sempre saputo, beati loro! - alla disillusione. Vi sono anche dei pazzi che meritano di soffrire perchè preoccupano in sommo grado la parte umana, generosa e più o meno eroica della nostra natura. Il tuo racconto della tua carriera di rivoluzionario e propagandista è un pezzo di scrittura ispirato, e avrei dovuto dirtelo a lungo invece di criticarti su questo o quel punto. Non vedo come la tua ultima saggezza, se ce n'è una, possa competere in interesse con le tue prime follie. Prima che tu diventassi saggio come sei adesso attraversasti un periodo agitato, quando il tuo splendido palazzo di illusioni venne distrutto, non senza lacrime e sangue. Questo sarebbe un racconto interessante. Abbraccio te ed Eliena. Floyd. 25
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