IL CONTESTO Paura, rabbia, affetto, umorismo e anche benevolenza sono emozioni presenti nel comportamento dell'elefante. Noi siamo qui per godere, ma l'avorio appartiene a loro. Privarli delle zanne significa condannare la specie alla camera a gas. Una proibizione totale della caccia ali' elefante potrebbe essere l'avvenimento più importante di questo secolo, in termini di conservazione ma anche di risarcimento dello sfruttamento del colonialismo. Questo mi riporta ai mercanti d'avorio d'antiquariato: non possiamo riportare in vita gli elefanti ma questi signori potrebbero contribuire a ridurre le perdite. Potrebbero acconsentire a imporre una piccola tassa su ciascun oggeuo in avorio, comprato o venduto, per cui ogni compratore o venditore verserebbe una quota al fondo per la conservazione dell'elefante. Servono solo buona fede e organizzazione. Si assicurerebbe anche il futuro del turismo in Kenya, dove la presenza degli elefanti è più preziosa per l'economia che il trofeo di una zanna moribonda sopra un camino o un orecchino scelto dai maghi della moda come l'ultimo grido per la nuova stagione. Gli elefanti non ci servono imbalsamati, posti su un piedistallo con una targa d'ottone, nei musei: ci servono vivi, perché contribuiscano alle complessità dei loro habitat nel modo prestabilito da coloro, chiunque siano, che ci sovrastano. Molte sono le leggende che circondano l'elefante, e non tutte senza fondamento. È vero per esempio che non dimenticano e che ricoprono i loro morti con foglie e terra come per seppellirli. Ma questo non significa che l'elefante sia un animale allegorico, a meno che noi, la razza umana, scegliamo che lo diventi e permettiamo, per negligenza, di trnsformarlo in un mito. E non si può dire che non ci siano stati avvertimenti (è stato registrato che persino Plinio nel 77 a. C. scris-se: "è ormai raro trovare i grandi denti degli elefanti ... ; tranne èhe in India, perché la richiesta del lusso ha esaurito tutti quelli reperibili nella nostra parte di mondo") perché alcuni uomini avveduti hanno previsto il disastro. Il grido di allarme per l'estinzione è stato lanciato, ma è stato ignorato; Denys Finch Hatton, cacciatore bianco, ai suoi tempi potenziale conservazionista, più noto come amante di Karen Blixen (Isak Dinesen l deplorava talmente la pratica di "sterminio all'ingrosso ... dalle auto" nel Serengeti, che usò la sua influenza presso il più prestigioso dei suoi clienti, Edoardo, principe di Galles, erede apparente al trono, per portare la sua crociata davanti alla Camera dei Lords. Finch Hatton illustrò i piaceri del safari fotografico, c"ontrapposto a quello con i fucili, e fotografò gli elefanti a profusione, intraprendendo sulla stampa inglese una campagna di un anno, chiedendo che "la fauna dell'Impero venisse protetta". Il risultato fu che il Serengeti venne dichiarato zona protetta, una decisione oggi molto apprezzata. I cineoperatori americani Osa e Martin Johnson, contemporanei di Finch Hatton e pure loro aviatori, filmarono con abbondanza con la convinzione che solo la celluloide sarebbe rimasta come testimonianza dei grandi branchi, destinati a essere spazzati via prima della fine di questo secolo. Nessuno ascoltò. Ma adesso siamo qui, con una scadenza di soli dieci anni ... Il loro pessimismo risorge oggi come una voce dalla tomba. Nel 1977 lacaccia venne proibita dal Kenya e si credette erroneamente che i branchi di elefanti sarebbero rifioriti. I cacciatori hanno da sempre avuto la funzione onoraria di guardacaccia ... controllando le specie, osservando con occhi esperti, comunicando i loro sospetti su zone remote. La loro sola presenza agiva come deterrente contro i bracconieri. Purtroppo il risultato era una caccia quotidiana, procurante denaro. Ci sono voluti vent'anni perché i segnali di allarme sulla progressiva estinzione fossero abbastanza forti da provocare qualche azione. Le proteste, nel 1989, erano così universali che 76 nazioni votarono per una sospensione internazionale del commercio dell'avorio. È un bando provvisorio, che sarà ridiscusso in Giappone nel 1992. Questa scadenza dà al mondo dodici brevi mesi per cambiare il corso del destino dell'elefante africano. Questo significa giurare di non comprare mai avorio e, secondo le parole di David Sheldrich: "Sfuggirlo e convincere anche gli altri a fare altrettanto". Gli umanisti credono che gli esseri umani possano migliorare, quando l'evidenza mostra il contrario e tanto più chiaramente in questa circostanza. Se la sospensione temporanea verrà revocata, la caccia di frodo continuerà finché l'ultimo elefante cadrà morto. Noi dobbiamo fornirgli un santuario perché dopo tutto ne abbiamo approfittato in ogni modo: siamo stati abbastanza incivili da ridurlo all'estinzione per :1,·idità, auto indulgenza, vanità e, quel che è più grave, semplice 20 negligenza. Abbiamo forse imparato qualcosa da questa deplorevole verità? In quarant'anni di caccia, un uomo può eliminare migliaia di elefanti ed essere stimato un "grand'uomo" dai suoi contemporanei. Possiamo deplorare la nozione di coraggio che avevano i nostri nonni, ma dobbiamo assicurarci che non tomi mai più a galla ed essere abbastanza coraggiosi da accollarci il dovere di proteggere i pachidermi africani con lo stesso zelo con cui altri sono quasi riusciti a sterminarli. Se il lettore ha dei dubbi sulla realtà della situazione, potrà utilmente andare con la memoria al grande rogo di avorio voluto dal presidente Moi, quando zanne per un valore di 60 milioni di scellini furono sacrificate. Fu una decisione coraggiosa ma ambivalente, destinata a dare una lezione esemplare a quei 300 milioni di spettatori che seguirono l'avvenimento alla televisione. Sarà bene ricordare che le ceneri di quella pira rappresentavano 1200 elefanti che l'avevano creata con le loro zanne, e che l' 80% del bottino era stato ottenuto illegalmente. Se dopo quello· spettacolo il commercio dell'avorio non viene definitivamente bandito, il sacrificio di quelle vittime sarà stato vano. Gli esseri umani hanno uno scarso valore nella catenadell 'ecosistema ed è incredibile che la sopravvivenza di enormi animali come gli ultimi elefanti si basi sulla nostra abilità nel riempire un assegno o donare una manciata di monete a un fondo, urgentemente necessario, che li protegga. Se rovesciassimo i ruoli, e con la stessa prognosi, pensate che gli elefanti deciderebbero di salvarci? Ci farebbe piacere pensare di sì; ma abbiamo fornito scarse prove della nostra utilità al pianeta Terra, dato che lo abbiamo sistematicamente distrutto; siamo colpevoli di tradimento nei confronti della bellezza che ci è stata offerta dalla natura e ne abbiamo ignorato le leggi; ci siamo posti al di sopra dello spettacolo di uri elefante che nutre il suo piccolo. Tuttavia ciascuna generazione protegge con cura quella successiva, e attraverso i suoi mezzi segreti di comunicazione assicura attraverso il proprio ambiente una conoscenza culturale che viene poi trasmessa. L'informazione include nozioni vitali quali il luogo ove scavare per trovare l'acqua in periodi di siccità, la quale a sua volta provoca migrazioni perché la caduta delle piogge è imprevedibile. Chi crede erroneamente che l'incessante appetito degli elefanti devasti il loro habitat, sarà rassicurato dai risultati di studi rigorosi che hanno stabilito che sebbene l'elefante scortecci il tronco delle piante, i dati indicano che la rigenerazione degli alberi e dei cespugli riesce più che a compensare i danni dell'attrito, aqche se gli elefanti consumano grandi quantitativi di acacia. Mentre il foraggio passa attraverso il sistema digestivo, il processo ammorbidisce il duro rivestimento dei semi, aiutandone la futura germinazione che avviene nei caldi e abbondanti mucchi di escrementi depositati dagli elefanti nelle loro zone di passaggio. Gli esperimenti hanno dimostrato che la germinazione ottenuta attraverso l'elefante ha una resa del 75% contro il 12% soltanto di quella tradizionale del seme interrato nel suo rivestimento. Così, sia pure inconsciamente, l'elefante restituisce alla terra ciò che prende, ed è più di quanto si possa dire dell'uomo. Le nostre squallide macchinazioni ci hanno reso quasi impossibile mettere indietro l'orologio nel momento in cui il compito più importante dell'uomo sulla Terra è la protezione della natura nelle sue infinite varietà. La campagna per la salvezza dell'elefante è un grande progetto, che potrebbe essere iscritto negli annali della storia umana. Il bando dovrebbe rappresentare una richiesta per l'immortalità della specie, la garanzia per gli elefanti della loro perpetua presenza fra noi. E tempo di assicurarci che l'elefante non appartenga al passato ma al futuro. Richard Leakey, responsabile del Kenya Wildlife Services ha giurato di fare tutto quanto è in suo potere per evitare ulteriori dissacrazioni. La sua vigorosa campagna (che ha messo la sua vita in pericolo) ha estirpato tutti quei fattori di corruzione che aveva ereditato nel primo anno di gestione di questa nuova organizzazione. È giunto il momento di spalleggiare i Leakey di questo mondo, di riconoscere i grandi progressi che egli ha compiuto. Per far funzionare la sua squadra anti bracconaggio egli ha disperatamente bisogno di denaro. Il bando del commercio dell'avorio, per quanto temporaneo, ha prodotto un tracollo dei prezzi mondiali dell'avorio e di conseguenza la caccia di frodo è rallentata. Ma Leakey, non può permettersi di dormire sugli allori; perché la sua crociata abbia successo deve esercitare una stretta vigilanza. Nel giugno scorso ad esempio 97 zanne sono state dissepolte
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