letto che a Saigon stanno già mangiando i topi e ho letto che là già non ci sono più farfalle, non ci sarà mai più la benché minima farfalla ... Scoppiai a piangere come una pazza, non so se a causa delle farfalle o dei topi. Credo di non aver mai bevuto tanto come ultimamente e quando bevo così divento sentimentale, piango a casaccio. "Hai bisogno di badare a te", disse René nella notte in cui ci siamo amati, solo adesso penso a ciò che mi disse, perché devo curarmi, perché? In seguito l'ho cercato per arredare la casa in campagna, "ho i mobili ideali per questa tua casa", mi annunciò, e io comprai i mobili ideali, comprai tutto, avrei comprato persino la parrucca di Maria Antonietta con tutti i suoi labirinti formati dalle trecce e in più la polvere per la quale non avrei riscosso nulla, semplice contributo del tempo, è chiaro. È chiaro. Dove adesso? A volte chiudevo gli occhi e i suoni erano come voci umane che mi chiamavano, mi avvolgevano, Luisiana, Luisiana! Che suoni erano quelli? Come potevano sembrare voci di persone ed essere allo stesso tempo tanto più potenti, tanto più puri. E sinceri, semplici come onde che si rinnovano nel mare, apparentemente uguali, solo apparentemente. "Questo è il mio strumento, disse facendo scivolare la mano sul sassofono. Con l'altra mano a guscio, coprì il mio seno: e questa è la mia musica" Dove, dove? Guardo il mio ritratto sopra il caminetto. "Sopra il caminetto devi appendere il tuo ritratto", stabilì René con tono autoritario, a volte lui era autoritario. Mi presentò il suo compagno, pittore, per lo meno mi faceva credere che fosse il suo compagno perché adesso già non so più niente. El' efebo riccioluto mi dipinse tutta vestita di bianco, una Signora delle Camelie di ritorno dai campi, il vestito lungo, il collo lungo, tutto così scarno e illuminato come se tenessi acceso dentro di me lo stesso angelo portafiaccole della scala. Si è già tutto oscurato nella sala meno il vestito del ritratto, sta là diafano come il lenzuolo funerario di un ectoplasma che si libra soavissimo nell'aria. Un ectoplasma molto più giovane di me, senza dubbio l'adulatore dell'efebo era abbastanza esperto per indovinare come dovevo essere a vent' anni. "Nel ritratto lei sembra un po' diversa, concedette lui, ma il fatto è che non sto dipingendo solo il suo viso", aggiunse molto sottile. Voleva dire con questo che stava dipingendo la mia anima. Al momento fui d'accordo, restai quasi commossa quando mi vidi con i capelli scintillanti e gli occhi vitrei. "Il mio nome è Luisiana, mi dice ora l'ectoplasma. Molti anni fa mandai via il mio amato e da allora morì". Dove? ... Ho uno yacht, ho una giacca di visone argentato, ho una collana di diamanti, ho un rubino che è già stato incastonato nell'ombelico di un famosissimo scià, sino a poco fa sapevo il nome di questo scià. Ho un vecchio che mi dà denaro, ho un giovane che mi dà piacere e oltre a ciò ho un saggio che mi dà lezioni sulle dottrine filosofiche con un interesse così platonico che già alla seconda lezione è venuto a letto con me, veniva così umile, così miserabile con il suo vestito da lutto impolverato e i suoi stivaletti da vedovo che chiusi gli occhi e mi sdraiai, vieni, Senofonte, vieni. "Non sono Senofonte, non chiamarmi Senofonte", mi implorò lui e il suo alito aveva l'odore recente delle pastiglie Valda, era Senofonte, non c'è mai stato nessuno così Senofonte come lui. Come non c'è mai stata una Luisiana così Luisiana come me, nessuno conosce questo nome, nessuno, nemmeno quel mantenuto di mio padre che non aspettò neppure STORIE/FAGUNDES TELLES che io nascessi per vedere come ero, né quella poveretta di mia madre che non visse per registrarmi. Nacqui quella notte nella spiaggia e in quella notte ricevetti un nome che durò quanto durò l'amore.L'altra mattina, quando mi ubriacai e andai a parlare con il mio avvocato perché non mettesse sulla mia tomba altro nome che questo, lui diede quella risatina esecrabile, "Luisiana? Ma perché Luisiana? Da dove ha tirato fuori questo nome?" Si controllò per non aggredirmi dato che l'avevo svegliato a quell'ora, si vestì e_moltogentilmente mi accompagnò a casa; "come vuole, mia cara, come comanda!". E diede la sua risatina, del resto, una puttana ubriaca ma ricca ha il diritto di schiaffare sul tumulo il nome che preferisce, fu ciò che probabilmente pensò. Ma ormai non mi· interessa più ciò che pensa, lui e tutta la combriccola che mi circonda, altrui opinione è questo tappeto, questo lampadario, quel ritratto. Altrui opinione è questa casa con i santi investiti da mille cariche. Ma prima mi interessava e come. A causa di questa opinione ho oggi un pianoforte a coda, ho un gatto siamese con un anellino all'orecchio, ho una casa di campagna con la piscina, carta igienica con fiorellini dorati che il vecchio portò dagli Stati Uniti insieme a una custodia di plastica che suona una musichetta mentre si srotola la carta, "oh! my last Rose of Summer! ... " Quando mi diede i rotoli, mi diede anche i vasi di caviale, "è necessario indorare la pillola", disse ridendo con la sua rozzezza abituale, è un grezzo senza rimedio, se non sputasse dollari lo avrei già mandato a quel posto con le sue mazze da golf e le sue mutande profumate di lavanda. Ho scarpe con la fibbia di diamanti e un acquario con una foresta di coralli sul fondo, quando il vecchio mi diede la perla, trovò originalissimo nasconderla sul fondo dell'acquario e mandarmi a cercarla: "Fuochino, fuochino fuochino. No, ora è acqua!. .." E io facevo la bambinetta e ridevo quando il mio vero desiderio era di dirgli che si infilasse la perla nel sedere e mi lasciasse in pace, mi lasciasse in pace! Lui, il giovane ardente con tutti i suoi ardori, Senofonte con il suo alito di menta - cacciare tutti come ho fatto con la servitù, tutti dei mascalzoni che pisciano nel mio latte e si torcono dal ridere quando sto per cadere dall'ubriachezza. Dove, mio Dio? Dove ora? Ho anche un diamante della grandezza di un uovo di colombo. Cambierei ii diamante, le scarpe con la fibbia, lo yacht- cambierei tutto, anelli e dita, per poter sentire un po' della musica del sassofono. Né sarebbe necessario vederlo, giuro che non chiederei tanto, mi accontenterei di sapere che è vivo, in qualche posto, a suonare il suo sassofono. Voglio che sia ben chiaro che l'unica cosa che esiste per me è la gioventù, tutto il resto è stupidità, lustrini, bazzecole. Posso fare duemila plastiche e non risolvo niente, in fondo è la stessa merda, esiste solo la gioventù. Lui era la mia gioventù, solo che allora non lo sapevo, al momento non si sa mai né si'può saperlo, tutto è naturale come il giorno che succede alla notte, come il sole, la luna, io ero giovane e non ci pensavo come non pensavo a respirare, Qualcuno forse presta attenzione all'atto di respirare? Certo che se ne presta, ma solo quando la respirazione si altera. Allora viene quella tristezza, maledizione, respiravo così bene ... Lui era la mia gioventù, lui e il suo sassofono che splendeva come oro. Le sue scarpe erano sporche, la camicia fuori posto, i 49
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