STORIE/FAGUNDIS DLLES Ho imparato con Senofonte che la parolaccia in bocca a una donna è come una lumaca in una corolla di rosa. Sono donna, posso dire parolacce solo in lingua straniera. ambizione? Non. usano più artisti senza ambizione, che futuro puoi avere così? Era sempre il sassofono che mi rispondeva e l'argomentazione era così definitiva che mi vergognavo e mi sentivo miserabile per il fatto di esigere di più. Comunque, esigevo. Pensai di abbandonarlo ma non ebbi la forza, non l'ebbi, preferii che il nostro amore imputridisse, che diventasse così insopportabile-che quando lui se ne fosse andato uscisse pieno di disgusto, senza guardarsi indietro. Dove ora? Dove? Ho una casa in campagna, ho un diamante della grandezza di un ·uovo di colombo ... Mi truccavo gli occhi davanti allo specchio, avevo un impegno, vivevo piena di impegni, andavo in una discoteca con un banchiere. Accovacciato nel letto, lui suonava in sordina. I miei occhi si riempirono di lacrime. Li asciugai col panno del sassofono e rimasi a guardare la mia bocca che trovai particolarmente fine. Se tu mi ami veramente, dissi, se tu mi ami veramente allora esci e ucciditi subito. Da Antes do baile verde, 1970 COLOMBA INNAMORATA OVVERO UNA STORIA.D'AMORE traduzione di Giuliano Macchi Lo incontrò per la prima volta quando fu incoronata principessa al Ballo della Primavera e appena sentì quel tuffo al cuore e gli occhi pieni di lacrime pensò: credo che l'amerò per sempre. Quando lui la invitò le venne un capogiro, si asciugò in fretta le · mani umide di sudore sul corpetto del vestito (fingendo di spianare una piega) e con le gambe molli gli aprì le braccia con un sorriso leggermente storto per nascondere la mancanza del canino sinistro, che si ripromise di far sistemare dal dottor Elcio, dentista di Ròni, appena fosse passata da aiutante a parrucchiera, naturalmente. Lui le disse non più di mezza dozzina di parole, tipo è te che dovevano eleggere reginetta, la reginetta è una bella cacca, se mi permetti la parola. Al che essa rispose che il ragazzo della reginetta aveva comprato tutti i voti, disgraziatamente lei il ragazzo non l'aveva, e anche se l'avesse avuto non sarebbe servito a nulla perché lei otteneva le cose solo con grandi sacrifici,· era Capricorno, e a quelli del Capricorno gli tocca di lottare il doppio per vincere. lo a queste cretinate non ci credo, fece lui, e le chiese il permesso di andar fuori a fumare; stavano già ballando il bis del Valzer dei miosotis e faceva un caldo da crepare. Lei gli diede il permesso. Non l'avesse mai fatto, disse poi alla reginetta mentre ritornavano a casa, perché, dopo, non riuscì più a mettergli gli occhi addosso, pur avendolo cercato per tutta la sala da ballo e con tale impegno che il direttore del circolo le andò a chiedere se aveva perso qualcosa. Il mio ragazzo, rispose lei· ridendo, quando era nervosa rideva senza ragione. Antenore è il suo ragazzo? si stupì il direttore stringendola forte mentre ballavano Nosotros. È che subito dopo il valzer è uscito tenendo stretta una mulattina in prendisole, la informò con aria distratta. Un tipo a posto, quell'Antenore, che però non arrivava mai a scaldare la sedia in nessun impiego: al principio dell'anno era autista d'autobus, il mese scorso faceva il gommista in un'autorimessa di piazza Marechal Deodoro, e adesso è 1nun negozio di accessori in via Guaianazes quasi all'angolo della Generai Os6rio, il numero non lo sapeva, ma era facile da trovare. Mìca tanto facile, pensò quando lo trovò finalmente in fondo alla rimessa a smerigliare un pezzo. Non la riconobbe, in cosa poteva servirla. Lei si mise a ridere, ma io sono la principessa del Sao Paulo Scie, non ti ricordi? Lui si ricordò e intanto scuotèva la testa, impressionato, ma questo indirizzo non ce l'ha nessuno, cazzo, come hai fatto a trovarlo? L'accompagnò fino alla porta: aveva una montagna di lavoro, neanche il tempo di grattarsi, ma era riconoscente della visita, che gli lasciasse il numero di telefono, aveva una matita? Non importa, lui ricordava a memoria qualunque numero, uno di questi giorni l'avrebbe chiamata; sì? Non la chiamò. Lei andò alla chiesa degli Impiccati, accese sette ceri per le anime in pena e incominciò la Novena Miracolosa per Sant' Antonio, questo dopo aver telefonato parecchie volte solo per sentire la sua voce. Il primo sabato che l'oroscopo annunciò una giornata meravigliosa per quelli del Capricorno, approfittando dell'assenza della padrona dell'Istituto di Bellezza che era andata a pettinare una sposa, telefonò di nuovo, e questa volta parlò, ma tanto piano che lui dovette gridarle di parlare più forte, merda, non si sentiva niente. Lei a sentir gridare si spaventò e riappese delicatamente il ricevitore. Si riprese solo con una dose di verrnuth, che Ròni scese a prendere al bar dell'angolo e poi provò un'altra volta proprio nel momento che per la strada ci fu uno scontro e tutti si affacciarono alla finestra. Gli disse che era la principessa del ballo, si mise a ridere mentre negava di avergli telefonato altre volte e lo invitò a vedere un film nazionale molto interessante che facevano proprio vicino alla sua officina, in Avenida Sao J oao. Il silenzio dall'altra parte fu così profondo che Ròni le mise in mano alla svelta una seconda dose di vermuth, bevi, tesoro, che stai quasi per svenire. Dev'essere caduta la linea, mormorò lei, appoggiandosi al tavolino mezzo intontita. Siediti, tesoro, la chiamata te la faccio io, si offrì lui bevendosi il verrnuth che restava e parlando con la bocca Foto di Anibal Philot (da Brésildes brésiliens, Cenlre Georges Pompidou, 1983) 51
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