Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

mentre è tutto il contrario per un uomo dai denti bianchi. Non è un atteggiamento conformista, al contrario, perché si dimentica troppo che il conformismo consiste nel saltare e dimenticare allegramente tradizioni letterarie, scuole e avanguardie! Aggiungo che oggi il modo d'essere conservatore è molto meno conformista del modo d'essere rivoluzionario. È seriamente necessario sottolineare la conservazione nella memoria di una storia, di una letteratura, e questa difficile conservazione non è affatto reazionaria. È venuto il momento di badare alla conservazione dell'eredità culturale passata e presente, onde evitare di perdere la nostra memoria e la nostra identità, di essere imbrogliati. Che rapporti ha avuto con Calvino e Pasolini? CalvinoePasolini appartengonoallamia generazione;·sipotrebbe dire che siamo cresciuti insieme. Negli anni Cinquanta, Salvatore Sciascia ha fondato una rivista, "Galleria" , di cui mi ha affidato le sorti; i numeri di questa rivista sono stati un punto d'incontro. · Calvino ha semplicemente collaborato. Pasolini, Roversi, Romanò sono stati i primi a consegnarmi testi importanti, ad aiutarmi, e i primi due hanno in seguito costituito il nucleo iniziale di "Officina", pubblicata a Bologna, di cui è nota la risonanza. Calvino, che leggevo con piacere, ha subito l'attrazione dell'avanguardia, ma sempre in rapporto con quello che aveva da dire, e che era fecondo. Calvino era un uomo intelligente, che non rifuggiva dalla realtà, e Fot~ di EnzoS~llerio (Cefolù, 1958) INCONTRI/SCIASCIA se coltivava le ricettè dell'avanguardia non se ne serviva per rinunciare al reale. La mia amicizia con Pasolini è di lunga data. Ci siamo scritti molto negli anni Cinquanta. Una volta famoso, non poteva più collaborare alla rivistina "Galleria" di Caltanissetta. Se in Calvino la passione civile era contenuta, in Pasolini letteralmente esplodeva, e siamo stati uniti da questa comune passione. Lei ha ricordato e citato spesso Borges nei suoi libri, segno di un interesse molto forte. Com'è nato quest'interesse? Sono arrivato a Borges leggendo un articolo che gli era dedicato sulla "Gazzetta di Parma" del 1955. Poi ho letto le.sue poesie e la traduzione di Finzioni apparsa da Einaudi. L'accesso all'opera di Borges mi è stato facile perché ho sempre adorato Savinio, il Borges italiano! Da Savinio a Borges, c'è continuità di lettura. Quel che ho apprezzato di più nell'opera di Borges è il gioco delle coincidenze, di ciò che, inosservato, è tuttavia essenziale. Mi piace anche il suo culto della brevità e infine il rifiuto di scriv.ere un· ampio romanzo. Aggiungo che la conversazione di Borges è incantevole, perché ha il dono di dire cose essenziali, profonde. Mi piacciono inoltre i suoi libri di interviste, che rivelano, alla pari dell'opera, la ricchezza del suo universo. Borges, che ho incontrato due volte, mi sarebbe piaciuto incontrarlo tutte le sere al circolo dei civili! Cosa pensa del successo del Nome della rosa? Eco ha una capacità di penetrazione considerevole e manifesta nei saggi una viva intelligenza. Gli viene rimproverato di mescolare troppi soggetti, ma ha il dono di affrontarli con brio e profondità. Quanto al gusto delle citazioni, mi piace, perché anch'io non scherzo! Il nome della rosa è visibilmente il libro di un uomo intelligente che ha tentato la scommessa di scrivere un romanzo. E ci è riuscito in modo brillante. Il nome della rosa mi è piaciuto molto, e non mi associo alle critiche che sono state formulate in Italia verso questo romanzo storico. D'altronde, in esse c'entra non poco anche l'invidia e la gelosia della critica. Ci sono due peccati capitali che aborrisco: l'invidia e l'avarizia. E ne sono sempre stato lontano! Il successo di Eco mi fa piacere; è un successo giustificato, un successo che ricade inoltre, nel mondo, su tutta la letteratura italiana. I suoi diritti d'autore ammontano a· miliardi? Ottimo, ·come tutti gli italiani, Eco paga le tasse. (sorriso) Come definirebbe il suo tipo di realismo in letteratura? L'inserimento del reale nella letteratura, nella pittura e nelle arti, è un percorso naturale. Non esiste nessuna alchimia del realismo letterario! La grande triade siciliana - Verga, Càpuana e De Roberto - ha scoperto e riconosciuto in Zola un maestro, e per un siciliano, per di più artista, il problema fondamentale resta quello dell'identificazione della realtà e della sua rappresentazione. Quello che voglio fare è dunque di rendere la realtà attraverso i dialoghi, la pittura dei fatti e dei sentimenti, e ovviamente·una lingua. È normale che i siciliani, attorniati da una realtà contraddittoria, sfuggente, con più facce, sentano il desiderio di decifrarla, di spiegarsela. Mi piacerebbe che del mio -lavoro letterario si potesse dire che esso è una propedeutica alla realtà siciliana. Osservare per conoscere! Conoscere per Uberare (e liberarsi)! 43

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