scrivere, che "chiosarci tra noi" avrebbe detto l'ammirevole Montaigne, nel suo tempo e per sempre. Il culto della memoria, così importante nel suo pensiero, non la porta a privilegiare la sua sicilianità? Le implicazioni sociologiche ed etnologiche dei miei libri sono reali. Tuttavia, mi sento innanzitutto uno scrittore che testimonia di se stesso, della vita, degli altri e soprattutto del regno della · memoria. Poiché l'unità italiana è stata fatta con il rullo compressore della televisione, io tento modestamente di ritrovate nella memoria quel che rischia di venir dimenticato, soffocato, perduto, tanto più che c'è una costante scomparsa dei caratteri specifici degli abitanti di ogni regione. Pasolini aveva analizzato acutamente l'uniformità e somiglianza dei giovani moderni. È anche questo, ciò che io deploro. Occhio di capra è una specie di diario della memoria più lontana, quella dell'infanzia. Vari lettori mi hanno scritto per dirmi cosa questo o quel particolare aveva fatto rivivere in loro. In questo senso, Occhio di.capra è come Kermesse un ri- . cettacolo della memoria ... ufficiale. Hum! (sorriso) KÙndera, che io apprezzo molto, per il suo controllo della storia e perché svela il rovescio della scena della società marxista, ha il merito di avere mostrato come nei due sistemi - paesi dell'Est, paesi occidentali - il pericolo sia lo stesso: la distruzione sistematica e voluta della memoria. Bisogna conservare la memoria, evitarle distruzione e indebolimento. È anche perché scrivo che la memoria, tramite le parole, mi si impone. Chi scrive, in effetti, ha una sensibilità particolare al verbo. Una sola parola basta a risuscitare pezzi interi Fotodi.Morco Avolio !Catania, 199 l) INCONTRI/SCIASCIA di passato e della memoria. Lei è oggi un autore che si rifugia in una torre d'avorio o continua a essere un opinion-maker? Non sono tipo da rifugiarmi o da vivere in una torre d'avorio. La realtà mi interessa e mi attira troppo perché possa chiudermi tra quattro mura, anche se sono relativamente distaccato da tutto ciò che è gioco politico e gruppi letterari. Peraltro, non ritengo di essere un opinion-maker; semplicemente, quel che scrivo, la verità che rivelo o difendo diventa spesso oggetto di discussioni, polemiche e dibattiti. Intervengo sempre meno sulla scena pubblica e mi rifugio di più, da qualche anno, nella letteratura. È questa la mia vera torre d'avorio! La vita politica non cattura più la mia attenzione; al_contrario, osservo il gioco ?elle strutture politiche, i loro effetti, le loro cause, i loro difetti. E evidente, per esempio, li:heio osservi come altri la crisi del PCI, crisi attribuita generalmente agli errori dei capi del partito. Ma non ci sono errori personali di questo o quel membro della direzione, c'è un errore di interpretazione. Il. partito è un errore globale. La crisi è declino, e questo declino non può fermarsi. Il punto di partenza di questa crisi è storicamente datato: le rivelazioni e riserve formulate da Kruscev al XX congresso del' 56. La crisi non si fermerà; ci sarà questo o quel discorso comunista rinnovatore, ma il partito comunista come idea e ideale speranza del mondo, è ormai "finito". È anzi miracoloso che i~ Italia il PCI abbia ancora un forte peso elettorale. Queste constatazioni, per quanto semplici, non c'è nessuno che le formuli. Mi sembra giudizioso farlo. Copyright La Manufacture 1988, 1990 / 47
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