Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

INCONTRI/SCIASCIA Quali sono le sue posizioni politiche? Se ho accettato di figurare come indipendente sulle liste del Pci è perché ho pensato in buona fede che il Pci stesse liberalizzandosi, e che ci fosse davvero, dentro il partito, la possibilità di un dibattito;. in realtà questa possibilità non esisteva. Non sono mai stato comunista, eppure ritengo che Brancati avesse in parte ragione nel dire che in Sicilia, per essere pienamente libèrale, era necessario essere almeno comunista. Questa è stata l'illusione, di fatto, di tutta la cultura siciliana, ed è stata anche la mia illusione. Oggi, dopo tanti anni, dopo tutto quel che è successo, riconosciamo infine che si trattava di un'illusione. Per essere liberali, è bene essere liberali; non voglio dire liberale del Partito liberale, naturalmente, ma liberale di idee liberali. E non c'è nessuna possibilità di esserlo essendo comunisti, o camminando con il Pci. La libertà è un valore fondamentale che il Partito comunista ignora e ignorerà sempre. Il partito è immobile nell'impossibilità di trasformarsi perché pretende, da un Iato, che si osservi la fedeltà a ciò che esso è stato, ·e dall'altro che occorre prendere atto dei cambiamenti avvenuti nella realtà. Questo gioco contraddittorio su due campi diversi è impraticabile, è condannato in partenza. Il inerito di Craxi è stato di introdurre un discorso nuovo nella vita politica italiana. Craxi è prima di tutto un pragmatico; non crede nella fedeltà ai "sacri testi", crede che vadano modificati per adattarli alla realtà. Quando la realtà evolve, si porta appresso una evoluzione delle idee. L'affermazione inversa è soltanto utopica. Dieci anni fa lei ha scritto L'affaire Moro. Cosa ne pensa, a distanza? · Questo libro mi venne richiesto da Dominque Fernandez per le edizioni Grasset e l'edizione italiana è posteriore alla francese. Devo dire che, prima di questo tragico avvenimento, non sentivo per Moro nessuna simpatia. Sul piano politico non l'ho mai amato, perché era il capo di un partito - la Democrazia cristiana - sinonimo, secondo me, di male per l'Italia. Mi ha interessato l'Aldo Moro piombato nella tragedia, l'Aldo Moro che scopre, imprigionato, che il potere è un sogno che se ne va, l'Aldo Moro che avrebbe potuto essere l'eroe di La vita è sogno di Calderon. Sigismondo e Moro ... Gli amici di Moro hanno auspicato che morisse eroicamente; ma lui ha deluso le loro speranze reagendo come ogni uomo, rifiutando loro l'eroismo della sua morte. È in questo che riconosco e saluto la grandezza di Moro: morire come un uomo. Come membro della commissione d'inchiesta sul caso Moro, ho seguito appassionatamente tutte le sedute di quella commissione. È peraltro perché facevo parte di questa commissione, con la possibilità di verificare quello che avevo scritto, che mi sono rassegnato a rimanere in Parlamento per tutta una legislatura. Devo dire che non ho nulla da aggiungere e nulla da togliere da ciò che ho scritto; la commissione ha confermato retrospettivamente quello chè avevo intuito e scritto. Il mio maggior merito è stato di leggere accuratamente i documenti (lettere di Moro, comunicati delle Brigate rosse, dichiarazioni) e interpretarli nel loro momento e nel loro contesto. Con il delitto Moro la vita politica italiana avrebbe dovuto evolvere, tanto più che si era potuto assistere a!ltlncurioso rovesciamento: i suoi nemici erano diventati suoi sostenitori e i suoi amici suoi nemici. Così "Lotta continua" era per i negoziati, mentre la Democrazia cristiana rifiutava ogni trattativa. Io stesso auspicavo vivamente la liberazione di Moro. 40 Su che tipo di esperienza è basato Candido? Ho scritto Candido quando era appena uscito dal fascino che esercitava su di me il Partito comunista italiano. Non sono mai stato comu.nista, eppure, per onestà, devo precisare di aver subito l'attrazione del Pci. Quando ho visto e capito, nel consiglio comunale di Palermo, che questo partito detto di opposizione non attuava in nulla il suo ruolo di opposizione, ho smesso di marciar~ al suo fianco con un senso di liberazione (4 febbraio 1977). Ho dunque scritto una parodia del Candido di Voltaire, una parodia che mi ha divertito e mi ha procurato un intenso sentimento di libertà. Provo sempre piacere a scrivere; con Candido, questo piacere è stato più forte, perché ho condotto con distacco e leggerezza il gioco delle citazioni, dei riferimenti e delle allusioni. Apprezzavo tanto più questo gioco in quanto noi non facciamo che scrivere quel che è stato già scritto. Una vignetta che mi piace molto rappresenta Bernard Shaw che si reca al monte di pietà a impegnare i suoi abiti. L'impiegato osserva che i pantaloni appartengono a lbsen, la giacca a Nietzsche, il gilè a Schopenhauer. E Shaw gli replica di guardare soprattutto a come quegli abiti sono stati aggiustati. Con la letteratura succede oggi lo stesso: da uno prendiamo i calzoni, dall'altro la giacca, da un terzo il gilè, e procediamo a ricucirli. Aggiungo che l'uomo di cultura di sinistra, negli anni Cinquanta, era meno informato dell'uomo di cultura di destra. Dobbiamo confessare di avere avuto un culto per la cultura di sinistra e che sfortunatamente questo ha portato a gravi misconoscimenti, poiché la forza del Pci poteva immediatamente far tacciare di fascista o di reazionario un certo scrittore o un certo editore. Quando Milosz ebbe il Nobel, molti lettori di sinistra si chiesero: "Ma chi è?" Cosa si deve pensare della passione per la storia, onnipresente nella sua opera? Ho sempre avuto il gusto dei libri di storia, di leggerli come veri e propri romanzi polizieschi. La storia, per quanto l~ntano posso ricordare, è stata per me un problema, un problema di tipo poliziesco. _Sonoinoltre convinto che dalla storia e dal passato derivino le spiegazioni, sempre vere e attuali, a proposito dell'andamento degli uomini e della società. Non possiamo sperare di capire il presente se non abbiamo una conoscenza, quantomeno un'idea, di ciò che è stato il passato. La mia musa sarebbe Clio! (grande sorriso) Devo infine confessare che la storia mi piace, perché, soprattutto, contiene la cronaca, le microstorie. Queste ultime diventano elementi privilegiati che conferiscono senso e significato alla storia. Le microstorie sono gocce d'acqua che vengono osservate al microscopio. E le gocce formano un lago. Tutti i miei libri hanno un riferimento iniziale, una data, un avvenimento, un'osservazione della realtà immediata e quotidiana. Con la vecchiaia e con un certo distacco, cerco scrivendo di rendere più grande il mio divertimento. Così le piccole storie - le Cronachette - provocano in me un grande piacere anche quando la storia raccontata non sfocia su nessuna soluzione. Il gusto della supposizione e il ridestarsi dello spirito possono già bastare a chi, cofne me, scopre nella storia dei veri e propri romanzi polizieschi. Lacriticahaesaltatounadelle sue ultime opere, 1912+ 1. Perché questo libro ha destato tanto interesse? Le migliori critiche le hanno scritte gli avvocati. Nel "Corriere della sera" sono apparse delle giudiziose osservazione dell' avvoca-

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