BAOZHU René Depestre traduzione di Saverio Esposito René Depestre, nato nel 1926 a Jacmel, Haiti, è Stl\tOla fjgur.a di punta del movimento antillese della "negritudine", fondatore gio:,-anissimo della rivista "La ruche" che preparò. e sostehne la rivoluzionè haitiana del 1945, ed esordiente proprio in quell'anno con il libro di poesia Etincelles. Con le-raccolte e con i saggi successivi, contribuì alla distruzione delle immagini coloniali del nero, alla rivalutazione della cultura autoctona, <11a1l'larga-· mento delle tematiche indi-· geniste, al confronto tra la cultura 'nera del continente,· americano con quella africana (su cui la sua opera ebbe note-· vole influenza, tanto culturale e formale che politica) e con quella degli emigrati neri nelle regioni ricche del mondo, a cominciare dalla Francia. (Depestre, va ricordato, ha sempre scritto di preferenza in francese.) Depestre fu anche uno dei fondatori del Partito comunista haitiano e in questa veste, come in quella di poeta e portavoce del popolo antillese, ebbe modo di viaggiare e conoscere molto 'da .vicino il monqo comunista; il suo "impegno" seppe privilegiare sempre di più le istanze di libei:,tàe di tenerezza contro quelle partitiche, e la sùa militanza prese presto strade più aperte che quelle dei "compagni di strada" del comunismo. Tra i suoi libri ricordiamo le raccolte di poesia Gerbe dé sang (1946), Végétation de clarté (1951), Traduit du grand large (1952), Journal d'un animai marin (1964), Un arc-en-ciel pour un Occident chrétien (1966), Cantate d' octobre à Che Guevara ( 1968), Poè(e à Cuba ( 1976), il saggio Pour la révolution, pour la poésie (1974), i racconti Alléluia pour une femme jardin (1973), il romanzo La méit de cocagne (1974). Il racconto che pubblichiamo è tratto dal secondo volume di una trilogia narrativa che ha l'eros al centro,Erosdans untrainchinois(l 99O). Essa è iniziata con il romanzo Hadriana dans tous mes reves (l 988) e verrà conclusa da Les aveuglesfont l'amour à midi, ancora: inedito. La edita Gallimard. I. Vergogna e orrore sui miei occhi di giornalista: quel!' anno, in stato di veglia, avevano sognato che la conchiglia del pellegrino - e la libertà di incollarvi l'orecchio per sentire il mare - era uno dei Cento Fiori della rivoluzione cinese. Eppure la sera prima della partenza per Pechino, il collega Anselmo Fonseca, testimone dellà mia febbre erotica, aveva cercato di calmarmi. -'- Ti troverai davanti un'amara delusione, mi disse. Al mio arrivo in Cina facevo sogni del tuo stesso tipo: in una terra sconosciuta, il modo ideale di entrare, la migliore delle chiavi, è il fiore che brucia, è il chocho. Ma ho dovuto cambiar ~deamolto presto. Mao proibisce al macho straniero di aprire a letto lo scrignodei-sogni della donna cinese. . . . , - Un cubano due anni sin templar? è da Guinness dei primati! - Ho tenuto il conto dei giorni: centotrentanove notti.consecutive, con il sangue che latrava! - I.nmezzo a tante ragazze! Un martirio. - Il mio sansebastiano crollava sotto le frecce dell'astinenza! Ma era così, o c'era l'espulsione. - Incredibile! Racconta. - Una volta, una domenica:pomeriggio, ho visto accompagnà• re all'aeroporto di Pechino un gruppo di· nove corrispondenti stranieri: Tre· italiani, uno jugoslavo, due tedeschi dell'Est, gli inviati speciali dell' A.EP. e dell'U.P.I. e quello di Prensa Latina. Tutti colpevoli dello stesso delitto: avevano tentato, la sera prima, di farsi prender cura del loro "cin'ese" ... in Ciha! ....:_E i borsisti occidentali come se la vedono? · · •---' Ripiegano sùlla inàsturbazione. Altrimenti la polizia dei sogni li rimette iriquattro e quattr' otto sUlretto cammino del ritorno al paese natio. ' · - Poveretti! -In albergo ho conosciuto'im giovanotto di San Salvador di Bàhia.Tristao Magalhaes non scopava da cinque anni. Ossessionato dalla clausura del desiderio, chiamava il suo uccello il "meschino compagno Saudade". Sotto laluèe la sua barbona nera prendeva riflessi violetti e a voJte,decisamente verde smeraldo. "Ti succede, diceva, quando nel tuo cervello la meravigliosa fica brasiliana che . tu hai celebrato più di ogni altro all'improvviso comincia a.ingiuriarti in dialetto pechinese!" · · - Appassionante. Continua:. - Ho avuto come amico un borsista cubano, Jòsé Antonio Amarante. Dopo tre anni senza servirsi dèl manico,'rion-ritisciva più a ·concentrarsi su un testo di economia politica. Decise dì confidarsi con il responsabile del Partito nella Facoltà. "Compagno, gli disse, io ho uri temperamento piuttosto esigente. Fanno ormai trentasei mesi che la mia flamberga nort ha toccato 'carne. La mia materia grigia si è messa in sèiopero. Leale nei confronti della rivoluzione, vorrei scegliere una legittÌma compagna tra le mie copdiscepole. Chiedo per farlo l'aQtorizzazi.one del Partito." "Felicitazioni, compagno Amarante,tu sei fatto del legno di cui sono fatti i quadri. Ton;iada µie,domani mattina·. Avrò di certo una buona notizia per te." José Antonio riprese in mano i suoi manuali trasfigurato dalla speranza. "Finalmente una hembf'a cinese tra le lenzuola! Era ora, erà o,rada tempo, cojones!" disse a se stesso. Il giorno dopo,. nel pomeriggio, bussò alla porta del commissario politico. Questi lo accolse con un sorriso grande come un disco volante. "Caro compagno Amarante, ho quel che fa per te." E tirò fuori da un cassetto la più bella scatola in legno laccato che si sia mai vista. "Tieni, prenderai una pillola la mattina, una à pranzo, e una con l'ultima tazza di tè della sera. La tua lancia imperialisticoborghese ti lascerà certo in pace. Buona fortuna, compagno!" Livido, muto per l'indignazione, José Antonio accettò senza dir motto le pillole di bromuro di potassio. Aveva in corpo tanta rabbia che quella sera avrebbe potuto strangolare ·quindici seguaci del Grande Timoniere o toglìer· la capsula a colpi di sfollagente' a trentasei dolci mezze vergini dell'Impero di Mezzo ..." II. La sera di queste .confidenze ci misi un mucchio per addormentarmi. Il mio sonno fu turbato da orrendi supplizi. Passai da un sogno soavemente erotico ali~ convulsioni di un drago che veniva castrato a colpi di falce. Un principe tartaro frantumava a martellate i miei ninnoli giapponesi. Un Gran Khan dei tempi di Marco Polo aiutava un funzionario del 1960 a versare sulle mie piaghe genitali latte di giumenta mischiato a succo di peperoncino piccante. Anselmo Fonseca aveva trasformato in un incubo la visione di un soggiorno libero e gioioso che aveva presieduto ai miei preparativi di viaggio in Cina. Privata del suo slancio, la mia
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