CONFRONTI Paradise a Cuore selvaggio, si realizza questa fondamentale coincidenza. Una "coincidenza d'esperienza" tra regista e protagonista, che impedirebbe al film di Thelma & Louise, sulla via della assolutizzazione della differenza, di imboccare' quella inesistente scorciatoia, lungo le Highways 163, poi 160, poi 89, poi 64 o 67 che portano dalla Monument Valley all'abisso del Grand Canyon; dove un fermo-macchina immobilizza la loro autovettura, che infatti non vediamo schiantar.si al suolo qualche settecento metri più in basso ... e spero proprio che non voglia· significare che così Thelma & Louise potrebbero essere .volate • in paradiso. D'altra parte, sia l'inesistente scorciatoia, sia tutte le altre strade realissime percorse da Thelma & Louise sono nel west, per cui il film rientra di diritto nel western. Ma anche qui di sghimbescio, direi, e·comunque riconnettendosi al filone meno interessante del genere: 11 filone più ideologico, quello emerso in fase di declino e non a caso furoreggiante nel sottofilone spurio del western all'italiana. Infine, si inscrive nella tradizione del cinema democratico americano, di cui riprende, abbiamo visto, debolezze teoriche e politiche, e moralismi più o meno nascosti. Perden° Nonc'è lieto·fine a Dublino. done, invece, una quàlità tipica: la presenza, in un modo o nell'altro, diun' "immagine sociologica" degli States, di una fetta di "realtà-sociale" americana. Che cosa ci dice del west questo western? Di questa•fetta di realtà e di società apparentemente immobile, ma poi non così tanto, vistò che da anni è diventato impossibile fare un "vero" western. In quanto spettatore maschio, non mi accontento di apprendere che i miei veri cow-boys non esistono più, e che della loro realtà e socìetà maschile è rimasto solo il cappello. Vorrei insomma sapere qualcosa. di più sul dove e sul come è finita quella minoranza, che per molti masèhietti come me ha rappresentato, certo miticamente, una differenza. Capisco che questa notazione nostalgica potrebbe essere•il solito rimpianto del casino che in forma più o meno mascherata si trova alla fine di· qualsiasi educazione sentimentale; nel west infatti c'erano i casini, come testimoniano innumerevoli western. Sospetto di nostalgismo che però non elimina del tutto un paio di altri sospetti: che per un uomo sia molto· difficile fare urt film sulle·donne; che sia in definitiva meglio fare un film•sugli'uomini, o un western sul west, o un film on the road sulla nostra strada senza scorciatoie. Musicae giovani secondoAlanParker del film, il giovane produttoreJirnrny Rabbitte, gran divoratore di dischi e figlio, di un fan di Elvis Presley e Papa Woytila, a inventare questo genere musicale. Il suo sogno è mettere in.sieme una band •di successo, rria che suoni grande musica. E quando uno dei ragazzi prescelti- per la meravigliosa avventura gli chiede che genere di musica dovrebbero fare, Jimmy comincia a sua volta con una.domanda: Peppo. Delconte Prima del gennaio 1986 il o'ublin Soul non esisteva: è a quell'epoca infatti che Roddy Doyle, insegnante di inglese e geografia in una scuola media di Kilbarrack (un sobborgo a 5 miglia dal centro di Dublino), iniziò a scrivere il romanzo The Commitments. È la storia della breve e agitata esistenza di una band di ragazzi cresciuti nella Dublino più emarginata, una storia come tante nel.la capiUna scena di _TheCommitments di Alan Parker. tale irlandese, da cui Alan Parker ha tratto un-. film non impeccabile, ma almeno in parte vivo e. vitale come i suoi protagonisti. Qualcuno però sipùò chiedere legittimamente se il Dublin Soul sia mai esistito in realtà. "Non sono certo - ha ammesso con franchezza Doyle - che esista davvero un ibrido tra il soul americano e la musica di Dublino chiamata Dublin Soul. · . Nel libro ho· bluffato, non mi sono basato su nessuna esperienza reale". È il personaggio-castoro del romanzo e "Voi siete della,classe lavoratrice, vero?" E la risposta è "Certo, se ci fosse un lavoro ..." A questo punto Jimmy snocciola la sua semplice e geniale ricetta: fate la musica che siete, parlate il linguaggio della strada ... Ecco il soul di Dublino. Certo· soul, perché gli irlandesi sono i negri d'Europa e i ragazzi dell'hinterland di Dublino i più negri di tutti. Dunque si tratta di una finzione letteraria e si può legittimamente dubitare che il Dublin Soul esista nella realtà. Ma se il concetto viene accolto nel senso più ampio possibile, allora possiamo affermare senz'ombra di dubbio che la musica dell'anima di Dublino esiste eccome, esiste da molto tempo, forse da sempre. Nelle strade, nei pub, nei cortili dei casermoni di periferia, ovunque si fa musica: questa miserabile e pazza metropoli esprime la sua disperata umanità nel fare musica, e l'Irlanda intera (Ulster compreso) la segue in questa sua vocazione. Nel sangue di ogni irlandese scorre soprattutto musica; forse ancora più che whisky e allucinate fantasticherie celtiche. A Dublino si suona di tutto, dal folk più tradizionale al rock più arroventato, qualsiasi materiale sonoro di estrazione popolare (per quanto svilito e commercializzato) viene filtrato attraverso le mani rozze e gli sgangherati strumenti dei dilettanti irlandesi; e tutto viene trasformato grazie al fuoco dell'estro e alla rabbia di vivere di questi negri d'Europa. Quando poi si passa alla élite del professionismo, il miracolo si conferma: Chieftains, Van Morrison, U2, Pogues, Sinead O' Con nor, Bob Geldof, Hothouse Flowers, etc .. Messaggi, climi, stili, val<;>rimolto differenti, d' accor-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==