Premio Fàbio Cocchi Fabio Cocchi, giornalista e cronista radiofonico da sempre impegnato nei movimenti internazionalisti di solidarietà con le ragioni dei popoli, è venuto a mancare a 26 anni il 10 luglio 1990. Per ricordare il senso della sua vita breve ma intensa, dedicata in particolare ai popoli dell'America latina, alcune associazioni e un gruppo di amici che hanno condiviso con lui l'azione politica e culturale, hanno costituito un Comitato promotore di un Premio intitolato al suo nome sul tema: I diritti umani in America latina. Potranno partecipare: 'a) cittadini italiani e latinoamericani che al 31.3.1992 non abbiano compiuto 27 anni. b) Associazioni latinoamericane impegnate nel campo della solidarietà. Il Comitato di lettura, espresso dai gruppi che hanno voluto questa iniziativa, prenderà in esame saggi, tesi di laurea, ricerche, testimonianze - inediti - che perverranno entro il 31 marzo 1992 c/o l'associazione culturale "Julio Cortazar", Circonvallazione Nomentana 484, 00162 Roma. L'ammontare del Premio è di lire 4.000.000 (quattro milioni) e verrà suddiviso ex-aequo tra il miglior lavoro latinoamericano e il migliore italiano. La proclamazione del vincitore e la cerimonia di consegna del Premio sono previste entro il mese di dicembre 1992. Per l'opera premiata il Comitato si riserva la facoltà di pubblicazione, cosl come per tutto il materiale inviato, che rimarrà in dotazione del Comitato stesso e andrà a costituire il Fondo Fabio Cocchi, a cura dell'Associazione "Julio Cortazar". Il Comitato si impegna inoltre ad accogliere i più diversi contributi (poesie, foto, disegni, video ecc) assicurandone la divulgazione. Le valutazioni del Comitato sono inappellabili. La partecipazione è gratuita. La segreteria del Premio Fabio Cocchi è costituita presso l'Associazione Culturale "Julio Cortazar", Circonvallazione Nomen- ,tana 484, 00162 Roma. Te!. 06/42.40.791. Promuovono il Premio le seguenti Associazioni: ACLA (Ass. Cittadini Latinoamericani), ASAL (Assocciazione Studi per l 'Ameri- . ca Latina), CISGUA (Comitato Italiano di Solidarietà con il popolo del Guatemala), Associazione tulturçile "Julio Cortazar", CRIC (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione), Fondazione Internazionale "Lelio Basso", Italia Radio, la rivista ' "LatinoAmerica", LegaltalianaperiDiritti e la Liberazione dei Popoli, MLAL(Movimento Laici America Latina), SIMA (Solidarietà Italiana delle Madri Argentine di Plaza de Mayo), Terra Nuova Forum. 32 CONFRONTI Ciòche è essenziale. I.romanzidi DonDe lillo Mario Barenghi A me non sembra, in tutta franchezza, che Don DeLillo sia un grande scrittore. I suoi romanzi (disponibili in italiano, grazie all'editore napoletano Pironti, sono Libra, Rumore bianco, I nomi, Cane che corre) hanno tutti, quale più, quale meno, un che di farraginoso e prolisso. Sono macchinari poderosi ma un po' ingombranti: motori marini, adattati con dispendio d'ingegno e di fatica, alla fragile stazza di comuni vetture di città. L'operazione, beninteso, è pienamente consapevole, e rientra anzi nella norma di quella che Almansi ha definito "letteratura cospirativa" (e che conosce il suo massimo esponente attuale in Thomas Pynchon): storie di complotti intricatissimi, emergenti come mostri abissali a fior d' esistenze cira piatte e ordinarie, ora irregolari e bislacche, accomunate da un'irrisarcibile insignificanza. Si tratta d'un filone cospicuo della postmodernità, ben attestato anche da noi (Eco), dedito a rielaborare in chiave intellettualistica l'eredità della letteratura poliziesca e di spionaggio. Ma congegni narrativi cosl concepiti, per funzionare a puntino, esigono la lubrificazione d'un gusto per l'avventura assai spiccato, che non esiti a riprendere modi e ritmi della narrativa di genere: ovvero l'illuminante ausilio di un esito d'eccezione, che ravvivi il limaccioso labirinto raffigurato con lampi d'invenzione linguistica o bizzarrie paradossali fino alla sfrontatezza. Non che a DeLillo tali requisiti manchino del tutto, questo no. Basti pensare a certi dialoghi familiari, deliziosamente sapidi nella loro banalità, completi di farcitura elettrodomestica Marines in addestramento, Usa 1970, in una foto di ThomasHopker (I grandi fotografi, Fabbri 1983) ("La TV disse: -Adesso applichiamo i piccoli sensori alla farfalla"); o a certe isolate scene, come l'episodio del bimbo piangente senza motivo per sette ore di fila, che finisce per assumere i contorni d'una rivelazione misteriosa o d'un rito di passaggio. O ancora, agli assorti e slogati monologhi interiori dì Oswald, il protagonista di Libra, sintomo d'una disgregazione progressiva che non è propria solo della psiche tortuosa d'un futuro omicida. Tuttavia ciò che colpisce nei libri di DeLillo è piuttosto l'equilibrio dell'insieme, la compattezza dell'assemblaggio, che la genialità di questa o quella componente: sì che, leggendo, si apprezza più spesso di quanto si ammiri, ovvero si ammirano serietà e intelligenza, anziché quel talento che disorienta e rapisce. Letture sostanziose, insomma, ma - a dispetto di uno humour satirico gustoso - impegnative, ardue, talvolta perfino un poco indigeste. D'altronde, se non uno scrittore grande, DeLillo è senza dubbio uno scrittore autentico, un romanziere di stoffa robusta. In particolare Rumore bianco, da cui ho cavato le prime due citazioni (opera dell'85, pubblicata da noi due anni dopo) è decisamente da leggere, prima che scompaia dagli scaffali dei librai (dove, sia detto per inciso, i piccoli editori meridionali stentano a conservare spazio). La pulsione mortuaria che intride fibre e costumi della società opulenta emerge da queste pagine con sobrietà impietosa, scevra di supponenza o boria moralistica; e rettifica in maniera forse definitiva la perdurante immagine di un' America energetica, ribollente, vitale, pur nella volgarità o nella scompostezza delle sue manifestazioni.
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