Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

STORIE/KUREISHI un goccio però. Grazie." Il domestico gli porge un bicchiere, mentre qualcuno dice in disparte a qualcun'altro: "Sta meglio da quando gli e capitata guella occasione a Lahore." "Accidenti se gli ha fatto bene." "Certo che è terribile quello che è capitato al ragazzo." "Sì,.sì, davvero una cosa orribile." Billy allora, viene a sedersi vicino a me. Gli altri continuano a chiacchierare a gran voce. "Mi hanno parlato di te", dice sovrastato dal loro chiacchiericcio. "Non fanno altro che parlare di te." "Fantastico." "E come no. Un po' di succo di frutta?" dice. In camera mia. Lui si siede sul letto mentre io apro la mia valigia e gli dò tutte le mie cassette. "Gli ultimi arrivi dall'Inghilterra." Lui comincia a spulciarsele tutto impaziente. "Qui è impossibile trovare questa roba. È davvero la cosa più bella che mi sia mai capitata" Mi guarda. "Senti, perché non - perché non me le presti? Ti dispiace? Tanto", e io annuisco, "tanto la mia camera è in cima alla casa. Non posso andare molto lontano." Oh, dammi subito un bacio! Non m'importa se è un po' prematuro, specialmente in un paese come questo, dove peradulterio ti mozzano le braccia e cose del genere. Mi piacciono i tuoi jeans neri. "Che accento hai?", gli dico. "Canadese". Si alza. No, non te ne andare adesso. Ancora no. 'Ti va di fare un giro?" mi dice. Sulla strada privata davanti la casa, ci sono gli autisti che fumano e chiacchierano .Appena ci vedono smettono di colpo. Ci osservano. Billy mi ha messo in testa il suo cappello da baseball e mi ha toccato i capelli. "Senti, Billy, spingi la bici fino a fuori sulla strada, così nessuno ci sentirà uscire." Gli chiedo di lui. Sua madre era canadese. È morta. Suo padre era pakistano, ma lui è cresciuto a Vancouver. Poi mi volto e vedo Batt1-fiacca che mi urla dietro. "Nina, Nina, è tardi. Tuo padre vuole vederti subito perché deve dirti non so che sulla ferrea disciplina!" "Billy, non ti fermare." Lui continuava tranquillamente a spingere la bici, non curandosi di Batti-fiacca. Ogni tanto mi dava una occhiata, quasi come se non riuscisse a credere alla sua fortuna. Ma tesoro, sono io che non riesco a credere alla mia! "Così, babbo e io siamo tornati al nostro paese per viverci. Il nostro paese. Questo non è il mio.paese. Ma lui era da sempre che voleva tornarci." Abbiamo spinto la bici fino alla strada principale. "Questo posto è stato uno shock per me dopo Vancouver", dice. "Anche per me." "Ah sì?" diventa un po' aggressivo. "Ma io sono stato portato quaggiù per viverci: Come puoi capire tu che cosa è stato?" "Non posso. D'accordo. Proprio non posso." 88 Lui continua a parlare. "Babbo e io stavamo ristrutturando una casa a Pindi. Avevamo rifatto le fondamenta, intonacato i muri, e costruito l'impianto idraulico ..." Siamo saliti sulla bici e io mi sono attaccata a lui. "Dai, Billy, andiamo giù lungo la spiaggia." "Va bene, ma non è facile. Lo sai che gli sbirri fermano tutte le · cop(>ieper farsi mostrare il certificato di matrimonio." E vero,_ma chi se ne fotte . Lentamente, con aria solenne, i due fuorilegge caffellatte attraversano la città della guerra continua. Io canto nella notte una canzone di Aretha Franklin. Nel buio, si vedono uomini accovacciati accanto a macchine tutte scassate. Cani randagi, storpi e feroci, ci tagliano la strada. Il traffico scorre spedito tra le palme, passando davanti agli alberghi e agli edifici delle compagnie aeree, e poi ancora, accanto agli studenti rannicchiati a leggere sotto ai semafori, lì vicino a dove scoppiano le bombe dei terroristi e le strade si squagliano come plastica. Siamo arrivati giù fino alla spiaggia senza mostrare nessun certificato di matrimonio. Sembra più un deserto che una spiaggia. Non c'è altro che sabbia: niente negozi, niente alberghi, niente gelaterie e nessuno che faccia i tatuaggi. Completamente buio. In preda al panico, gli occhi cercano una luce, una via di scampo. Ma le tendine del mondo quaggiù sono bell'e tirate. Ho portato Billy nella baracca della Sogliola che sta sulla spiaggia. Baracca - è più grande dell'appartamento di mia mamma! Spinta la porta sul retro, ci siamo trovati nell'ampio soggiorno. Billy e io abbiamo preso a ballare tutto intorno e abbiamo spalancato le imposte. La luna e la spiaggia entrano nella stanza, mentre Billy continua con le sue chiacchiere sul padre. "Babbo mi aveva chiesto di fare certi buchi col trapano, in cucina. Ma io dovevo svuotare la carriola, e così il trapano l'ha preso h,1i.Deve aver urtato un cavo o qualcosa del genere. Ma comunque, ormai è morto, non ti pare?"· Ci siamo baciati per un bel pezzo, forse quaranta minuti. Non c'è un granché da fare quando ci si bacia; quando sei stato mezz'ora con in bocca la lingua di un altro, ti sembra un'eternità. Ma comunque, tutto quello che c'era da fare lo abbiamo fatto. Poi mi sono tolta tutti i vestiti, e sono stata ad ascoltare il mare. Quasi mi mettevo a piangere dalla nostalgia per South Africa Ròad. Ma se non altro, c'era quella leggera frizione delle nostre labbra, che a mala pena si toccavano. Poi, più decisi. Mi son tirata più vicino quella sua testona massiccia, premendogli la lingua ali' angolo della bocca. E dopo un po', l'ho infilata dentro per seguire la curva interna delle sue labbra. All'improvviso la sua lingua mi ha riempito la bocca, mi ha invaso, e io l'ho afferrata con i denti. Oh, oh, oh. Dopo, appena lui ha fatto per ritrarsi, io l'ho seguito lasciando scivolare la lingua in quel forno di boçca. E siamo rimasti lì sdraiati, su quella panca, accanto alle imposte aperte sul Mare d'Arabia, uniti dalle lingue e la saliva: lui con le mie dita nelle orecchie e tra i capelli, e io con le sue ficcate dentro di me. I nostri corpi sono andati dissolvendosi finché non abbiamo scordato tutto di noi e abbiamo smesso di pensare, grazie al cielo però scopavamo. È ancora buio e non sono passati più di novanta minuti, quando sento una macchina fermarsi davanti la baracca. Comincio a scuotere Billy per svegliarlo, poi spingendolo me lo tolgo di dosso e lo trascino dall'altra parte della baracca, fino in

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