Linea d'ombra - anno IX - n. 66 - dicembre 1991

avvelenate. Talora opportuni incendi spingono un branco in una regione isolata dove sia facile elimi_narei maschi ma spesso·gli elefantini sono le sole vittime perché non riescono a fuggire con la necessaria velocità, sebbene anche gli adulti patiscano bruciature. sul ventre a causa degli arbusti in fiamme. Sia che l'elefante venga ucciso fulmineamente da una pallottola nel cervello o muoia lentamente, I'pperazione di estrazione dei suoi denti è un processo osceno. Visivamente l'estrazione della zanna è uno spettacolo rivoltante che lascia un buco di carne sanguinolenta; il soffice e roseo nervo centrale che sta all'interno del canale d'avorio ricade flaccido a terra, accanto alla massiccia e immobile testa che non si girerà più per avvertire il pericolo, né più userà la sensibile proboscide per guidare teneramente la prole; gli occhi però restano aperti come se vedessero ancora, al di sopra del punto in cui crescevano un tempo le zanne. Quello scempio sembra un mostruoso puzzle tridimensionale, completo tranne che per i due pezzi mancanti. Solo la natura potrà ritrasformarlo in qualcosa di nobile e pulito, una volta che i predatori e infine gli avvoltoi avranno banchettato con la carcassa in decomposizione, brandello dopo brandello, con i becchi ricurvi. Col tempo il sole c:1vràsbiancato e ridotto quelle preistoriche dimensioni a un mucchio di candide ossa. li senso comunitarjo dell'elefante è spiccato, tanto che ogni elefante che passi accanto a un cranjo o·ad altre ossa di un suo simile,_sifermerà, accarezzerà ed esaminerà la reliquia con la proboscide prima ili proseguire per la sua lontana meta. La sua memoria è buona, altrettanto lo è la sua sensibilità. Oggi sappiamo che l'elefante usa una serie di.bo'rborigmi per comunicare. Un tempo si pensava che fossero rumori digestivi, facenti parte dei processi dello stomaco. Cynthia Moss e Joyce Poole hanno registrato questi suoni con apparecchjature molto sofisticate e si sono rese conto che quei finti rutti erano in realtà segnali di una società più complessa di quanto si fosse immaginato. Contemplare, sia pure per un istante, l'eliminazione di una crèatura che può radunare e organizzare la propria famiglia in caso di siccità, ed è in grado di piangere la perdita di un genitore, significa pianificare un omicidio. Oggi, sempre più spesso, i cacciatori di frodo usano fucili mitragliatori e asce per impadronirsi IL CONTESTO dell'avorio. Gli elefantini, assistendo all'eccidio della famiglia, falciata da una pioggia di proiettili, reagiscono al trauma proprio come un cucciolo d'uomo: presi dal panico corrono avanti e indietro emettendo quei suoni di disperazione che sono così familiari ai genitori; cercano quella foresta rassicurante di gambe e proboscidi che fin dalle prime ore dopo la nascita, quando ·per la prima volta hanno lottato per mettersi in piedi, ha fornito loro la sicurezza del rifugio e della mimetizzazione. Assistere alla morte della madre è·già abbastanza terribile ma a essa si aggiunge il rumore delle asce con le quali i cacciatori estraggono le zanne dal corpo ancora caldo e, qualche istante prima, vivo. Questo spettacolo è così devastante che gli elefantini perdono la voglia di vivere. Di tanto io tanto, quando gli uomini hanno avuto l'impressione che i_nl umero degli elefanti fosse troppo elevato per l'equilibrio dell'habitat, si è fatto ricorso alla selezione. Nel 1966, in Kenya, il National Parks Authority pianificò e approvò questo tipo di esperimento, mentre il governo keniota evitava accuratamente ogni pubblicità sull'uccisione avvenuta nello Tsavo National Park di varie centinaia di esemplari in un colpo solo. Per quanto ripugnante sia il concetto di selezione, perlomeno c'è il vantaggio che evita la creazione di orfani, in quanto si eliminano contemporaneamente intere famiglie. Non potremmo facilmente accettare un'azione così radicale se non fosse per una donna straordinaria, Daphne Sheldrick, che per quarant'anni è stata la 'matrigna' di questi giovani e sfortunati animali. Ovviamente ne sa più lei sull'allevamento degli elefantini orfani di chiunque altro sulla faccia della Terra. Daphne Sheldrick sostiene che il loro comportamento ricalca in modo impressionante quello dell'Homo Sapiens e ha constatato che queste vittime richiedono cure intensive per poter superare i primi, cruciali mesi di dolore. Come succede agli esseri umani, lo shock può provocare la polmonite; in più gli elefanti soffrono di forme loro di diabete, orticaria, peritonjte, coliche flatulente, normale raffreddore e anche orecchioni. Le femmine sono gli unici mammiferi, a parte i primati, che nutrono i loro nati da due mammelle, che si sviluppano nella pertinente posfaione del corpo allattante della madre. · · 19

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