IL CONTESTO perfetto esempio è costituito dal corridoio dello Shimba Hills Ri~er sotto Kwale, sulla costa: gli elefanti lo usavano come una pista natur&')e, che li riforniva di acqua e cibo; il loro foraggio è la boscaglia non la terra coltivata o ta zona residenziale e quel terreno è attraversato da profondi burroni e disseminato di massi caduti da tempo immemorabile dalla montagna che lo sovrasta. Perun paio d'anni nelle foreste si era aggirato un piccolo branco di elefanti. Gli abitanti dei villaggi circostanti non li volevano e hanno appiccato incendi notturni per allontanarli. Così sono riusciti a distruggere anche centinaia di ac(i di foresta, piante e animali più piccoli. L'ultima volta che ho visto quella zona ho notato che gli elefanti non c'erano più, ma·anche i contadini, dopo aver pi;mtato e raccolto il mais da pochi ettari di terreno, se ne sono andati con il magro raccolto e hanno abbandonato la pista lasciando dietro di sé solo terra brulla e meno fertile di prima. Gli elefanti non devono essere costretti a competere con coltivazioni e allevamenti di bestiame; e del resto mentre gli animali selvatici sono immuni alla mosca tse-tse, quelli · domestici no, un motivo in più per offrire un insediamento alternativo. Sperimentando un nuovo tipo di amministrazione, Leakey hq.già bloccato la pessima gestione dei parchi del Kenya dopo l'Indipendenza. Adesso gli serve che la gente del posto si renda conto dei benefici e diventi il miglior protettore degli animali selvaggi, vegliando sugli elefanti 'invece di cacciarli. Ma ciò richiede tempo. · Leakey ricava soddisfazione da quanto sta facendo; ha dichiarato, agli esordi del suo impegno erculeo: "Sono stato chiamato ad un compito che potrebbe costituire una grossa differenza per il mio paese: è un grande onore". Nonostante le sue aspirazioni, non potrà fare tutto da solo. Il Kenya dichiara di voler attirare un milione di turisti ali' anno, ma i piccoli parchi oggi disponibili non possono assorbire tanti visitatori e non ci saranno nemmeno animali da vedere, men che mai elefanti, se il Governo cerca di raggiungere un tale obiettivo. Ci sono aree alternative nelle quali sistemare nuovi parchi senza i\'ol'ità GRAZIELLA FAVARO, MARA TOGNETTI BORDOGNA DONNE DAL MONDO ·strategie.migratorie al femminile pp. 248, L. 35.000 Una ricerca che oltre a presentare dati di indubbio interesse documenta.rio, si pone come efficace strumento di lavoro per tutti coloro che operano nel campo dell'immigrazione, con particola.re interesse alla condizione ~i invisibiljtà sociale che le donne immigrate vivono nel nostro paese. DANIELA ROMAGNOLI (a cura di) LA CITTÀ E LA CORTE Buone e cattive maniere tra Medioevo ed Età Moderna Saggio introduttivo di Jacques Le Goff pp. 184, L. 28.000 Una puntuale e densa introduzione inquadra l'argomento trattato in questo volume: la storia della gestualità, i pericoli della parola psata in modo menzognero o adu!atorio, la città e la corte come luoghi nei quali l'etica e l'etichetta si incontravano o anche si scontravano, dando luogo a codici che hanno retto il comportamento della gente «di mondo» fino alle soglie del mondo contemporaneo. E ASSOCIATI 22 danneggiare il terreno o deludere i visitatori, ma ancora una volta è una questione di soldi. Il Governo sta cominciando a rendersi conto che il turismo, la gallina dalle uova d'oro che si è fatta così seducente da quando è uscito il film La 'miaAfrica, non renderà i sospirati dollari se gli animali non saranno protetti dal bracconaggio. E il Kenya oggi più che mai dipende dal turismo e quindi dai suoi animali. Gli elefanti nel loro habitat possono oggi provvedere tali guadagni e garantirli in futuro, mentre leprospettivedell'economiasonotutt'altro che rosee. Per fortuna a poco a poco le persone come te, caro lettore, si fanno coraggio, cominciano a capire che ogni mossa è un aiuto. Nel I 989 a New York i designer con firme famose a livello internazionale; si sono impegnati a mettere "fuori moda" l'avorio. Se ciascuno di noi si prende a cuore la sorte degli elefanti, potremo insegnare ai giovani che. · possedere alcunché in avorio è vergognoso, in modo che esso non venga più considerato un prodotto commerciabile. Si potrebbe osservare che il problema ha poco a che fare con la nostra vita quotidiana, ma anche se inminima parte ciascuno di noi è colpevole. Quando ammiriamo un braccialetto o un oggetto intagliato proveniente da Hong Kong, pubblicizziamo e provochiamo _la prosecuzione del commercio dell'avorio, ci assicuriamo che continui la strage, l'eccidio di quegli animali che se non altro hanno spinto nostra madre a insistere sulla pulizia serale dei nostri avori: così che siamo cresciuti con una dentatura sana. È stato detto che la civiltà con.siste in un prolungato sforzo per ingannare l'uomo su se stesso. Se il CITES, nel dibattito sul bando contro il commercio dell'avorio che si terrà in Giappone nel 1992, si pronuncerà a favore dell'abolizione del divieto, avrà con ciò suonato le campane a morto per l'elefante africano. I nostri nipoti non lo vedranno mai sollevare _laproboscide, come periscopio, né attraversare la savana al tramonto o emergere dalla nebbia ali' alba: esso sarà stato sterminato per soddisfare l'egoismo e la vanità dell'uomo. · Dove indirizzare le donazioni: Dr. Richard Leakey (KWS), Kenya Address P.O. BOX 40141, Nairobi. USA, Donazioni (con esenzione dalle tasse) vanno mandate a Global Communications for Conservation, 150 East 58 th Street, 34 th Floor, New York, N.Y. 10155. U.K. Donazioni da mandare a: Kenya Wildlife Trust, P.O. Box 35, AshfQrd, Middlesex TW 15, 3s J. Nota della traduttrice L'accorato appello di Erro[ Trzebinski non è l'unica voce a favore della sopravvivenza dell'elefante africano. In un libro uscito di recente, e recensito nel supplemento letterario del "Times" del 13 settembre 1991 (Elephants, Economics and Ivory, di E. Barbier, J. C. Burgess, T.M. Swanson e D. W. Pierce, editore Earthscan, pp. I 54, l. 8,95) si affronta la questione da un punto di vista strettamente economico: ad esempio, nemmeno una piccola parte dei 200 milioni di dollari che annualmente vengono incassati dal governo keniota grazie ai safari fotografici, finisce nelle tasche di quelli che sono costretti a viver;ecacciando di frodo gli elefanti. È pur vero che per ogni chilo d'avorio i bracconieri del Kenya e dello Zaire non incassano più di 7 dollari: mentre lo stesso chilo verrà venduto in Giappone o a Hong Kong per almeno 85 dollari. Ma per chi non ha altre risorse anche quel miserabile guadagno vale il rischio della prigione, o peggio. Inutile, dicono gli autori di questo saggio, fare appello ai buoni sentimenti oaffidamento alle sanzioni internazionali. Nessun provvedimento restrittivo servirà a salvare gli elefanti dall'estinzione, così come il proibizionismo non servì, negli Stati Uniti degli anni Trenta, che ad arricchire la malavita. I bandi, le proibizioni, non offrono alcun incentivo né all"'allevamento ", né alla protezione dell'elefante come soggetto fotografico. Molto più utile potrebbe risultare il controllo della vendita dell'avorio, una specie di calmiere internazionale. Se gli africàni si convincessero che gli elefanti, sia come "produttori" di avorio, sia come "selvaggina" per le macchine fotografiche dei turisti, valgono· tanto oro quanto pesano, la battaglia sarebbe vinta. (P. F.)
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