IL CONTESTO ANTOLOGIA Andersa Hiroshima Aldo Capitini Questa recensione, rimasta sinora inedita, è del 1961. Gtinther Anders, l'autore di Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, trad. Renato Solrni, con prefazione di Norberto Bobbio, Torino, Einaudi, 1961, pp. 209,L. 1500; è un tedesco, antifascista, che si è recato nel Giappone a un congresso del 1958, contro le armi atomiche e nucleari e per il disarmo. La forma del libro è di diario con un'idea fondamentale e alcuni centri rilevanti. L'idea è questa: le armi atomiche non sono veramente "armi", cioè semplici mezzi che presuppongono una continuazione dopo di loro, ma sono la fine; dopo c'è il nulla (p. 83). Gli eventi di Hiroshima e Nagasaki hanno perciò diviso il tempo della storia in un'era preatomica, e nell'era in cui c'è questa possibilità di distruzione totale. Perciò non ha ragion d'essere il dilemma; o la libertà raggiunta anche con i mezzi nucleari o il totalitarismo: "Il tot~itarismo, nonostante quello che può avere di orribile, è il pericolo minore, che non minaccia la sopravvivenza e il futuro dell'umanità. Esso fa parte della storia, e, come ogni altro sistema apparso nella storia, può cambiare, cambierà, è già cambiato, ed è cambiato essenzialmente" (p. 170). E sarebbe "egocentrismo storico" rischiare il futuro in blocco, quello dei figli e dei loro · figli, per motivi che tutt'al più possono riguardare la generazione presente. Prima di impostare quello che può essere l'argine a un tale andare verso la totale distruzione nucleare, bisogna'rendersi ben conto degli aspetti che già vediamo o possiamo percepire (più in là e•è l'immaginazione, organo oltremodo necessario e reale in tal caso, perché prevede ciò che può accadere): visitare l'ospedale dei colpiti dalle radiazioni àtomiche; vedere nei musei esempi di · distruzione atomica (la mano fusa con la bottiglia, l'elmetto che ha un fondo interno che è una volta cranica, il muro dove c'è un profilo di uomo, il resto era cenere in terra); considerare che non ci sono oggi più distanze, e ogni guerra diventa guerra civile, e che la distruzione atomica è portata senza odio, è "telecidio", nel quale l'assassino non vede coloro che uccide: dall'altezza dell'aereo non si hanno scrupoli. Un altro centro del libro è il racconto della "marcia della pace", con il discorso dell' Anders: "C'è oggi una sola grande processione in cui mille segmenti strisciano sopra la terra ora in un posto, ora in un altro" (p. 33), e con la commemorazione finale. E il centro teorico-pratico, l'impostazione, programmatica, è il congresso con la proposta di Anders: stabilire un codice morale porta a p. 21 mostrano come i principi del codice che egli suggerisce di stabilire derivino dalla situazione nucleare, dalle esplosioni sperimentali fino alla possibilità della vera e propria distruzione bellica. ~ sostegno di questa posizione di contrapporre all'estremo male il rimedio di una nuova morale umana, sta lo stato d'animo di rifiuto di un peccato originale, come se si fosse colpevoli per gli altri e sottoposti a una sanzione comune (p. 152), il coraggio di non aver paura della paura, l'attività democratica cioè "il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la res publica, che vanno, cioè, al di là della nostrà competenza professionale e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini". A conclusione della lettura di un libro così umano e tanto perentorio, si può dire che è indubbiamente un arricchimento della consapevolezza della decisione morale la lotta contro il conformismo alle posizioni ufficiali, contro il minimizzamento delle conseguenze e contro il mimetizzamento per impedire agli autori di sapere ciò che essi fanno "lavorando" per lè armi nucleari o sganciandole; e lo è anche l'indicazione insistente che può accadere la distruzione totale, che toglierebbe il campo ad ogni ulteriore vita morale; e che, dunque, una "nuova morale" è da formulare, o, in altri termini, è da presentare una "prospettiva" più valida nel campo della condotta, prospettiva che muova dall'universalità del pericolo ("Hiroshima è sempre e dappertutto"). '.futtavia c'è anche l'altra strada, che porta alla stessa meta, ed è quella della nonviolenza nell'atto del tu. È vero cbe la religione puèi passare per ammonimenti diluviani (e nel libro si richiama ciò); è vero ciò che dice il Vico, che "ove i popoli sono infieriti con le armi, talché non vi abbiano più luogo le umane leggi, l'unico potente mezzo di ridurgli è la religione" (DegnitàXXXI); ma la coscienza può arrivare allo stesso risultato, ed anche al codice auspicato dall' Anders, senza la premessa dell'ipotesi della distruzione totale, ma semplicemente perché nemmeno un semplice tu ad un solo individuo sia di$trutto. È evidente, inoltre, che il libro, con il superamento del dilemma sul totalitarismo, porta un contributo all'affermazione del valore dei metodi nonviolenti di lo'ttae di resistenza attiva, al posto di quelli violenti che sono giunti ad essere così distruttivi. Diecianni di "Esodo" Filippo Gentiloni dell'era atomica, una serie di principi senza sanzioni, ma che l siano talmente universali, talmente corrispondenti all' "universalità I ve oci anni di questa fine di secolo contano molto di più del d l ,, ., . d' loro numero: i dieci anni della rivista "Esodo", proprio fra 1980 e cuore ,pm attiva 1 quella razionale; da suscitare l'indignazione dituttal'umanitàquandosianoviolati.Èundenominatorecomune, e 1990 corrispou d ono, per 10 meno, a parecchi decenni di altri perché "siamo tutti nella stessa nave". tempi, più tranquilli. Questo codice, o come altro si voglia chiamare, avrebbe il Un bel titolo - "Esodo" - era stato trovato da quel gruppo compito la posizione di chi dice di "essere in pace con la propria di cristiani veneziani dell'area di sinistra che dieci anni fa, coscienza" (come afferma chi ordinò i due massacÌ'i collettivi, appunto, si era accinto a un tentativo editoriale sulla cui vita anche il secondo, che poteva essere semplicemente minacciato); · decennale, allora, non era facil~ scommettere. "Esodo" da molti per l' Anders: coscienza = diffidare della propri.a coscienza. Egitti, antichi e recenti, non soltanto dalle sicurezze di un cristiaValida moralmente è invece la posizione dell'aviatore tormentato nesimo ufficiale, cristallizzato, borghese, ma ·anche da una siniClaude R Eatherly (nel libro c'è la lettera dell'autore all'aviatore ,_ ~ stra che già cominciava a mostrare le rughe. e la risposta di questo), che si ribella col suo rimorso al conformismo Il gruppo dei fondatori aveva alle spalle esperienze vivaci, dai e alla schiavitù morale di sostenere l'irreprensibilità della sua "cristiani per il socialismo" e delle comunità di base, a "comazione, che "cerchi di continuare a vivere come la stessa persona nuovi tempi", ai preti operai. Non che volessero "uscire" da tutto che ha compiuto l'azione;' (p. 195), e perciò si travaglia: egli è ciò: volevano, questo sì, trovare le radici specificamente veneziarimasto, a differenza degli altri, un uomo. Gli esempi che l' Anders ne (e venete) delle esperienze fatte e anche la confer~a delle loro 16
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