Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

STORIE/FAGUNDES TELLES capelli un nido, ma il sassofono era sempre meticolosamente pulito. Aveva anche la mania dei denti che erano di una bianchezza come non ne ho visti uguali, quando rideva io smettevo di ridere solo per restare a guardarlo. Teneva lo spazzolino in tasca e il panno per pulire il sassofono, trovò in un taxi una cassa con una dozzina di panni Johnson e da allora li usava per ogni scopo: come il foulard, come fazzolettino per il viso, come tovagliolo e panno per pulire il sassofono. Fu anche la bandiera di pace che usò nel·nostro litigio più serio, quando volle che avessimo un figlio. Aveva passione per tante cose ... La prima volta che ci siamo amati è stato sulla spiaggia. Il cielo palpitava di stelle e faceva caldo. Allora ci rotolammo ridendo sino alle prime onde che fervevano sulla sabbia e lì restammo nudi e abbracciati nell'acqua tiepida come quella di una bacinella. Si preoccupò quando gli disse che non ero stata nemmeno battezzata. Raccolse l'acqua con le mani e la versò sulla mia testa: "lo ti battezzo, Luisiana, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen." Pensai che stesse scherzando ma non lo avevo mai visto così serio. "Adesso ti chiami Luisìana", disse baciandomi la fronte. Gli chiesi se credeva in Dio. ''Ho una passione per Dio", sussurrò sdraiandosi di schiena, le mani intrecciate sotto la nuca, lo sguardo perso nel cielo: "ciò che mi lascia più perplesso -è un cielo così come questo". Quando ci rialzammo corse sino alla duna dove e' erano i nostri vestiti, tolse il panno che copriva il sassofono e lo portò delicatamente sulla punta delle dita perché mi asciugassi con quello. Prese quindi il sassofono, si sedette accovacciato e nudo come un fauno bambino e comincio a improvvisare molto piano, formando insieme al rotolio delle onde una tenera melodia. Calda. I suoni crescevano tremuli come bolle di sapone, guarda questa che grande! Guarda questa ora più rotonda ... ah, si è rotta ... Se tu mi ami sei capace di restare così nudo su quella duna e suonare, suonare il più forte possibile finché non arrivi la polizia? domandai. Lui mi guardò senza battere ciglio e corse verso la duna e io correvo dietro e gridavo e ridevo, ridevo perché lui aveva già cominciato a suonare a pieni polmoni. · La mia compagna del corso di danza si è sposata con il batterista di un complesso che suonava in una discoteca, ci fu una festa. È là che lo conobbi. In mezzo alla maggior confusione del mondo la madre della sposa si chiuse nella stanza a piangere, "guarda in che situazione è caduta mia figlia! Solo vagabondi, solo mascalzoni!. .." La sdraiai sul letto e andai a prendere un bicchiere d'acqua e zucchero ma in mia assenza· gli invitati · scoprirono la stanza e quando tornai le coppie si erano già trasferite lì, lottando con i cuscini per terra. Picchiai qualcuno e mi sedetti sul letto. La donna piangeva, piangeva sino a che il pianto cominciò a diminufre e improvvisamente si fermò. Anch'io avevo smesso di parlare e restammo tutte e due molto tranquille, ascoltando la musica di un giovane che non avevo ancora visto. Stava seduto nella penombra, suonando il sassofono. La melodia era dolce ma allo stesso tempo così eloquente che rimasi immersa in un sortilegio. Non avevo mai sentito niente di simile, mai nessuno aveva suonato uno strumento così. Tutto ciò che aveva voluto dire alla donna e non vi era riuscito, lui lo diceva ora con il sassofono: che non piangesse più, andava tutto bene, tutto era a posto quando c'era l'amore. C'era Dio, lei non credeva 50 in Dio? - domandava il sassofono. E e' era l'infanzia, quei suoni brillanti parlavano ora dell'infanzia, guarda lì l'infanzia!. .. La donna smise di piangere e ora ero io che piangevo. Intorno, le coppie ascoltavano in un silenzio fervido e le loro carezze diventavano più profonde, più vere, perché la melodia parlava anche del sesso come di un frutto che matura al vento e al sole. Dove? Dove? ... Mi portò al suo appartamento, occupava un minuscolo appartamento al decimo piano di uno stabile vecchissimo, tutta la sua fortuna era quella stanza con un bagno minimo. E il sassofono. Mi raccontò che aveva ricevuto l'appartamento · come eredità di una zia cartomante. Dopo, un altro giorno disse che lo aveva vinto in una scommessa e quando un altro giorno ancora cominciò a raccontare una terza storia, lo interpellai e lui cominciò a ridere, "bisogna variare le storie, Luisiana, il divertente è improvvisare che per questo abbiamo l'immaginazione! È triste quando una situazione resta uguale per tutta la vita ..." E improvvisava tutto il tempo e la sua musica era sempre agile, ricca, così piena di invenzioni che arrivava ad affliggermi, tu componi e perdi tutto, devi prendere nota, devi seri vere quello che coinponi!Lui sorrideva. "Sono un autodidatta, Luisiana; non so leggere né scrivere musica e non è neppure necessario per un saxtenore, sai cos'e un sax-tenore? È quello che sono io." Suonava in un complesso che aveva un contratto con una discoteca e la sua unica ambizione era avere un giorno un suo complesso. Ed avere anche un giradischi di buona qualità per sentire Ravel e Debussy. La nostra vita è stata così meravigliosamente libera! E così piena d'amore, come ci siamo amati e abbiamo riso e pianto d'amore in quel decimo piano, circondati-da stampe del Beato Angelico e ritratti dei suoi antenati. "Non sono miei parenti, ho trovato tutto nel baule di una cantina", mi confessò una volta. Indicai il più antico dei ritratti, così antico che della donna restavano solo i capelli scuri. E le sopracciglia. Anche questa l'hai trovata nel baule? domandai. Lui rise e sino ad oggi sono rimasta senza sapere se era vero o no. Se tu mi ami veramente, dissi, sali su quel tavolo e grida con tutta la forza, siete tutti cornuti! e dopo scendi dal tavolo ed esci ma senza correre.Lui mi diede da tenere il sassofono mentre fuggivo ridendo, no, no, stavo scherzando, questo no! Già all'angolo sentì le sue grida in pieno bar, "cornuti, tutti cornuti!" Mi raggiunse in mezzo alla gente stupefatta, "Luisiana, Luisiàna, non dirmi di no, Luisiana!" Un'altra serauscivamo da un teatro - non resistetti e gli chiesi se era capace di cantare lì nel vestibolo un pezzo dell'opera, andiamo, se mi ami veramente, canta ora qui sulla scala un pezzo del Rigoletto ! Se tu mi ami veramente, portami ora al ristorante, comprami subito quei giocattoli, comprami immediatamente un vestito nuovo! Lui ora suonava in più posti perché stavo diventando esigente, se mi ami veramente, veramente, veramente ... Usciva alle sette di sera con il sassofono sotto il braccio e tornava solo la mattina presto. Allora puliva meticolosamente il bocchino dello strumento, lucidava il metallo con il panno e restav.a a diteggiare distrattamente, senza alcuna stanchezza, senza alcun logorio, "Luisiana, tu sei la mia musica e io non posso vivere senza musica", diceva succhiando il bocchino del sassofono con lo stesso fervore con cui succhiava il mio seno. Cominciai a diventare irritabile, inquieta, era come se avessi paura di assumermi la responsabilità di un amore così grande. Volevo vederlo più indipendente, più ambizioso. Non hai

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