INCONTRI/SCIASCIA Basta conoscere bene la storia italiana per capire cosa capita oggi o accadrà domani . . Non ho nessun dono profetico: basta conoscere e osservare, e avere il coraggio di opporsi al con/ ormismo e alla verità ufficiale. to Da Laura. Gli avvocati hanno avuto buon gioco ad analizzare da vicino i fatti giudiziari che avevo descritti. Questa storia mi affascinava da tempo. Una sera, parlando con l'attrice Adriana Asti, ho avuto l'idea di scrivere una commedia. Ma non ho scritto una commedia, bensì una specie di inchiesta-resoconto che si svolge in un quadro storico preciso, il 1913, la fine della Belle Epoque, il patto Gentiloni, atto di nascita di un male tuttora presente: la democrazia cristiana. L'interesse viene dalla mescolanza tra una microstoria (il caso giudiziario) e la storia (1913), tra un avvenimento e un'epoca. L'avvocato Da Laura ha giustamente osservato che la "contessa" Tiepolo venne assolta per antifemminismo della giuria; oggi sarebbe assolta per femminismo della giuria! (sorriso) Si parla di lei come di un "moralista impegnato". Accetta · questa definizione? Io sono un uomo che ha una vita morale. Nòn so però se sono un moralista. Un moralista degno di quelli della letteratura francese? Non lo credo. E poi, che cos'è un moralista? Io sono impegnato, ma impegnato per me stesso. La nozione di letteratura impegnata mi è dunque estranea, tanto più che oggi chi dice letteratura impegnata dice letteratura politica o letteratura di un partito. Il fatto di cercare e dire la verità rinvia, più che a· un a tradizione umanista, a una tradizione del secolo dei lumi. Voltaire è stato davvero il padre di questo atteggiamento, ripreso più tardi da Zola, consistente nel seguire con attenzione tutto quanto accadesse nel mondo. Il pericolo è stato di ricondurre abusivamente quest'atteggiamento a una posizione partigiana e politica. Voltaire e Zola dunque, ma non Sartre. Come Voltaire e Zola, dunque, è un mio dovere parlare, dire ciò di cui sono convinto. In nessun caso sono però uno scrittore impegnato, partigiàno, in nessun caso sono un maestro di pensiero. Non si pensa più molto e i maestri di pensiero non esistono. (sorriso) Si hanno i nemici che ci si merita; invece di ferirmi, gli attacchi mi fanno piacere e mi confermano nella mia convinzione e mi danno sicurezza. Il mio ruolo è di dire le cose che noto o scopro nella realtà: due e due fanno quattro e, identificate certe premesse, il risultato sarà inevitabile. Basta conoscere bene la storia italiana per capire cosa capita oggi o accadrà domani. Non ho nessun dono profetico: basta, ripeto, conoscere e osservare, e avere il coraggio di opporsi al conformismo e alla verità ufficiale. In Italia il fascismo nori è mai definitivamente vinto. È esistito, è ancora presente, che si chiami fascismo o unanimismo o "solidarietà nazionale". Occorre reagire contro la fondamentale duplicità della mentalità italiana: i fatti sono lì, ma non bisogna dirli. Così derubare lo stato è male, ma derubare lo stato a vantaggio di un partito è ammesso. Per me, rubare per un partito o per sé è sempre rubare, sempre un male, sempre obiettivamente un male da Socrate a san Tommaso, da Dante a Giovanni Paolo Il. Debbo aggiungere che per combattere il male quale esso sia, bisogna privilegiare il diritto civile. La soluzione dei problemi passerà attraverso il diritto o non ci sarà. Opporre alla mafia un'altra mafia non porterebbe a niente, porterebbe a un fallimento completo. Accetta di venir qualificato come "scrittore eretico"? Accetto totalmente quest'etichetta. L'accetto condividendola con coloro di cui ho evocato l'opera o il destino, come Pirandello o Diego La Matina. Detesto il conformismo. I miei primi vent'anni di vita, trascorsi sotto il fascismo, mi hanno chiaramente messo in guardia contro di esso. Gli italiani e l'Italia erano allora fascisti; l'antifascismo non è mai stato una realtà ma un'illùsione forgiata più tardi. Quando lo storico De Felice evoca "gli anni del consenso", la sua analisi è giusta: dal 1925 al 1937, l'Italia e il popolo italiano aderirono al fascismo con convinzione e con entusiasmo. Dopo il 1937, vennero le prime critiche, perché la speranza di un livello di vita più elevato che nasceva dalla conquista di un impero coloniale era stata delusa. Non solo la vita non era migliore, ma era più difficile, e i salari,-in particolare quelli dei funzionari, non potevano compensare in nulla la riduzione del potere di acquisto. Dopo l'Etiopia ci fu la Spagna, una guerra che i contribuenti italiani hanno finanziato, una guerra che ha provocato reticenze e una rottura del consenso socio-politico. Il patto con Hitler ha accentuato il disincanto e la presa di coscienza, tanto l'alleanza con la Germania era, per antiche ed evidenti ragioni, impensabile e sentita come contronatura. Di qui il movimento di avversione nei confronti del fascismo che portò alla rivolta del' 45. L'intellettuale - e ce ne furono di coraggiosi che, "eretici", andarono esuli, come G. A. Borgese - aveva il dovere di informare il popolo, di combattere il conformismo e il consenso politico. Ai nostri giorni l'intellettuale eretico deve continuare questo compito, non accettare la fatalità dell' ingiustizia o dei meccanismo del potere continuando a dire no a tutti i conformismi. È perché c'è stato il fascismo che òccorre essere vigili, non cedere alla facilità né allo scoraggiamento. Le parole, si sa, sono "pistole cariche" e possono contribuire a illuminare un po' tutti, a impedire l'addormentamento del popolo e delle aspirazioni umane più giuste. Aggiungerò chè se non ci fosse stato lo sbarco americano, in Italia avremmo ancora il fascismo: ci sarebbero state delle contrarietà- la parola è debole- ma gli italiani le avrebbero sopportate ... Devo inoltre confessare - e questo è un punto di vista di tutt'altro genere - che in Sicilia scrivere è sempre stato un'eresia, un'attività piuttosto mal considerata. È solo da una quindicina d'anni che l'atteggiamento dei siciliani nei confronti dei loro scrittori si è evoluto. Prima lo scrittore era per loro una specie di spia, un compatriota che divulgava cose che andavano taciute, un siciliano che lavava la biancheria sporca non più in famiglia ma sulla pubblica piazza. È proprio per questi motivi che i siciliani non hanno amato né Verga né De Roberto né Pirandello né Brancati. Merito della sinistra - uno dei suoi rari meriti - fu di combattere e vincere questo pregiudizio. Grazie alla sinistra, i siciliani hanno cominciato a tollerare la verità che i loro scrittori cercavano di descrivere. Quali sono i filosofi che preferisce? Gli scettici. Lo scetticismo non è facile né vano, come dimostra la sua più grande espressione: gli Essais di Montaigne. Lo scetticismo di Montaigne è anche accettazione delle cqntraddizioni, dei cambiamenti e delle evoluzioni. Un uomo non è mai identico a se stesso, è mutevole e ha reazioni imprevedibili, nuove, sempre . diverse. Non si può dunque pensare-di conseguenza -che esista una verità unica, stabile ed eterna. La verità è verità, ma può avere nella realtà più volti. Come potrebbe definire il suo amore per i libri? I libri mi piacciono enormemente, ma non sono un bibliofilo. Il 41
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