CHI È LEI, LEONARDO SCIASCIA? Incontro con Leonardo Sciascia a cura di James Dauphiné traduzione di Saverio Esposito Potrebbe precisare l'importanza che attribuisce al quadro familiare? Mi rendo conto che certi scrittori o artisti sono in grado di creare, in qualsiasi situazione, ambiente o atmosfera. Io riconosco volentieri di aver bisogno di un ambiente raccolto, di una certa solitudine, e di una serenità familiare. Non è lì che trovo l'ispirazione - non si può mai dire da dove davvero provenga l'ispirazione. Ci sono problemi che riguardano la società, la giustizia sociale, l' amministrazione della giustizia che mi hanno sempre interessato e spinto a scrivere. La famiglia per me non è né un problema né una fonte di ispirazione. Chi, come me, ha bisogno della vita di famiglia, nella misura in cui si svolge normalmente, non ne parla, non sente nessuna tentazione di descriverla. Quando la vita familiare diventa drammatica, oppure tragica, come nel caso di Pirandello, è certo che essa può proiettarsi nell'opera o influenzarla. Ma, da dentro il mio focolaIl 5 novembre di due anni fa moriva Leonardo Sciascia. Quando era in vita non gli abbiamo dimostrato, probabilmente, tutta la stima che meritava; forse perché era un personaggio così pubblico e presente da poterci sembrare in qualche modo distante da noi e, pur in opposizione, nell'orbita di quell'establishment mediologico e politico che seppe analizzare e criticare come pochi. Pensiamo, a ritroso, di dovergli anche noi molto, oggi in particolare che i suoi "temi", le sue denunce, le sue attenzioni, le sue cautele, i suoi giudizi ci sembrano ancora più che mai. attuali e da considerare, da discutere. E oggi che ancora si esalta o si sminuisce la sua opera in modi che si sembrano, la maggior parte delle volte, strumentali o perfino equivoci. Abbiamo pensato di ricordarlo dando a lui la parola, traducendo una sua ampia intervista, forse l'ultima così ampia, rilasciata alla fine del 1987 a uno studioso francese della sua opera. J ames Dauphiné, che ringraziamo, per il volume Leonardo Sciascia della serie Qui etes-vous? (edizioni La Manufacture, Parigi 1990). Una sorta di autoritratto. E di proporre, in altra parte della rivista, una riflessione a più voci su un tema "sciasciano" oggi prevalente, per l'appunto dei più delicati e ambigui, quello dei modi in cui i media affrontano il problema della mafia. (G. F.) re, in cui regnano armonia e tranRitralto di Leonardo Sciascia, di Salvo Fundarotto. quillità, non ho niente da tirar fuoChi è lei, Leonardo Sciascia? Difficile dirlo. "Uno, nessuno e centomila", come ha scritto Pirandello. Sono certamente un essere, una persona, un uomo che è stato formato e in gran parte determinato dai suoi primi dieci anni di vita. Credo che nella vita di un uomo gli anni dell'infanzia siano decisivi. Io sono nato in un paesino - Racalmuto- in una famiglia che viveva un po' meglio delle altre e sfuggiva alla generale miseria. Mio padre era impiegato nell'amministrazione della zolfatara, mia madre si occupava della casa, alcune mie zie insegnavano nella scuola elementare. Sono sempre vissuto a Racalmuto con il gusto assai forte di osservare la realtà, anche quando questa realtà si basava su conversazioni che avevo modo di sentire qua e là. È anche vero che sono cresciuto in un ambiente più femminile che maschile, e credo che per uno scrittore vivere tra le donne sia un'esperienza utile e importante perché le donne, forse perché restano in casa - o per lo meno per il fatto che vi restavano - avevano curiosità diverse da quelle degli uomini. Esse, sapevano tutto quanto succedeva in paese senza neanche uscire di casa e dal loro universo familiare. Sartre sosteneva in Le parole che crescere circondato da donne favoriva la vocazione di scrittore: sono d'accordo con lui. ri; cosa vuole che scriva? (sorride) Potrei naturalmente dissertare su questa tranquillità, ma la tranquillità non ha mai generato nessuna vera opera letteraria. (sorride) Nella sua opera, lei evoca spesso il mondo contadino. L'ha conosciuto bene? Il paese della mia infanzia - Racalmuto e i suoi dintorni - e i suoi abitanti erano molto poveri. Vi si viveva dell'agricoltura, della zolfatara e delle saline. Da parte mia, appartenevo al mondo della zolfatara più che a quello della terra e dell'agricoltura. Tuttavia, in estate, ci si spostava in campagna. E ancora oggi vengo a passare l'estate alla Noce. Un'altra esperienza del mondo rurale si colloca per me tra il 1941 e il 1947, quando sono stato impiegato in un servizio incaricato del controllo del grano, l'ammasso, un servizio che i contadini, va da sé, sopportavano con difficoltà, perché bisogna requisire (ammassare, come si diceva) e controllare la loro produzione. · I "circoli", elementi essenziali della vita sociale siciliana, svolgono nella sua opera un ruolo importante, in particolare in A ciascuno il suo. È stato così anche nella sua vita? I circoli hanno avuto un'importanza determinante nella vita 37
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