Linea d'ombra - anno IX - n. 65 - novembre 1991

Disegno di Guido Pigni. in fondo è tutto!" - ci garantiscono gli imbonitori del talk-show. In fondo, come incalzano i pubblici e privati caroselli stile "civiltà & progresso", l'aids se lo conosci non ti uccide, e la mafia non ti uccide se non ti conosce: ma tu parlane, parlarne fa bene, bisogna rompere il silenzio! E l'Italia silenziosa 'e televisiva magari n~ parla, ma non sa cosa dire. Quello spot in ambiente nero lucido elegante, stile brandy, calze e wiskas, parla come se sapessimo tutti qualcosa, come fossimo tutti complici ... Vuole forse stimolare un generale sentimento di vergogna. Ma sì, vergognamoci della Mafia, che è lo stereotipo con cui ci conoscono all'estero! Vergognamoci anche del governo, delle istituzioni inadempienti, dei funzionari corrotti e incapaci, ma soprattutto vergognamoci e basta. Loro capiranno, e noi possiamo andare assolti. Anzi, possiamo restare assenti e lontani dai problemi e dai temi che non sono di nostra competenza. "La vergogna è un sentimento rivoluzionario", diceva pressappoco il povero Marx; ma nella società televisiva, la vergogna non si associa alla piccola concreta azione, ma alla grande volatile depressione. Chi invece agisce, o almeno si agita, sono i nostri rappresentanti del video (già: i nostri eroi); e più noi siamo depressi, più loro sono eccessivi. Dentro quella scatola accesa si radunano ogni sera personaggi senza peli sulla lingua e magari svelti di mano: sgarbati o cossigosi, a seconda dello stile e del carattere, si offendono, se le danno, entrano ed escono rumorosamente di scena, sempre più simili alle rapide e letterali battute dei fagiolini e dei Pulcinella dei teatrini di una volta (grandi quanto un televisore!). Eccessivi anche nei momenti del dòpo-partita, dopo la buona azione, si sperticano nella sua giusta difesa e in una meno sacrosanta autoincensazione. È così che Santoro, in prima pagina de "L'Unità", può arrivare a scambiare la sua trasmissione per il Processo che auspicava Pasolini ... Un processo che - ~e ci ricordiamo bene -doveva opporre al Palazzo il Paese, e dubitiamo davvero che Pasolini avrebbe mai pensato di affidare la rappresentanza del Paese alla Televisione ... Fra mafia e televisione non avrebbe mai saputo scegliere il male peggiore; ma se proprio avesse dovuto? ... Ma forse non ricordiamo bene. Oppure, non è più bene ricordare. IL CONTESTO Il piacere dell'onestà Francesco Petruzzella Prima di scrivere sono andato a rivederla sulle pagine già sbiadite della rassegna stampa, quella foto di Libero Grassi sorridente accanto al Prefetto di Palermo; un pugno nello stomaco, ho pensato. Un pugno nello stomaco per lo Stato, per la credibilità delle sue istituzioni, per tutti i cittadini onesti di Palermo e del Mezzogiorno, per tutti gli uomini, le donne e i ragazzi impotenti e sfiduciati, stanchi di giocare all'antimafia al punto di rinunciare a scendere in piazza anche la sera del tre settembre per manifestare il loro sdegno, la loro indignazione in occasione c.ieU'anniversariodella strage di via Carini. A che serve indignarsi, marciare con le fiaccole, manifestare il proprio impegno civile - si chiedono in tanti - se dall'altra parte comunque.si spara, si uccide, si soffoca con la violenza e col sangue la scelta quotidiana dell'onestà? Il "piacere dell'onestà" fatevelo raccontare da Costantino Garraffa, leader provinciale della Confesercenti, che per avere organizzato con un pugno di commercianti la resistenza al racket delle estorsioni, ora gira con tanto di scorta armata. Fatevi raccontare cosa si prova a parlare con i negozianti taglieggiati, con i piccoli imprenditori messi alle strette dalle minacce dei 'picciotti', a infondere coraggio a chi non trova plausibile motivo per darsene, con due poliziotti piantati alle spalle a proteggerti dai macellai di Cosa Nostra. O, altrimenti, fatevelo raccontare dall'ex ispettore Luigi Bongiorno, funzionario alla Regione Siciliana, che per avere troppo a lungo rifiutato il compromesso nei gradi alti della burocrazia regionale, è passato a languire àll'ufficio pensioni, con la consapevolezza di essere anch'egli isolato e bersaglio, come prima lo era già stato il povero Giovanni Bonsignore. Il piacere dell'onestà: ma chi ce l'ha, in questa città, il piacere ed il coraggio dell'onestà? Eppure al.teatro Biondo, a vedere "Samarcanda", Santoro e mezza redazione del TG3, c'era un popolo palermitano che dell'onestà continua a fare bandiera; un popolo di senza diritti, costretto a viverè più nella condizione di suddito che in quella di cittadino, un popolo che cova da anni tanta voglia di gridare e sentire gridare parole di ribellione. "Fuori ... fuori ..." gliel'hanno gridato tutti in coro al Sindaco Lo Vasco; "fuori ... fuori ..." che pareva stesse crollando il Teatro. Ma nessuno degli spettatori a casa ha sentito e visto: in quel momento la regia ha preferito mettere un discreto silenziatore a quanto accadeva al Biondo di Palermo. L'indomani i benpensanti dell'informazione hanno lanciato fiumi di insulti su "Samarcanda", su Santoro, su Costanzo e sul suo show. Hanno chiesto la testa del giornalista ribelle, del capopopolo giacobino, di quello che i processi li fa in piazza prima ancora che vengano celebrati nelle aule di giustizia (evasioni e fughe dagli ospedali permettendo ...). Che faccia tosta, questi galantuomini, editorialisti e commentatori alla Ferrara, col portafogli gonfio e il protettore in parlamento: hanno il groppo alla gola per una delle trasmissioni più vive e· vere che laRAI ricordi negli ultimi trent'anni, una trasmissione che parla troppo di mafia, di malaffare e di politici corrotti o complici. Il fatto è che "Samarcanda" così com'è non la possono controllare, non la possono addomesticare né addolcire; non possono mettere il bavaglio alla gente e non possono neanche tagliare e censurare le parole che vengono dai quartieri degradati e a rischio. Forse non ci riusciranno neanche con le nuove "regole cappio" approntate frettolosamente in casa RAI. E, d'altra parte, il fenomeno "Sa13·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==