Linea d'ombra - anno IX - n. 66 - dicembre 1991

IL CONTESTO Bulgaria. Voltar pagina, come? Danilo Manera Voltar pagina tra le incertezze All'inizio di quest'inverno 1991, la Bulgaria vive in un clima di generale incertezza e attraversa una crisi generale tra le più acute della sua storia. Nel passaggio da un regime totalitario inserito nel contesto socioeconomico dell'area d'influenza sovietica a una democrazia con economia di mercato, ciò è in gran parte inevitabile e probabilmente persino fecondo, anche se per il momento si scorgono ancora poche prospettive incoraggianti. La perplessità della gente sul rinnovamento della vita politica è stata palese nelle elezioni dello scorso 13 ottobre, secondo appuntamento elettorale libero dopo la fine della dittatura zivkoviana, disertato da molti. Il quadro che ne è uscito vede il Partito Socialista Bulgaro (BSP) perdere la maggioranza, ma attestarsi poco sotto l'Unione delle Forze Democratiche (SDS), che raggruppa le principali formazioni finora d'opposizione, con il "Movimento per i Diritti e le Libertà" (DPS) della minoranza turca a fare da ago della bilancia. Tutte le altre formazioni sono rimaste fuori dal Parlamento, anche il Partito Agrario, di lunga tradizione in Bulgaria, clamorosamente bocciato.Nell'Aula siedono ora 110 deputati della SDS, 106 del BSP e 24 del DPS. Per amor di pace (e nei suoi uomini migliori per senso di vergogna), il BSP aveva già da tempo lasciato buona parte degli incarichi di governo a esponenti moderati della SDS o a "tecnici senza partito". Ora l'esecutivo è interamente nelle mani della SDS, con l'appoggio esterno del DPS. Lo guida il giovane leader della SDS, Filip Dimitrov, affiancato dai vicepresidenti del consiglio Stojan Ganev (ministro degli Affari Esteri) e Nikolaj Vasilev (ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica). Il BSP, erede del partito comunista con tutta la zavorra che ciò comporta, ha un elettorato formato in prevalenza da pensionati e impiegati statali e ha radici nelle zone rurali. Tra i suoi quadri si trovano ancora falchi irrecuperabili, complici del clan di Zivkov, assieme a socialdemocratici aperturisti che hanno dia1ogato costruttivamente con le altre forze politiche nell'Assemblea Costituente e ritengono che stare all'opposizione farà molto bene al partito. Probabimente al BSP non resta che fare una buona cura depurante voltando risolutamente pagina o spaccarsi, scindendo queste due anime. Per ora ha attivato un "governo ombra", guidato da Aleksandar Tomov. Sembra anche che si stiano timidamente organizzando altre forze, non necessariamente partitiche, per difendere alcuni principi dello stato sociale e proporre un ritmo sostenibile di immissione nel sistema capitalista e più in generale di sviluppo. Nella SDS c'è un personale politico assai eterogeneo: accanto a rispettabilissimi democratici e qualche autentico ecologista o libertario siedono infatti reazionari incarogniti, monarchici improvvisati o assoldati, opportunisti pronti a tutto, revanscisti vendicativi, nonché un numero sorprendente di voltagabbana: quasi tutti quelli che, anche per ragioni d'età, non avevano ancora compromettenti posizioni di potere, pur essendo cresciuti all' ombra del regime totalitario. Questo produce talvolta uno stile politico astioso e autoritario, inadatto ad affrontare una situazione difficilissima da qualunque parte la ~uardi. Non sarà nemmeno facile la convivenza coi rappresentanti della minoranza turca (stimata in poco meno di un milione di abitanti, ossia quasi un decimo della popolazione), visto il nazionalismo serpeggiante nella destra bulgara. Stanno già maturando i primi contrasti per le richieste salate del DPS, guidato da Achmed Dogan, in materia d'amministrazione delle zone miste e di protezione della lingua e cultura turca. I turchi vogliono infatti essere tutelati a dovere, rammentando bene il forzato cambio di nomi del 1984-85. Non si può comunque che augurare alla parte ragionevole e pulita di questa coalizione (e al presidente Zelju Zelev, che l'ha fin dall'inizio rappresentata) un pieno e pacifico successo nell'incanalare l'entusiasmo di una cospicua fetta di bulgari che vedono giunta infine una svolta radicale nella gestione della cosa pubblica e sono disposti a parteciparvi. Un'economia da rifare Un duro lavoro attende l'economista Ivan Kostov, cui la SDS ha affidato il dicastero delle Finanze. L'economia stenta a decollare, gli aiuti occidentali (giunti anche dall'Italia, che sta per firmare con la Bulgaria un importante trattato di cooperazione) possono soltanto tamponare le falle, e il forte rincaro di tutti i prodotti, non compensato da un aumento proporzionale di salari e pensioni. colpisce ovviamente soprattutto gli strati più deboli della popolà_zione.Per ora, pur mancando la scelta, sul mercato si trova sempre qualcosa , benché a prezzo molto alto, e i servizi essenziali restano in qualche modo in piedi. Si teme però lo scatenarsi delle rivendicazioni sindacali, magari del tutto giustificate, ma alle quali le casse dello stato non sono in grado di far fronte. Il debito estero e quello interno sono infatti enormi. L'inflazione galoppa. Si susseguono fallimenti di imprese statali e cresce inmodo allarmante la disoccupazione. La crisi jugoslava ha accentuato l'isolamento del paese, interrompendo la principale via di comunicazione con l'Europa occidentale. L'agricoltura - potenzialmente ricca - è nel caos organizzativo, e ben poco aiuto viene dal turismo, che attirava soprattutto villeggianti de1 paesi socialisti (la Bulgaria riceveva petrolio dall'URSS a prezzo simbolico in cambio di costi simbolici per i suoi turisti, che amavano quel piccolo paese meridionale, con vino e frutta a volontà e una lingua loro comprensibile), mentre per gli occidentali le tariffe non sono più tanto convenienti, visto anche il servizio non certo raffinato. Così gli impianti, deserti, rischiano di cadere a pezzi. Mentre esordisce la borsa di Sofia, sono state autorizzate le banche private, la prima delle quali è proprietà di A. Mollov-, danaroso self made man, presidente della Unione dei Dirigenti Industriali (embrione d'una Confindustria bulgara) e proprietario del quotidiano indipendente "24 ore" e del suo settimanale "168 ore". I progetti di legge sulle privatizzazioni e la restituzione dei beni ~i proprietari antecedenti al 1944 sollevano speranze forse ingenue, ma intanto nella memoria di tutti c'è l'immagine desolante delle enormi difficoltà dello scorso inverno, quando scarseggiavano tutti i prodotti, anche di prima necessità, e nelle città mancavano frequentemente luçe, acqua e riscaldamento. Mi limito a riportare qualche dettaglio tratto dai racconti della gente per capire le dimensioni della sofferenza collettiva: Sofia era piena di cani randagi, abbandonati perché non c'era cibo nemmeno per le persone, mentre negli ospedali cittadini morivano alcuni

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