Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

CONFRONTI do,.ma ovunque l'inconfondibile soul (l'anima, appunto) d'Irlanda. Difficile trovare in tutta Europa una città da poter avvicinare, da questo punto di vista, a D4blino; forse l'unica, pur con radici e con handicap ben diversi, potrebbe essere Napoli. Affascinato da questo patrimonio senza confronti, Alan f'.arker sbarcò il giugno del '90 nella città di Joyce, deciso a realizzare qualcosa di memorabile. È cosa nota che i simpatici irlandesi si mostrano ospitali con tutti ma riservano soltanto ai cugini ricchi d'Inghilterra un'accoglienza a base di odio secolare, Lui, Parker, il londinese irregolare che aveva già conosciuto prima gli applausi poi le polerrùche in terra americana, l'intellettuale antithatcheriano ma originario dei quartieri poveri, riuscì subito a evitare quell'accoglienza. E davanti a lui si apà la straordinaria, formicolante realtà di Dublino. . "Mi fecero notare che ali' epoèa .c'erano circa 1200 band attive in Dublino, un numero straordinario visto che si tratta di una città che supera di poco il rrùlione di abitanti. Tuttavia c'era un pizzico di esagerazicme irlandese in questa affermazione perché, come scoprii ben presto, molti giovani musicisti suona':'ano contemporaneamente in tre o quattro gruppi ... L'Irlanda inoltre, possiede la più giovane popolazione europea e l'elevato tasso di disoccupazione giovanile costituisce senz'altro un fattore importante per capire come mai tanti lottino per riuscire a comprarsi una chitarra e formare una piccola band ..." Dalle parole di Alan Parker si colgono le motivazioni essenziali che l'hanno spinto a inaugurare il lavoro con una gigantesca seduta di audizione, che si è poi trasformata in una delle parti migliori del suo racconto cinematografico. Dice d'altronde un personaggio del film: "Meglio esser un musicista disoccupato che un minatore disoccupato": una cinica saggezza che fa da allegro contraltare alla voglia rabbiosa di uscire dall'emarginazione per la scorciatoia del.rock stage. L,,analogia con i ragazzi delle scuole di spettacolo newyorkesi protagonisti di Saranno famosi è fin troppo palèse; eppure fin dalle prime scene il film che Parker ha saputo trarre dal set di Dublino smentisce coloro che si attendono soltanto una replica del suo ultrapremiato e ambiguo hit del '79. I protagonisti di Fame avevano la stessa rabbiosa voglia di successo ma calata in ben altri contesti: nevrotici, privilegiati, in gran parte d'estrazione borghese, Da New York a Dublino il balzo è notevole: qui l'emarginazione è totale, Perciò Parker ha scelto di fare un film con materiali ruspanti, con attori-musicisti presi dalla strada, con piccole vicende personali sbozzate con crudezza e allegria nel grande crogiolo di violenza e disperazione che è la città. L'impatto con la prima parte del film, quella che racconta il bizzarro clima delle audizioni e le fasi di formazione della band, è un autentico choc: il ritmo del montaggio, la spontaneità delle battute, il rapporto immagine-suono, tutto è di una bellezza folgorante. Un merito nòn da poco va riconosciuto alla grande competenza musicale di Parker. Da sempre si è portato dietro una reputazione di "regista rock" (basta pensare non solo __alle musiche ma in genere ai clirrù.sonori di auteptici cult movies giovanili come Fuga di Mezzanotte e Birdy, o anche al ben più discutibile pasticciaccio celebrativo PinkFloyd-The Wall). Ma stavolta ha dato molto di più, sia nella raffinatezza delle scelte che nelle invenzioni tecniche. Per cogliere la realtà delle esibizioni live, ha usato altoparlanti fuori fase da cui trasmetteva le basi registrate: si creava così la giusta atmosfera per i cantanti e ciascuna delle voci veniva registrata in diretta per essere rrùssata successivamente. Un esperimento, ancora inedito nei film musicali che ha dato ottirrù frutti sul piano della spontaneità. Così calato nell'inferno rumoroso dei locali da esordienti, lo spettatore può godersi momenti di grande "realismo musicale" e i ragazzi della band se la cavano splendidamente con i classici soul di Otis Redding, Wilson Pickett, Aretha Franklin, Joe Tex e altri. Poi, col passare dei minuti, lo spettacolo musicale rimane solo; il ritmo continua a pulsare ma qualcosa intorrio si è spento. Nonostante tutti gli sforzi di Parker e della quotatissima coppia di sceneggiatori (Pick Clemente Ian La Frenais), il film perde irrimediabilmente quota nel finale. Non è la prima volta che il regista inglese mostra qualche problema in vista del · traguardo. Stavolta d'altronde proprio non si poteva arrivarea unhappyend(comein Fame). Riprendiamo per un attimo la storia. Intorno al giovane produttore, il personaggio-castoro, prende forma l'universo pittoresco della band. Sono dieci musicisti: Outspan (chitarra) Derek (basso), Steven (tastiere), Mikah (batteria), Dean (sax), Joey (tromba, l'unico fuori età, che vanta improbabili glorie passate); Deco (il cantante rozzo e ubriacone ma dotato di una gran voce); e infine le tre graziose coriste Imelda, Bemie e Natalie (tutte e tre piene di problemi e in tresca con lo stesso uomo). Per quanto molti caratteri siano appena sbozzati, nessuno sembra appartenere alla stessa razza di Jirnmy. E lui, eroe C?tttolicoe monomaniaco, prosegue da solo nella sua crociata: tutto ciò che il castoro costruisce, gli altri (litigiosi e scombinati) riusciranno a distruggere. Tutti sembrano vittime di un ambiente violento e disperato che esprime tanta vitalità creativa e tante aspirazioni per poi travolgerle in u_nallegro delirio autodistruttivo. D'altronde, anche nel professionismo le meteore della musica di autentica estrazione popolare, pur dando bagliori esaltanti, sono -di solito destinate a rapidi tramònti. Certo, il lieto fine non si addice a Dublino. Ma qualcosa purtroppo non ha funzionato negli ultirrùgiomi sul set di The Commitments (che rimane una grande occasione parzialmente mancata): forse tutti insieme (attori, sceneggiatori, regista) si sono ammosciati quando. si è trattato di raccontare l'amaro tramonto della band; o forse Parker si è troppo immedesimato nel sùo personaggio più patetico, in quel Jimmy che pur di costruire resta prigioniero del suo sogno. AnnaMariaOrtese ANNAMARIAORTESE Lalentescura La lentescura pp. 520lire30.000 &ritti di ,•io.aio ocurodiLucaClerici • • ft • " Perloprimovolto w raccolti inmodorgonico • i raccontid viaggioa i . Mosco,Parigi,Londra, i Napoli,Palermo, dell'autrice d L'Iguana. EHICHHACKL Addioa Sidonie ErichHackl Addioa Sidonie ~ pp. 160lire15.000 Lostoriadiun'adozione difficile, unrealelotto dicronaca: ildestino diSidonie, unopiccolo zin~ora,nell'Austria degiannidelle persecuzioni razziali. MAIC.OSYMAJICOI; CHESTERHIMES ChesterHimes Rabbiad Rabbia_adHarlem Harlem ffe pp. 240lire18.000 Ungiallomozzafiato I'. \ undurospaccatos ciale. Himesracconto HorlemcomeChondler hodescrittoLosAngeles. MARCO$YMARO:t ICOLASBOUVIER Il pesce-scorpione NicolasBouvier ~~ Il pesce-5'orpione pp. 160lire18.000 L'affascinante cronaca diunvioTlgio a(eylon: l'isoladelomogio, degliincantatori, deidemoni. MARCOSYNARC05 EMMANUEL CARRÈRE Emmanuel Carrère Bravura Bravura pp. 380lire24.000 ll Ilclamoroso delirio diPolidori, inun'avvincente miscelodithrilling ederudizione. ~RQ)SYMAJ.0_:! MARCOS Y MARCOS Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02-29517420/22 27

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