IL CONTESTO su argomenti finora tabù, come misticismo e occultismo, o i mille modi per anicchire alla svelta. I generi più in voga sono i romanzi criminali, del terrore o erotici, abbastanza ben scelti. Le edizioni sono di bassa qualità, visto il costo ancora proibitivo della carta, e i prezzi s01ioaumentati fino a ùna dozzina di volte rispetto alla media precedente. Sconcerta comunque l'assenza della letteratura bulgara. Tra le poche eccezioni, i libri di due autori noti a chi segue "Linea d'ombra" (vedi n. 9, pp.37-42; n. l O, pp.32-33; n.14, pp.43-56; n.34, pp.56-58): Jordan Radickov con la raccolta di racconti Gente e gazze, briciole di metafisica contadina, e l'umorismo minuto e disarmante di Ivan Kulekov, raccolto nel volume omonimo. Kulekov è diventato particolarmente popolare con una serie di interventi televisivi tragicomici, tra lo sberleffo e il nonsense, intitolati baldanzosamente "Ce la caveremo". Entrambe queste opere sono in traduzione per le edizioni Biblioteca del Vascello di Roma. I giornali vivono al contrario una stagione effervescente. Appaiono e scompaiono senza posa le testate più disparate, dal progetto confuso, che rubacchiano dalla stampa mondiale, ostentando prosperose nudità accanto a commenti sulla COJTUZiondeei politici e cronaca di varia delinquenza, con up tocco di disordine provinciale che le fa pateticamente simpatiche ("Venerdì sera", il settimanale più spinto, pubblica anche poesie e ricette di cucina). Ora sì che anche in Bulgaria tutto il m0ndo è paese. L'anziano Valeri ·Petrov, uno dei massimi poeti in lingua bulgara, autore anche di commedie, sceneggiature cinematografiche e favole di successo ma anche di alta qualità letteraria, tratteggia così l'attuale situazione: "Da noi non si usava scrivere per il cassetto, per questo non ci sono state clamorose scoperte della letteratura sommersa. Come in tutte le culture di corte, anche qui s'alternavano momenti di duro incapsulamento' e altri più morbidi, in cui, a seconda delle tendenze del potente di turno, a Roberto G. Salvadori La Comunità ebraica di Pitigliano Dal XVI al XX secolo Rivkah Scharf Kluger Psiche e Bibbia Tre contributi al simbolismo dell'individuazione Maurizio Molinari Ebrei in Italia: un problema di identità Prefazione di G. Spadolini Presentazione di P. Scoppola Editrice La Giuntina - Via Ricasoli, 26 - 50122 Firenze 14 una cerchia di privilegiati veniva permesso di esprimersi un po' più liberamente. E con timide critiche conquistavano la fiducia del pubblico. C'erano due scale di valore, una ufficiale e l'altra privata. Ma anche quest'ultima era ingiusta, perché bastava una piccola disobbedienza per meritarsi un'aureola di coraggio poco obiettiva. In generale vigeva il servilismo più smaccato. Adesso il problema centrale è l'isolamento dalla cultura contemporanea: il nostro sviluppo nel contesto europeo è viziato dalle tappe saltate, dai contatti strani o superficiali. E se gli scrittori sperano di aver comunque alle spalle qualcosa da salvare, per i critici e gli storici il verdetto è terribile. E' cominciato un tentativo di rettifica dei criteri e di restauro dei valori. Ma si fa tutto affrettatamente e voracemente, con rozzi errori nella direzione opposta, perchè le passioni sono infiammate. D'altro canto, gli specialisti sono sempre gli stessi, il loro metodo era in molti casi fatto di passività e adulazione. Ci vorrà del tempo perché se ne formino altri. Intanto, nel dibattito culturale e nella lotta politica avviene come nel calcio: lo stile della partita lo impone la squadra peggiore. Non si segna con belle piroette. Ci si scontra e basta, mentre quanto c'era di accettabile o almeno recuperabile va in frantumi". Se ho conosciuto giovani sedicenti intellettuali chiusi a fumare e bere maledicendo il passato regime che non ha permesso l'esplosione della loro genialità e dandosi per spacciati e superati dalla storia pur essendo al di sotto dei quarant'anni, ne ho visti altri organizzare happening o mostre (per esempio il bravissimo pittore Nedko Solakov) o rimboccarsi le maniche a studiare la realtà senza paraocchi, tradurre, collaborare alla stampa libera, organizzare viaggi per conoscere e confrontarsi, ma con la ferma intenzione di ritornare. Certo non si può pretendere che il momento sia facile per l'arte. Prima viene il pane. Vladimir Levcev, che insieme al critico Edvin Sugarev dette vita già nel 1989 alle prime riviste culturali indipendenti ciclostilate, "Glas" ("Voce") e "Most" ("Ponte"), e ora anima il "Literaturen Vestnik" ("Giornale Letterario") della SDS, ammette che l'interesse per i temi letterari è davvero basso e la rivi-sta si distribuisce con molta fatica: non mancano nuovi scrittori né nuove idee, e ci sono inoltre lacune enormi da colmare a livello d'informazione, ma è durissimo trovare risorse per pubblicare e un pubblico disponibile a leggere. Anche tra i più cauti o critici c'è comunque la fenna convinzione che tutto questo parapiglia sia in ogni caso più vitale e gravido di futuro del rozzo coprifuoco precedente e nessuno tornerebbe mai indietro. Nomi di vie e titoli di disegni , . L'ansia di cambiamento ha coinvolto, com'è immaginabile, le targhe di molte vie e piazze bulgare, in qualche caso con effetti comici. Ci sono infatti personaggi o avvenimenti che non sono stati cancellati dalla toponomastica, ma hanno subito un ridimensionamento e altri che erano prima sottovalutati e ora vengono riportati in piena auge, per cui un nome può passare da un viale centrale a una viuzza di periferia e viceversa. Con non poco sgomento dei postini. Altri episodi sono per patiti d'etimologia: uno dei principali cinema di Sofia, il Sevastopol, si chiama ora Capito!. Per passare da un toponimo russo a uno statunitense, gli autori della modifica sono passati da una parola greca a una latina. Tra tutti i pittori che vendono nel centralissimo giardino sofiota detto del "Kristal" (dal nome di un bar) mi colpisce uno giovane con l'aria tetra, che in mezzo a tanti paesaggi dozzinali, nudi da calendario e icone tirate via alla svelta per accalappiare i pochissimi turisti, sciorina una cartella con disegni a carboncino: rappresentano sempre lo stesso tizio malandato, dall'espressione pesta, alle prese con un oggetto diverso. Sono belli i titoli. Con una penna d'oca: "Ci sono anche angeli calvi ovvero Scrivere, volare, imbottirci un cuscino?''. Con l'ombrello: "Ripiove, ovvero Ma non la smette mai? " Con una bottiglia: "No vino no veritas, ovvero Bevo perdiinenticare che mi vergogno di quel che bevo".
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