Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

s'affaccia dalle scale e sullo specchio va' alla fonte azzurra entra con tutti i panni dentro l'acqua tieni sotto la testa fin che puoi e mai potrà più uscire dalla terra nonna, la fonte è così lontana mi persi tra le macchie non l'ho raggiunta già la nottola passa silenziosa fra i tronchi che si fanno neri quando mi stendo in terra a riposare . viene allora la serpe, sale sul masso diventa una persona, morta come le anime che vedi dentro il bosco c'era polenta rossa, con il lepre e il mosto era dolce da.succhiare ma lui pensa alla serpe essa di sopra, tutta la notte aspetta finché non sale ma chi ha perso la fonte l'acqua che sola impedisce alla biscia di tornare è meglio che s'abitui alla presenza. Il passaggio tentato venne la bruma nera, copriva i greppi resta la casa sola nel chiarore è dissolta la macchia, più non vede il fosso che dai campi fondi sale gli altri sono di sopra, dentro la paglia hanno messo le sorbe ad asciugare lui tira il catenaccio ed esce fuori quando la nebbia arriva alla tua casa ma restano i mattoni sotto il sole allora il grande viaggio puoi tentare attraversi la nebbia finché scompare passi nell'altro regno senza morire vagava nella nebbia, lanciò un richiamo stridulo, che indica paura giunsero ma più fioche le altre grida è inutile che implori se ci ha lasciato nessuno da qui dentro lo può salvare non ha atteso il turno, aveva paura e non venne la luce per passare s'è sciolta anche la nebbia, inutilmente che la strada perduta non può trovare gira davanti all'aia notte e giorno passa tra i meli e guarda la sua casa POESIA/PIERSANTI s'inerpica tra i greppi per l'eterno agli altri s'avvicina, quasi li sfiora nessuno che lo vede, magari un'ombra solo c'è chi sente.la sua voce forse chiede la strada ma è confusa. In un castello chiuso e sepa_rato quando sei corso al pozzo di novembre viene sera all'improvviso c'erano stati i cachi dentro l'aria giocavi con le grandi foglie arancio e sibilano felici i lunghi fili fischi d'uccelli e d'altri nell'intrico dei rami che già perdono le foglie, non sapevo che presto, alla stessa ora muta la tua vicenda, cambia la vita corrie sembrava dolce il tuo rullio scuote Jacopo il capo, lieto annaspa nella corsa affannata dentro l' erbe ma è come la barca che beccheggia per il flutto sott'acqua che non vedi quello che sembra gioco, è il naufragio da quando sei rinchiuso nel castello il più lontano e sperso, senza fate sono i ponti rialzati, il fosso colmo, io ti giro d'intorno, pronto a sfruttare un valico qualunque che mi porti nella stanza remota dove attendi ancora un'altra volta fuggo via, ricordi tu la fiaba dove l'ombra cacciava il cavaliere dai cancelli_ e la sua spada inutile che affonda dentro l'aria che torna densa e nera? ieri ho lottato invano contro l'ombra sono dovuto andarmene lontano mi manca il tuo sorriso, la tenerezza dei bei capelli irti contro la faccia, il tuo ghigno perfino che m'angoscia e ti sconvolge il volto delicato precoce, troppo, è il male che t'investe butti le scarpe e passi tra cocci e sassi fino alla folta rena dove t'immergi salgono i fanciulli in quel maniero che ha rosse assi, in legno, verniciate superano scale e corde veloci riguadagnano la terra ma tu t'arresti, indugi negli spiazzi io da sotto ti chiamo, voglio che scendi. a Jacopo 59

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