Monumento a Stalingrado, foto di V. Arutiunov, 1986. specie di calendario, che indicava le due principali stagioni dell' anno, l'inverno e l'estate: le uniche, poi, che interessavano, là, e che si distinguevano. Appena cominciava l'autunno e la Murgana si copriva di nuvole, Dulias inchiodava la porta di casa, che era sulla veranda, e scendeva di sotto, al pianterreno, per svernare. Allora entrava e usciva dall'ingresso che stava sotto la scala, anche se, ad esser precisi, lo si vedeva raramente entrare o uscire, d'inverno. "Tanti saluti a Dulias" dicevano: "è andato in letargo come l'orso russo". · Altri però dicevano altre cose: non bisognava badare che di giorno non usciva·di casa. Era una tattica, per non dare nell'occhio. Di notte, invece, con la pioggia e col vento, che non si vede a un palmo dal naso per il buio, e non si azzarda a uscire a·nimaviva, lui si incontrava con gli altri funzionari di Laka, al Megalo Rema, al Mulino di Aliusi, e facevano le riunioni. E per tutti quegli anni insomma, era lui l'uomo del Partito nell'ELAS: lui dava le direttive. E altre cose del genere. Appena entrava la primavera, comunque, lui portava le sue STORIE/MILIONIS carabattole nella sua vedetta: un vecchio divano di ferro a balestre, unmaterasso di paglia e crine, e un tovagliolo unto e bisunto, vicino al cuscino schiacciato. E un po' più in là, sul pavimento di assi grezze, la brocca con l'acqua fresca. Mandava di corvée tutti· i bambini che vedeva passare per strada: "Ehi, tu! Prendi la brocca e riempilaallà fontana". Naturalmente il più delle volte mandava me, e io lo facevo con piacere, perché poi mi lasciava star seduto sul pianerottolo e mi parlava di Jimmy Londos, che aveva vinto la cintura di.diamanti. Anche me, mi chiamavano Jimmy Londos, per paradosso, perché ero il bambino più gracile del paese. Avevamo passato l'occupa-. zione, e più o meno eravamo tutti parecchio malmessi: io però peggio di tutti. E Jimmy Londos ce l'aveva in una gran rivista in" giallita, e me lo mostrava con le braccia stese di lato, coi muscoli gonfi come se stesse tirando su due grossi secchi pesanti, e invece non tirava su niente. Su quella rivista c'erano anche i primi aviatori, Icaro che cadeva in mare in mezzo alle sue penne sparse, e più in basso Dedalo, col viso fra le mani. "lo ci sono stato, nel Mare Icario", mi diceva Dulias. "Non sono favole, queste: quelli erano ali' avanguardia. Succede così: loro vanno perduti, e dopo vengono gli altri, che trovano la strada aperta". Mi faceva piacere, dunque, portargli l'acqua· fresca e vederlo bere di gusto. Beveva sempre acqua e sudava sempre, e sempre dalla stessa parte della faccia. E si asciugava sempre il sudore con · il tovagliolo. Poi sentii dire che aveva i polmoni malati: un polmone, cioè, dalla parte dove sudava. "Pezzo di scemo, non ci andare, da quello: è tisico, e te la prenderai", mi disse Kafiris, quel tipo con l'onda e l'occhialetto nero - lo chiamavano Zumbàs. E aggiunse: "È anche marxista". Eppure non si poteva nemmeno dire che fosse malato. Tra l'altro tutta la mattina - dalla primavera àll'autunno, cioè .:_ lavorava negli orti. "Il mio è un lavoro stagionale", diceva. Scassava col piccone delle piccole terrazze, al MegaloRema; faceva dei muri a secco per sostenerle, scavava canaletti per farci arrivare l'acqua, e poi le vendeva, o le affittava per coltivarci verdure. · Cominciava a lavorare all'alba, quand'era ancora buio, e verso mezzogiorno tornava al paese, con un vecchio berretto a visiera per traverso e il tovagliolo in spalla. "Otto ore", diceva, "non sgarro dalle otto ore. Sono costate sangue". E mi parlava del Primo Maggio aChicago e.dei tre otto: otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore di sonno. "Il mio svago è questo", diceva, "leggere e stare a guardare". Tempo dopo pensavo che, anche se poi, alla fine, l'etisia non me l'aveva attaccata - ma per un certo periodo avevo avuto anche quel sospetto - a quanto pare invece quelle abitudini, da lui, le avevo prese anch'io. Leggeva certe dispense ingiallite, che ficcava sotto il materasso. "La rivoluzione permanente", "il proletariato mondiale",. "quando i popoli si destano", tutta roba così. "Se il popolo non si istruisce, non aspettarti progresso. Che progresso vuoi avere con Zumbàs? Lui non vede altro che mutande di pizzo. Ma il capitale non ci lascia aprire gli occhi, per tenerci in pugno". "Cos'è, zio, il capitale?" "Un mostro. Come l'Idra di Lerna, per darti un'idea". E poi D).i spiegava: "Sai la cascata, al Megalo Rema? Un tesoro: carbone bianco- sai cosa vuol dire carbone biar.co? Luce elettrica per tutti i paesi di Laka, da far splendere tutto quanto. E il petrolio di Làvdani, perché credi che non lo sfruttino? Per tenerci in pugno col petrolio del Medio Oriente. E gli Italiani l'avevano detto: qui avete 69
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==